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I Beatles, Luciano Berio e Missoni insieme: gli anni ’60 per il Balletto del Sud
Danza
Accade, ancora una volta a Lecce, con le produzioni del Balletto del Sud del coreografo Fredy Franzutti, la scoperta o riscoperta – che aggiunge nuove conoscenze e tasselli al bagaglio culturale personale e del pubblico della scena dal vivo – di inediti fenomeni artistici, personaggi e storie, che hanno segnato epoche lontane e recenti; che hanno intrecciato linguaggi diversi; fatto incontrare creatività di menti, tessendo un filo rosso invisibile che il tempo può rivelare grazie all’estro di chi sa illuminarne l’orditura.

Artista colto, curioso, sempre attento al dialogo fra le arti, ai nessi con la tradizione e la contemporaneità, il coreografo salentino Franzutti sorprende ancora – succede spesso con i suoi spettacoli – mettendo in danza, nel nuovo lavoro Beatles songs, il mondo degli anni Sessanta unendo le canzoni della band di Liverpool con la musica del poliedrico compositore sperimentale Luciano Berio, il quale – non a tutti è noto – reinterpretò alcuni loro brani in chiave sinfonica contemporanea, intrecciando barocco e pop, rompendo così con le classificazioni gerarchiche tra i differenti stili musicali.

Corpo e musica, ovvero linguaggio neoclassico della danza e sperimentazione del suono e della voce, si fondono abilmente nello spettacolo del Balletto del Sud (prima assoluta, applauditissima, al Teatro Apollo di Lecce), trovando un ulteriore e appropriato collante nella scelta dei coloratissimi costumi dei danzatori firmati Missoni, i cui disegni e le fogge – cucite con i tessuti originali – ripresi dalla pubblicità dell’epoca, ci riportano a quel clima della beat generation, dei “figli dei fiori”, tempo di libertà e modernità in atto. Lo respiriamo – sulla musica live dell’Orchestra Oles accompagnata dalla voce solista di Gabriella Aleo – nelle ariose e fluide coreografie di duetti, terzetti, e continue configurazioni di gruppi, che compongono un gioioso mosaico di movimenti “ipercolorati”, una sfilata di danze dal sapore modernamente “vintage”.

A precedere Beatles songs, è stato lo spettacolo Il carnevale degli animali sulla musica di Camille Saint-Saëns, anch’esso una ricostruzione creativa di Franzutti che qui si ispira fugacemente all’atmosfera dell’epoca dei Ballets Russes e di Fokine, sia nella realizzazione di assoli e passi a due dalla cifra classica, sia riprendendo alcuni costumi dai bozzetti originali di Léon Bakst. Sullo scherzo musicale del compositore francese – unica parentesi “divertente”, e rinnegata, della sua vasta produzione -, Franzutti, con piglio ironico e brillante nella gestualità delle posture caricaturali e dei movimenti sottolineanti le note degli strumenti musicali, imbastisce i 14 brevissimi quadri di pungente fantasia zoologica, vivacizzando il ritratto dei diversi animali (tartarughe, asini, leoni, elefanti… dietro i quali Saint-Saëns celava le tipologie umane) sullo sfondo di un cangiante schermo colorato.

Nel dinamico carosello del bestiario, si distingue il nobile cigno, famoso perché rappresentato da Saint-Saëns nella sua agonia, in quel memorabile brano coreografico di Michel Fokine che è La morte del cigno, cavallo di battaglia di grandi interpreti, e qui eseguito da una magnetica, eterea, Nuria Salado Fustè.
