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Non chiudete Lastation, l’ultima fermata del contemporaneo in Puglia
Attualità
Esistono molti Sud. Esiste un Sud stazionario che non disprezza il cambiamento ma neanche lo cerca. Esiste un Sud più aperto, che vuole cambiare ma purtroppo non ha le forze per farlo e aspetta semplicemente che qualcosa avvenga. Fortunatamente esiste un altro Sud che quel qualcosa lo fa avvenire; un Sud che cambia nonostante tutto e tutti; un Sud che ci prova, ci mette la faccia (e i soldi) e alla fine qualcosa di buono riesce a farlo. E poi esiste un altro Sud che con le sue azioni e decisioni – poco importa se consciamente o inconsciamente, con motivazioni più o meno valide – compromette quella tensione di cambiamento bloccandola quasi sul nascere, nel momento in cui i frutti sono maturi e possono essere raccolti. La partita tra questi due Sud si sta giocando in questi giorni, anzi in queste ore (ieri 27 ottobre era previsto un sopralluogo congiunto tra le parti) a Gagliano del Capo, piccola località del basso Salento a pochi chilometri dal Capo di Leuca, dove cinque anni fa, su iniziativa dell’artista Luca Coclite e del curatore e project manager Paolo Mele, fondatori dell’associazione Ramdom, è nato il Centro Culturale Lastation. Per questa realtà culturale, che fin dal suo sorgere si è distinta per vitalità e intraprendenza, promuovendo eventi di arte contemporanea, vincendo bandi pubblici (tra questi anche due edizioni dell’Italian Council) e collaborando con artisti e curatori di riconosciuta fama, sembra arrivato il momento dell’ultimo treno. Il Demanio della Regione Puglia, infatti, su richiesta delle locali Ferrovie Sud Est, qualche settimana addietro ha chiesto la restituzione dei locali per farne uno spogliatoio per il personale ferroviario. Una decisione che inevitabilmente ha dato il via ad una serie di interrogativi ma anche di vivide proteste, alle quali non possiamo non unirci.

La questione è stata già al centro di una discussione, avviata dall’onorevole Fusacchia, in un Question Time della Commissione Cultura della Camera ed è attualmente oggetto di una petizione su change.org firmata in pochi giorni da oltre 1500 persone. Certamente l’ente gestore è nel pieno dei suoi diritti ma non si può fare a meno di chiedersi se davvero l’avamposto culturale delle terre estreme valga meno di uno spogliatoio? Possibile che la cultura in Puglia debba essere sacrificata così mestamente? Ovviamente la risposta è no e su questo sembrano essere d’accordo anche le Ferrovie Sud Est, che, va detto, con il loro quotidiano operare, sono uno dei baluardi di un Salento che cambia in modo rispettoso e sostenibile. Pertanto una soluzione può e deve essere trovata! La stessa associazione già nel 2017 ne aveva proposto una, chiedendo al demanio regionale la possibilità di occupare un non lontano edificio di tre piani.

Nessuna risposta giunse allora e solo oggi, nel pieno della bufera, i vertici ferroviari fanno sapere di avere altri progetti per quello stabile, oggi in completo abbandono. Non si dubita che i progetti ci siano e che rispondano ad un precisa politica aziendale, anche virtuosa, ma che bello sarebbe vedere quell’edificio concesso all’arte contemporanea, di vedervi sistemata la collezione di Ramdom (che contiene, tra le altre, opere di Andreco, Carlos Casas, Elena Bellantoni, Luca Coclite, Giuseppe De Mattia, Emilio Vavarella) e di assistere in quel luogo all’attuazione di nuovi progetti, capaci come i loro predecessori di coinvolgere concretamente la comunità locale e di creare una nuova economia, reale e vincente. Di certo sarebbe una vittoria per Ramdom, per le Ferrovie, per la Regione, per tutti. Per amor di chiarezza va detto che l’amministrazione di FSE, nella persona di Cosimo Chiffi, ha fatto sapere che “Lastation non chiuderà e non verrà smantellata” rassicurando tutti. Ma al contempo ha chiesto alla Regione “la vera proprietaria del demanio ferroviario” di avviare al più presto “una politica dichiarata e ben definita sulla funzione e sul ruolo che questi spazi dovranno avere nella Puglia di oggi e di domani”. La palla passa ora alla Regione. Alla giunta appena insediatasi (che con il rieletto Assessore all’Industria Turistica e Culturale Loredana Capone ha già preso posizione a sostegno di Ramdom) è demandato il compito di risolvere quanto prima la situazione, consentendo a tutti, pugliesi e non, di raccogliere i frutti di un lavoro lungimirante di cui oggi più che mai si avverte il reale valore. La cultura, in Puglia né altrove, né oggi né mai, deve essere vittima di tavoli tecnici possibili e non attuati, di soluzioni da tutti auspicate ma mai trovate.
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