29 maggio 2023

Dal Mediterraneo al Liberty, l’arte dell’oro: intervista a Ivan Barbato

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Vincitore del Premio Incinque Jewels 2022, durante la seconda edizione della kermesse Roma Jewelry Week, l’artista e orafo Ivan Barbato racconta il suo percorso creativo e professionale

Designer Ivan Barbato, Sulle orme del tempo

Dopo il successo della mostra “Sulle orme della materia”, curata da Monica Cecchini negli spazi della galleria Incinque Open Art Monti di Roma, Ivan Barbato, jewelry designer che il suo medaglione “Sulle orme del tempo” si è aggiudicato la vittoria del Premio Incinque Jewels 2022, parla del suo percorso artistico e professionale. Il prestigioso riconoscimento, indetto nell’ambito della seconda edizione della Roma Jewelry Week  e avente come tema “Grand Tour – i colori del viaggio”, ha visto trionfare il maestro orafo su oltre 150 creativi italiani  internazionali.

Il designer Ivan Barbato
Il designer Ivan Barbato

Ha ricevuto il Premio Incinque Jewels durante la seconda edizione della Roma Jewelry Week. Quale aspetto della sua proposta è stata fondamentale per vincere la kermesse dedicata all’arte del gioiello d’autore?

«Il tema del concorso era incentrato sul Gran Tour, il viaggio che i nobili europei intraprendevano nel Settecento per ammirare le bellezze del nostro Paese. Ho eseguito il medaglione con cui ho vinto il concorso tenendo a mente questa traccia. Nel medaglione “Sulle orme del tempo” ho unificato diverse tecniche di oreficeria a materiali inusuali: ho fuso una tecnica di oreficeria del Rinascimento fiorentino alla lavorazione della pietra lavica tipicamente campana e al mosaico romano. Come se, con questo medaglione, avessi percorso un viaggio lungo l’Italia, rappresentata attraverso diversi luoghi, ma anche differenti epoche. Con questo ciondolo ho proposto una commistione di tutto quello che avrebbe visto un viaggiatore del Grand Tour».

Quali sono le tecniche che ha adottato per poter realizzare l’opera “Sulle orme del tempo”?

«Il carattere tecnico innovativo è proprio la sovrapposizione di stili diversi tra loro in un unico oggetto: per esempio, ho unito il micro-mosaico, attribuito alla gioielleria dal sapore archeologico (pensiamo alla produzione Castellani), al traforo fiorentino, creando una commistione totalmente inedita. Qui, anche il mosaico stesso è innovativo: non è il classico micro-mosaico filato, diffuso nel Settecento per i gioielli-souvenir con la riproduzione dei ritrovamenti archeologici. Il mosaico che ho elaborato è tra il micro-mosaico filato in smalto e quello pavimentale in marmo. Volevo proprio che desse l’impressione di un pavimento antico, da qui anche la scelta del bianco e nero».

Ivan Barbato, Foto galleria Incinque Open Art Monti

Una contaminazione di tecniche e stili…

«Assolutamente sì. Questo medaglione è il racconto di un viaggio nel tempo e di uno personale: io sono di origine campana. Quindi la presenza della pietra lavica, come pure la figura della Medusa riconducibile alla mitologia greca, tracce di archeologia che mi ha sempre affascinato. E poi la tecnica orafa che è quello che ho imparato nel corso degli anni».

Grande successo per il percorso espositivo alla galleria Incinque Open Art Monti, ci racconta della mostra?

«Già dal titolo “Sulle orme della materia”, che gioca con quello del medaglione “Sulle orme del tempo”, si intuiva il messaggio: un’esposizione sviluppata grazie ai materiali, partendo dal bronzo fino a quelli più preziosi. Attraverso un viaggio storico-cronologico, si è partiti da una linea bronzea dedicata all’archeologia romana per arrivare all’oro dell’alta gioielleria, passando per i temi legati al Mediterraneo, al Cinquecento fiorentino, fino al Liberty».

Cosa significa per un artista del gioiello la partecipazione alla Roma Jewelry Week e cosa ha significato per lei presentare i suoi lavori nella Capitale?

«La curatrice Monica Cecchini sta mettendo in atto qualcosa di importante per il settore della gioielleria, offrendo l’opportunità a tutti gli artigiani di potersi interfacciare e presentare su un palcoscenico di matrice artistica, in una città come Roma. Per me esporre a Roma è stato importantissimo, proprio per la natura dei miei gioielli, per dare loro un taglio ancora più autoriale. Questo perché i contenuti che propongo si sposano più con la Città Eterna che con altre realtà, perché sia la Capitale che le mie opere si basano sulla stratificazione storica».

Qual è il ruolo del gioiello nel panorama artistico e collezionistico contemporaneo?

«Penso che il gioiello dovrebbe essere destinato a un pubblico con un certo gusto. Lo scenario che si presenta oggi è una distinta frazione fra la sfera del lusso e il gioiello di routine con fattezze più ordinarie. Il tipo di gioiello che propongo è indirizzato a una fascia di clientela medio-alta, un’utenza che, secondo me, è la nostra ancora di salvezza in un’epoca in cui tutto è molto massificato, omologato e spalmato sui grandi numeri.

Il mio operato va in contrapposizione a questa tendenza. Voglio dire che esiste ancora la capacità di lavorare in maniera artigianale, con le tradizioni tramandate nel tempo. Oggi la tecnologia ha invaso anche il mio settore, dove viene usata non come integrazione alle tecniche tradizionali, ma in estrema e totale sostituzione. Ciò porta ad un impoverimento della preparazione dei nuovi artigiani.

Il gioiello tenderà sempre più a essere massificato, le persone come me, che hanno il loro bagaglio sulle spalle, andranno a disperdersi. Il mio modo di lavorare ha un vantaggio: consente di pensare e realizzare un oggetto dall’inizio alla fine, con tutti i criteri artigianali figli di una tradizione storica. Ma ha anche lo svantaggio di doversi confrontare con un panorama in cui, nella maggior parte dei casi, gli oggetti non vengono capiti. Il mio gioiello, il medaglione “Sulle orme del tempo”, si affaccia su una platea di persone intercettate tra quelle capaci di comprendere e apprezzare un’opera preziosa realizzata ancora in una certa maniera».

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