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Itinerari di primavera: cinque isole da esplorare, tra storia, arte e spiritualità
Beni culturali
Cimiteriali, funeree, sfarzose, lussureggianti, le isole lacustri si sono tradotte nel tempo in visioni poetiche, luoghi dell’anima. Amate da intellettuali ed artisti per il loro aspetto evocativo ed elette a rifugi privilegiati in cui ripiegarsi in religiosa contemplazione. Inghiottite dalla nebbia umida, velano le acque ferme di laghi vulcanici o di zone lagunari. Gioielli incastonati in questi specchi d’acqua, tali complessi insulari restituiscono uno spazio fuori dal tempo, custodendo beni archeologici e architettonici dal valore inestimabile. Dopo avervi consigliato affascinanti castelli, giardini storici e opere di land art, proseguiamo gli itinerari attraverso lo Stivale con cinque destinazioni lacustri da non perdere.
Isola di San Giulio nel Lago d’Orta
Il viaggio tra le isole lacustri inizia nel Lago D’Orta nel quale si specchia l’incantevole Isola San Giulio. Qui, storia e mito si intrecciano. Si narra che un tempo quest’isola fosse uno scoglio abitato da serpi e creature mostruose fino all’approdo di San Giulio, il quale che li scacciò dopo aver attraversato le acque del lago con il suo mantello nel pieno di una tempesta, fondandovi una chiesa nel 390 d.C nella quale scelse di essere sepolto. Per la magnificenza dei suoi palazzi signorili e dei suoi giardini, l’Isola di San Giulio, gemma del territorio piemontese, è fonte di ispirazione in ambito letterario e cinematografico: sfondo del romanzo breve di Gianni Rodari C’era due volte Lamberto, l’Isola di San Giulio è anche stata scelta per le riprese del film La corrispondenza di Giuseppe Tornatore. Da scoprire sono le splendide residenze di Villa Perone e di Villa Crespi, nonché il Palazzo della Comunità, un tempo sede del Consiglio della Riviera, l’imponente basilica romanica e il palazzo vescovile l’abbazia benedettina.

Isola Bella nel Lago Maggiore
Se si parla di isole lacustri, non si può non menzionare l’Isola Bella, perla dell’arcipelago delle Isole Borromee che abitano il Lago Maggiore. La ricchezza inestimabile del patrimonio artistico in essa custodito si combina con la cornice paesaggistica mozzafiato in cui è inserita. A 400 metri dalla cittadina piemontese di Stresa, l’isola emerge dall’acqua con il suo giardino barocco a terrazze digradanti, le due torri e il Palazzo Borromeo, fulcro del complesso architettonico dell’isola, mentre sullo sfondo si staglia il profilo sfumato delle Alpi. Un perfetto equilibrio tra natura e architettura che rende l’isola un gioiello lussureggiante e barocco, ottenuto grazie all’opera della famiglia Borromeo che ne è proprietaria dal XV secolo. Il suo nome deriva da “Isola Isabella” in onore di Isabella d’Adda, moglie di Carlo III che ricevette l’isola in dote.
Meritevole di attenzione è il Palazzo Borromeo, la sontuosa residenza nobiliare la cui costruzione è datata attorno al 1632. L’edificio presenta una pianta irregolare e una facciata monumentale che affaccia sul lago, scandita da balconate, timpani e statue. Gli interni sono un compendio di arte barocca e gusto collezionistico: tra le sale spiccano la Sala del Trono, la Galleria degli Arazzi e la Sala delle Regine, riccamente decorate con stucchi, affreschi e opere di scuola lombarda e fiamminga.

