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Tra gli oligarchi più ricchi della Russia, Vladimir Potanin ha presentato le sue dimissioni dal board del Guggenheim Museum, carica che ricopriva da circa venti anni. La notizia è stata diffusa dal museo di New York attraverso un breve comunicato: «Vladimir Potanin ha informato il consiglio di amministrazione della sua decisione di dimettersi dalla carica con effetto immediato», si legge. «Il Guggenheim accetta questa decisione e ringrazia il Sig. Potanin per il suo servizio reso al museo e per il suo sostegno ai programmi espositivi, di conservazione e formazione», continua il comunicato che fa anche un doveroso accenno all’attuale situazione in Ucraina, «Il Guggenheim condanna fermamente l’invasione russa e la guerra non provocata contro il governo e il popolo ucraino».
Una mossa, quella di Potanin, che ha anticipato le prevedibili proteste contro la “filantropia tossica” del board. Martedì, Petr Aven, un altro importante uomo d’affari russo, si è dimesso dalla carica di amministratore fiduciario presso la Royal Academy of Arts di Londra. Sempre nella Capitale del Regno Unito, la Tate sta rispondendo delle sue relazioni con un altro oligarca russo, Viktor F. Vekselberg, membro onorario della Tate Foundation in riconoscimento delle donazioni fatte tra il 2013 e il 2015.
Dal Dipartimento del Commercio alla Lista Putin: la sfolgorante carriera di Vladimir Potanin
Nato a Mosca, il 3 gennaio 1961, in una famiglia di alto rango del Partito Comunista, Potanin è tra i primi 55 più ricchi al mondo con un patrimonio netto, secondo Forbes, di 28 miliardi di dollari nel 2021, ed è stato tra i protagonisti della transizione economica dall’Unione Sovietica alla Federazione Russa. Ha frequentato l’Istituto per le Relazioni Internazionali di Mosca, una scuola d’élite che preparava gli studenti all’inserimento nel KGB e negli uffici del Cremlino. Iniziò poi la sua carriera nel Dipartimento del Commercio sovietico, dove aveva lavorato anche suo padre. Ma la sua fortuna iniziò all’alba della dissoluzione dell’URSS, nei primi anni ’90. Nel 1991 fondò Interros, un’associazione di import/export estero che commerciava metalli come alluminio, rame e piombo, facendo anche da cassaforte per azioni di diversi settori, dal turismo all farmaceutico. Con il capitale accumulato da Interros avviò due banche, la Oneximbank e la MFK, a cui molte imprese statali trasferirono i loro conti.
Potanin fu uno dei principali autori del programma “Loans for Shares”, con il quale il governo russo scambiò la proprietà delle industrie statali con prestiti. Il controverso programma era amministrato tramite aste per inviti, di solito a discrezione dell’entourage del presidente Boris Eltsin. Durante la transizione della Russia verso un’economia di mercato, ha acquisito il controllo di più di 20 imprese precedentemente di proprietà statale. Nel 1996 Potanin fu nominato da Eltsin per ricoprire la posizione di primo vice primo ministro, la seconda carica più alta in Russia. Attualmente, Potanin è il presidente di Norilsk Nickel, il più grande produttore mondiale di platino e palladio. Possiede circa un terzo della società, che ha registrato un fatturato di 15,6 miliardi di dollari nel 2020. Gli altri suoi investimenti includono una partecipazione di controllo in Petrovax Pharm, una società farmaceutica russa.
Nel gennaio 2018, Potanin è apparso nella “lista Putin” stilata dagli Stati Uniti, con 210 individui strettamente associati al presidente russo (la lista è stata aggiornata in questi giorni dalla Columbia University e comprende anche diversi personaggi italiani di estrazione molto varia, dall’antimondialista Carlo Terracciano, a Massimo Cacciari, fino allo scrittore Nicolai Lilin, autore de “L’educazione siberiana”).
L’attività di filantropia
Potanin è entrato a far parte del consiglio di Guggenheim nel 2002 e nel 2005 la sua fondazione sostenne la mostra di quattro mesi “Russia!”. All’epoca fu annunciata come la mostra d’arte russa più completa e significativa al di fuori del Paese dalla fine della Guerra Fredda. Lo stesso Putin intervenne all’apertura della mostra a New York.
Potanin è stato anche uno dei principali donors del Kennedy Center di Washington DC, con un benefit di 5 milioni di dollari nel 2011, secondo il Washington Post. I fondi sono stati utilizzati per ristrutturare una lounge con materiali russi ed è ora conosciuta come Russian Lounge. All’atto della donazione, il presidente del Kennedy Center David Rubenstein definì Potanin un «mio amico, che conosco da diversi anni e con cui ho buoni rapporti». Sicuramente i rapporti di Potanin sono ottimi anche con il Centre Pompidou di Parigi, al quale ha donato varie opere d’arte. Tra il 2016 e il 2017, infatti la sua Fondazione organizzò un’esposizione di oltre 250 opere di 65 artisti sovietici e russi al museo parigino. Al termine della mostra, intitolata “Kollektsia! L’arte contemporanea in URSS e Russia, 1950-2000”, le opere sono rimaste nella collezione permanente del Pompidou. Grazie alla sua generosità è stato insignito della Legion d’Onore francese.