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Un lungo viaggio nella storia del cinema, della televisione e della radio che, per forza di cose, non può che essere spettacolare. Immersivo, interattivo, multimediale, è il nuovo MIAC Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema, che aprirà al pubblico negli Studi di Cinecittà dal prossimo dicembre. 1650 metri quadrati e 12 ambienti che, ricavati negli spazi degli ex laboratori di sviluppo e stampa di Cinecittà, ormai in disuso, ospiteranno altrettante installazioni, realizzate da NONE collective. Per raccontare tutti gli aspetti del grande ambito dell’audiovisivo, dai primi del ‘900 a oggi, tra commedie e tragedie, eros e potere, paesaggi ed emozioni, luci, soni e materia. Che in questo caso è composta da centinaia di film e filmati d’archivio lungo un arco cronologico di 120 anni e che hanno determinato, nel bene e nel male, il modo attraverso cui percepiamo il mondo che ci circonda.
La cura del MIAC è affidata a Gianni Canova, storico del cinema, docente universitario, Gabriele D’Autilia, storico della fotografia, docente universitario di studi visuali, Enrico Menduni, storico dei mass media, docente universitario, Roland Sejko, regista. E dietro al nuovo Miac c’è già una rete di collaborazioni molto specifica, visto che il MIAC è realizzato da Istituto Luce – Cinecittà, in partnership con Rai Teche e CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia, in collaborazione con Cineteca di Bologna, AAMOD – Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, Museo Nazionale del Cinema di Torino, Fondazione Cineteca Italiana, Cineteca del Friuli, Mediaset e con il patrocinio di SIAE.
Lo stupore di Cinecittà rivive negli spazi del MIAC
Il progetto del MIAC, vincitore del bando indetto dall’Istituto Luce – Cinecittà nel 2018, punta non solo a rievocare una storia fondamentale e condivisa ma anche a rimettere in funzione un ambiente denso di storia. Il complesso originario, realizzato da Gino Peressutti nel 1937 e destinato a laboratorio di sviluppo e stampa, laboratorio meccanico, deposito pellicole, ristrutturato nel 1975, è stato valorizzato, rifunzionalizzato e riconvertito attraverso una nuova distribuzione spaziale, con un progetto edilizio curato dall’architetto Francesco Karrer.
«Abbiamo rielaborato circa 400 film in un unico percorso narrativo che non intende essere esclusivamente divulgativo ed esaustivo. Abbiamo cercato di stimolare l’interesse e la curiosità dei visitatori a scoprire e approfondire il mondo del cinema, della televisione e della radio italiane. La tecnologia ci consente di ricercare diverse forme narrative, utilizzando differenti media e stimolando la percezione. È l’evoluzione dell’audiovisivo, di una pellicola o di un libro, che non sostituisce i media originari ma li unisce e li arricchisce con nuove tecniche e dinamiche, come il movimento dello spettatore e gli infiniti punti di vista, creando nuove modalità di percezione», hanno dichiarato gli artisti di NONE collective.
Si passa così dalla Sala Attori e Attrici, icone irraggiungibili ma anche modelli estetici, alla dedicata all’incanto del paesaggio italiano, inimitabile, abusato, immortalato dalle camere, fino ai Maestri, cioè quei nomi sui quali il cinema italiano viaggia nel mondo. Visti al lavoro, in backstage, pause e in memorabili premiazioni. Ma maestri sono anche i lavoratori dello spettacolo, le maestranze, che contribuiscono con mestiere e genio alla costruzione delle visioni personali degli autori.
Formazione e conoscenza: le altre attività del MIAC
Oltre alle sezioni espositive, il MIAC si proporrà come uno spazio di incontro e di conoscenza. A questo proposito, è stato immaginato lo Spazio Lettura Tullio Kezich, animato dalla biblioteca personale del grande critico cinematografico, con un fondo librario di oltre 5mila volumi consegnati al MIAC da Alessandra Levantesi Kezich.
Complementare al MIAC, una serie di attività di formazione rivolte ai giovani, declinate in formato Erasmus con scambi e residenze internazionali, in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia e altre istituzioni di settore.