18 maggio 2020

Welcome to the post-analog condition: il futuro per il Circolo del Design di Torino

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Il Circolo del Design di Torino presenta Welcome to the post-analog condition, piattaforma crossmediale, animata da designer, curatori e autori, per riflettere sul mondo post Covid-19

A cura di Paolo Ulian, proposta per un'autoprogettazione di Enzo Mari, 1973, Modelli

Al Circolo del Design di Torino, nasce una nuova piattaforma digitale che trae ispirazione dal passato e pensa al futuro post Covid-19. Un progetto che unisce sotto l’egida della rinascita artistica, sociale e culturale artisti, architetti e desinger. Welcome to the post-analog condition, citazione tratta dal libro The Age of Earthquakes, è l’evocativo titolo della raccolta crossmediale fatta di testimonianze, riflessioni e contributi, con l’obiettivo di sviluppare la consapevolezza del futuro una volta “superata” la pandemia che ha colpito tutti e in ogni settore.

Un percorso iniziato il 20 marzo 2020, con le interviste condotte da Sara Fortunati, Direttrice del Circolo del Design, ed Elisabetta Donati de Conti, autrice e curatrice. Protagonisti, pensatori, critici e curatori come Joseph Grima, Stefano Caggiano, Pippo Ciorra, Luca Molinari e Stefano Mirti, con i quali sono stati affrontati temi di spessore, dal ruolo del design e dei designer nelle istituzioni culturali, al significato che assunto dai grandi spazi pubblici. E poi, i contributi progettuali, vero cuore della raccolta, dove designer, architetti, autori e ricercatori hanno condiviso con gli utenti del web riflessioni e ricerche, proponendo nuove chiavi di lettura del futuro sulla base del presente e del passato.

«Non serve molto per vivere, non serve la moltitudine di cose che i grandi “persuasori” ci hanno fatto credere come indispensabili. Avere il giusto per vivere ti fa stare meglio, l’essenziale ti fa sentire vivo e senza pesi inutili», così spiega Paolo Ulian, che ha scelto Autoprogettazione di Enzo Mari come progetto per descrivere la situazione attuale. Una ricerca sulla semplicità e l’autenticità dello spirito umano che avevamo dimenticato e che l’isolamento forzato dovuto al Coronavirus forse ci ha aiutato a ritrovare.

Oltre a quello di Ulian, si possono trovare i progetti di altri autori contemporanei, come quelli di Giulio Iacchetti, con un’analisi delle relazioni professionali che hanno portato alla realizzazione della Fiat Panda, o di Maurizio Cilli, che racconta l’espressività dello spazio pubblico attraverso la Franklin Court di Robert Venturi e Denis Scott.

Welcome to the post-analog condition: le sezioni

I contenuti vengono aggiornati periodicamente sulla piattaforma, rendendola sempre attuale nelle sue quattro diverse aree tematiche. C Generation, dedicata a persone, relazioni, emozioni, i comportamenti e, più in generale, alla comunità umana globale del futuro. Idealia indaga, invece, il design a tutto tondo, dal progetto alla pratica, passando per i processi, la ricerca e il metodo. Al centro di Land of Homes ci sono gli spazi, e significati della casa (tradizionale e immaginata), la mutazione improvvisa della vita domestica, fino a inglobare concetti più ampi come patria, nazione, confini. Infine, Ex Crisis, incentrata sulle risposte del design alle crisi passate, presenti e future e all’emergenza, progettando lo straordinario attraverso le lenti economiche e produttive, passando per nuovi modelli e circolarità.

Sara Fortunati, direttore del circolo del design

«Abbiamo quindi voluto creare un luogo che sia di ricerca e di confronto rivolto certamente a ricercatori, studenti e designer, ma che di fatto sia aperto a tutti. L’obiettivo è che WPAC diventi un punto di riferimento per immaginare il futuro», ha spiegato la direttrice Sara Fortunati.

«Il design, prima di immaginare spazi e oggetti, si immagina le vite di chi li abiterà ed userà in futuro, e prima di costruire il progetto costruisce il pensiero che lo governa. Oggi, come ieri, l’apertura della disciplina permette, da una parte alla cultura del progetto di mostrare il suo ruolo nell’interpretare i mutamenti, e dall’altra ai designer di contribuire attivamente all’immaginazione di nuove modalità di esistere e di nuovi codici culturali», ha concluso la curatrice Elisabetta Donati de Conti.

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