Isola di San Michele a Venezia
Nella laguna veneziana, tra le Fondamenta Nove e Murano corre un lembo di terra dove sorge il cimitero monumentale della città di Venezia. É Isola di San Michele, nota per il suo aspetto sacrale e spettrale allo stesso tempo, cinta da un muro rosso in mattoni e ricoperta da una distesa di cipressi nella quale spiccano le bianchissime facciate della chiesa di San Michele. L’isola restituisce un’atmosfera onirica e funereo, che non può non ricondurci alla celebre Isola dei morti di Arnold Böcklin, sebbene non vi sia nessuna testimonianza che l’artista simbolista si sia ispirato proprio a quest’isola.
La chiesa di San Michele domina la limitata superficie di terra. Fu costruita tra il 1469 e 1479 dal bergamasco Mauro Codussi su un preesistente edificio gotico ed è il primo esempio di architettura rinascimentale a Venezia. La facciata è un’armonia di linee e proporzioni classiche. Suscita un indubbio interesse il portale con la statua gotica della Madonna che regge Gesù Bambino. La storia di San Michele è legata all’editto di Saint Cloud, emanato il 12 giugno 1804 da Napoleone Bonaparte, che impose di costituire i cimiteri al di fuori delle aree densamente popolate delle città, per motivi di salute pubblica. San Michele fu dunque designata nel 1807 come complesso cimiteriale di Venezia. Tra le tante figure illustri ospitate dal cimitero vi sono Igor Stravinsky, Ezra Pound e Sergej Djagilev, il pittore Emilio Vedova, il matematico e fisico austriaco Christian Doppler, e Gino Allegri, aviatore e militare veneziano che partecipò al volo su Vienna di D’Annunzio.

Isola Maggiore nel Lago Trasimeno
Una macchia verde nel cuore del Trasimeno, se la si osserva dalle sponde del lago si scorge solo una fitta distesa di lecci, pini, cipressi, pioppi e altre specie mediterranee. L’isola non è la sola ad abitare il lago né è la più grande, diversamente da quanto potrebbe suggerire il suo nome: ad essa si aggiungono la Polvese, più estesa, e la Minore. Sebbene non sia la più grande è sicuramente meritevole di menzione per via del ricco patrimonio in essa custodito, testimonianza di stili architettonici diversi: dal Palazzetto medievale risalente al XIII secolo a Castello Guglielmi, anche denominato Castello Isabella, le cui fondamenta sono costituite da un vecchio convento francescano in stile neogotico; dal Palazzo del Capitano del Popolo o Palazzo dell’Antico Orologio alla Chiesa del Buon Gesù, realizzata in stile neobarocco nel XV secolo. E poi, la chiesa romanica di San Salvatore (XII secolo), la cui facciata porta lo stemma di Federico Barbarossa e lo Scoglio di San Francesco, il luogo dove ove, secondo la tradizione, il santo ripiegò durante la sua permanenza sull’isola in occasione della quaresima.

Isola di San Pantaleo
Il viaggio tra le piccole isole italiane si chiude approdando in Sicilia, all’Isola di San Pantaleo, che, diversamente da quelle menzionate finora, non è un’isola lacustre ma appartiene al micro arcipelago dello Stagnone, la laguna più vasta della Sicilia. Fa parte della provincia di Trapani e un tempo era nota come Mozia, perché fu proprio qui che sorse l’omonima colonia fenicia, probabilmente a partire dall’VIII sec. a.C.
Solo dopo la battaglia delle Isole Egadi nel 241 a.C. che tutta la Sicilia rientrò sotto il dominio romano, ad eccezione di Siracusa e Mozia fu quasi del tutto abbandonata perché vi si sono rinvenute pochissime tracce di nuova frequentazione.
Un vero e proprio complesso archeologico insulare, San Pantaleo appartiene alla Fondazione Whitaker, dal nome del suo scopritore, e benché sia aperta al pubblico e visitabile durante gli orari di apertura, vige il divieto di sbarco non autorizzato. Giuseppe Whitaker fu un nobile inglese la cui famiglia si era stabilita in Sicilia e la sua casa è ancora oggi sull’isola ed è stata trasformata in un museo. Nel museo è conservato il Giovane di Mozia, la celebre statua in marmo risalente al 450- 440 a.C, rinvenuta nel 1979 gli scavi archeologici condotti dall’Università di Palermo. Tra gli studiosi è pacifico ritenere che la statua sia stata portata sull’Isola dai cartaginesi a seguito del saccheggio di Selinunte, nel 409 a.C.
