28 giugno 2005

didattica_consuntivo Crescere con tatto Fiera di Primiero (tn)

 
Conoscere e valorizzare esperienze didattiche nell’ambito dell’educazione tattile. Sia al museo che a scuola. Un convegno ad hoc in provincia di Trento. Per fare il punto e riflettere...

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Lavorare con bambini e ragazzi in maniera completa, strutturata ma anche delicata, per non alterare la loro personalità. Utilizzare la percezione tattile nelle sue diversificate espressioni per esplorare e conoscere la realtà. Oppure utilizzare entrambe le metodologie didattiche insieme? Queste, in senso generale, le riflessioni affrontate dal convegno Crescere con tatto organizzato lo scorso 14 maggio a Fiera di Primiero dall’associazione culturale La Bottega dell’Arte, in collaborazione con le Edizioni Artebambini e l’Istituto Comprensivo di Primiero. Tre realtà della zona che, insieme, durante l’anno scolastico 2004-05, sono state capaci di dare vita ad un progetto educativo sul tatto.
Il progetto è stato articolato in tre fasi: l’ideazione, creazione e gestione di laboratori incentrati sul senso del tatto, rivolti alla Scuola dell’Infanzia e alla Primaria e condotti da due collaboratrici della Rivista Dada, le atelieriste Anita Liotto e Silvia Meneghini; la realizzazione di una mostra espositiva dei lavori prodotti dai partecipanti; un convegno nel quale approfondire il tema dell’esperienza tattile applicata al contesto educativo sia museale che scolastico.
Adalinda Gasparini , psicanalista e ricercatrice, ha aperto il convegno mettendo in evidenza un particolare punto di vista nell’ottica dell’educazione: quale modello educativo di crescita guida i programmi scolastici e i criteri didattici conseguenti? Quello che considera la crescita del bambino come un orologio meccanico, cioè un meccanismo composto da parti seriali –nozioni e regole- da assemblare gradualmente e sistematicamente? Oppure quello che valorizza il suo sviluppo in quanto gemma, un abbozzo di germoglio che cresce delicatamente gra zie ad una relazione affettiva che lavora sulla complessità e sulle diversità individuali per costruire un ponte attraverso il quale il bambino passi dagli ambiti privati –la famiglia- agli ambiti pubblici (la società)?
Le esperienze didattiche presentate successivamente nel convegno sembrano spingere le istituzioni scolastiche ad andare proprio in quest’ultima direzione. Il tatto come senso da sviluppare o da risvegliare è al centro dell’attenzione educativa dei Servizi didattici del Museo Tattile Statale Omero di Ancona, come raccontano Cristina Carlini e Annalisa Trasatti, che mettono a contatto diversi pubblici con una collezione di calchi di opere e di originali che attraversano tutto l’arco temporale della storia dell’arte: dall’arte greca all’arte contemporanea. I laboratori e le visite proposte nel museo offrono la possibilità di sperimentare e di vivere l’arte e l’architettura non attraverso il senso più abitualmente utilizzato nei musei, la vista, ma attraverso una lettura tattile e le tecniche che la definiscono, nelle quali le abilità manuali e linguistiche diventano i veri protagonisti dell’esperienza museale.
Luigi Berardi e Arianna Sedioli lavorano ormai da molti anni nel campo del contatto sonoro con una silenziosa professionalità che non produce un forte clamore ma che dimostra un’elevata qualità visibilmente palpabile nei bambini che lavorano con loro. Due persone –un artista e una studiosa- che portano avanti all’unisono l’idea che il suono sia una materia plasmabile e che molti materiali, considerati dal punto di vista tattile, abbiano anche un significativo aspetto uditivo, soprattutto in ambito educativo.
La veloce ma efficace presentazione a cura di Fabiana Fabbri del percorso tattile La città da toccare realizzato dalla Provincia di Pistoia, fa pensare che ci siano ancora, da qualche parte, amministrazioni illuminate che credono in progetti a lunga scadenza rivolti alla crescita culturale ed emotiva dei propri cittadini.
Una perplessità rimane alla fine di questo convegno: perché, spesso, coloro che lavorano con la creatività, l’immaginazione e le abilità legate ai sensi si definiscono atelieristi? Cosa significa? L’atelier è un luogo, non una professione. Certo, il termine è utilizzato al Centre Pompidou di Parigi, con riferimento agli Ateliers de Enfant cioè i luoghi dove i ragazzi possono operare con la guida e l’aiuto della mente e delle mani di artisti professionisti. Forse proprio quest’anno, mentre l’ICOM Italia sta lavorando per creare una carta che definisca le professionalità museali sulla base degli standard e delle esperienze internazionali, bisognerebbe pensare se questa definizione -atelieristi- in Italia abbia davvero un senso professionale o se sia invece un’interpretazione scorretta di esperienze d’oltralpe utilizzata per colmare il vuoto linguistico, e non solo, intorno alla figura professionale, poco chiara e definita, dell’operatore museale e di didattica dell’arte.

roberta opassi

link correlati
www.museoomero.it
www.provincia.pistoia.it


CRESCERE CON TATTO:il senso del tatto a scuola, al museo, in biblioteca: riflessioni e presentazione di esperienze. Convegno tenutosi a Fiera di Primiero (TN) sabato 14 maggio 2005 Comprensorio di Primiero, Sala Fenoglio, 14 maggio 2005. Informazioni: La Bottega dell’Arte, 38054 Transacqua (TN), via Marconi 9 –tel.0439 64001 – alboremma@libero.it

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