29 agosto 2003

biennale 2003 – padiglione portogallo Pedro Cabrita Reis – Longer journeys Venezia, Granai della Giudecca

 
Una ricerca che non prevede esiti certi, intorno allo spazio, alla memoria, alle percezioni. Pedro Cabrita Reis interviene alla Biennale invitando a percorrere i suoi progetti, con uno sguardo alla materia e un altro in cerca della memoria…

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Pedro Cabrita Reis, alla sua terza partecipazione alla Biennale di Venezia (dopo quella del ’95, insieme R. Chafes e J.P. Croft, e quella del ’97 da “solista”, entrambe nel padiglione portoghese), è presente in questa edizione con due installazioni: alla Giudecca, per il padiglione nazionale, e ai Giardini, nell’ambito di Interludi.
L’artista portoghese, che nelle parole dei commissari João Fernandes e Vicente Todoli è uno degli artisti più singolari nel contesto della rinnovata scultura contemporanea, lavora, appunto, intorno ad una visione della scultura come intervento concreto sullo spazio, un’azione tanto fisica quanto intellettuale. Le sue opere sono sculture-installazioni si rivolgono allo spettatore con l’invito dichiarato all’interazione, alla meditazione e all’invenzione di nuove prospettive.Biennale 2003 - Padiglione Portogallo - Pedro Cabrita Reis
Nel silenzio e nella frescura (inaspettati e graditissimi entrambi) dei Granai, il visitatore incontra uno spazio alterato e suscettibile di qualsiasi trasformazione. Longer journeys (Viaggi più lunghi), già realizzato in patria en plein air è stato concepito da Cabrita Reis espressamente per lo spazio che lo avrebbe ospitato alla Biennale. Unico intervento in situ è una mano di vernice bianca distribuita sommariamente su tutta la struttura. Un assemblaggio di materiali “quasi poveri”, o comunque ordinari, dal legno all’alluminio ai tubi di luce neon, compone un telaio a due piani, una sequenza di ingressi e uscite percorribili senza ordine in tutte le direzioni. Longer journeys è una scultura “attraverso” lo spazio, chi la visita, o la “attraversa”, deve fare i conti con la nozione tradizionale di abitabilità. Le strisce di luce fredda si proiettano verso il vuoto suggerendo la presenza di altri vani e di altri luoghi, proprio là dove non è indicata, in base alle correnti abitudini, la possibilità di percorsi.
Cabrita Reis lega, quindi, la tradizione (quella della scultura come presenza fisica,Biennale 2003. Pedro Cabrita Reis, Absent Names, Giardini della Biennale quella dell’intervento eminentemente materico) con suggestioni più eteree come la memoria dello spazio stesso e la sua trasparenza, nei luoghi e nelle prospettive.
In territori analoghi si trova Absents names, in linea con la sua produzione artistica (anche se nel risultato l’opera è meno convincente e rivela, forse, un po’ di autocompiacimento). Una specie di “sala dei passi perduti”, un intervallo vero e proprio che isola lo spettatore dalla corrente di informazioni che lo avvolge e lo riduce al silenzio, ad una rivisitazione necessaria delle rassicuranti convinzioni che definiscono il mondo circostante. Un’assenza di riferimento che porta lo sguardo interiore sugli oggetti, sulle cose, e sui loro nomi.

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Pedro Cabrita Reis

pietro gaglianò
visto il 14 luglio 2003


Padiglione portoghese. Artista Pedro Cabrita Reis – Longer journeys.
Commissari: João Fernandes, Vicente Todoli.
Granai n. 8, Giudecca.
Orari: 11-19, chiuso il lunedì.
Ingresso libero


[exibart]

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