07 marzo 2008

didattica_interviste Didart: una rete didattica europea dal sapore italiano

 
Siamo tornati a Bologna, da Cristina Francucci. Per farci aggiornare sul progetto europeo di didattica dell’arte da lei promosso e curato da ormai quattro edizioni. E per ripercorrere le tappe che hanno portato al 2008...

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Didart ha fatto poker, essendo ormai arrivato al quarto anno. Come si è evoluto e dove si sta dirigendo il progetto?
Sicuramente la prima edizione di Didart, nel 2001, aveva come obiettivo fondamentale quello di costruire una rete internazionale per aprire un dibattito europeo sulla didattica dell’arte e per mettere a confronto le esperienze più significative in questo settore. Nello stesso anno, infatti, sono nati il sito www.didart.net e il Centro di documentazione di Reggio Emilia. Due punti fermi, uno virtuale e l’altro presente nel territorio, che hanno dato il via a una ricerca comune e condivisa a livello europeo. Come è ormai noto, lo scopo principale di Didart è quello di avvicinare il pubblico all’arte e ai suoi luoghi: i protagonisti di questo progetto non sono solo i musei ma tutte quelle istituzioni che dialogano con l’arte e l’educazione.

E l’anno successivo?
Nella sua seconda edizione, il progetto ha voluto mettere a confronto nuove metodologie, le giuste pratiche per sperimentare un approccio diretto all’arte e alla poetica degli artisti. Sono nate le case d’artista, Artists’ Houses, una mostra didattica che ha girato tutte le sedi dei musei partner e che ha visto la partecipazione di giovani artisti, e bambini e ragazzi d’ogni età. È stata un’importante esperienza, che ha permesso di misurarci con la pratica del nostro lavoro, un confronto “sul campo” in contesti lontani e diversi. Dalla condivisione di queste attività, dalla conoscenza di differenti realtà e dai temi e dalle esigenze comuni rilevati nei nostri tanti incontri è nata l’ultima edizione di Didart: una riflessione europea sul ruolo dell’educatore museale, sulla sua importanza nella creazione di un nuovo modello di museo, un luogo privilegiato di condivisione e di conoscenza partecipativa e non didascalica. Di conseguenza era anche giusto pensare e capire qual è e quale potrebbe essere la giusta formazion per una figura così determinante nel panorama culturale europeo. Quindi, rispettando le caratteristiche di questo progetto che pone l’esperienza al primo posto delle proprie pratiche, abbiamo creato il Laboratorio internazionale di Didart.
Laboratorio internazionale Didart. Visita speciale alla mostra Vertigo condotta dai partecipanti al Laboratorio
Quali sono le sue finalità?

Il Laboratorio è uno spazio di confronto che ha visto dialogare studenti e educatori museali provenienti da diversi paesi europei, nel rispetto reciproco delle proprie differenti identità, dal 17 al 28 settembre 2007 al MAMbo a Bologna. Ma non finisce qui! L’ultimo progetto che abbiamo presentato è stato nuovamente selezionato e quindi sarà finanziato dalla Comunità Europea. Ci sentiamo veramente onorati di aver avuto ancora questo riconoscimento e c’impegneremo affinché Didart diventi sempre più un punto di riferimento e sostegno per chi si occupa d’arte e di educazione. Partito a gennaio 2008 a Rotterdam, durerà due anni e prevede la collaborazione degli operatori che hanno partecipato al workshop di settembre.

Quali erano le aspettative e quali sono stati i risultati di questa intensa “pratica” degli operatori?
In questo tipo di esperienze le aspettative non sono mai all’altezza della realtà: si può prevedere qualunque aspetto nell’ideazione di un progetto, ma la componente umana è sempre un’incognita meravigliosa, che vale la pena di vivere senza troppe costrizioni. Credo che in quest’ultima edizione di Didart l’elemento più caratterizzante sia stato l’incontro tra le persone, la condivisione di un progetto di vita comune: le aspettative e le motivazioni di chi è ancora agli inizi di questo mestiere e l’esperienza di chi da anni ricopre questo ruolo all’interno di istituzioni museali. I venti studenti selezionati hanno partecipato a un ricco programma di attività formative, ma hanno anche mangiato insieme e hanno realmente e a volte anche faticosamente compreso le differenze e il rispetto delle singole identità e specificità umane e professionali. Credo che acquisire questo valore sia determinante per la formazione dell’educatore museale.
Laboratorio internazionale Didart. I 20 giovani operatori che partecipano, discutono sul ruolo educativo del museo nella società contemporanea
Meno incisiva è apparsa invece la tavola rotonda internazionale, dove forse l’accostamento tra relatori “lontani” dal fare didattica non ha giovato al confronto e al dialogo sul tema centrale del progetto, cioè il ruolo e la formazione dell’educatore museale. Certamente la formula del workshop ha meglio permesso tale scambio e dialogo. È prevista una prosecuzione delle collaborazioni instaurate e una pubblicazione delle risoluzioni?

Le tavole rotonde, gli eventi pubblici in generale sono sempre meno incisivi, non possono essere paragonabili a un’intensa esperienza di workshop durata dodici giorni. La tavola rotonda è stata una componente di questo programma di formazione, Didart ha voluto promuovere questo incontro per aprire le porte a un numero più ampio di persone, per diffondere e rendere più visibile il ruolo dell’educatore museale. Per fare questo ha scelto una vetrina internazionale come quella di Artelibro e degli ospiti stranieri invitati per la loro indiscussa professionalità e per l’importante ruolo che ricoprono o hanno ricoperto nella loro intensa attività lavorativa, come la direzione della didattica presso il Victoria and Albert Museum per quanto riguarda David Anderson e la grande esperienza nelle relazioni con il pubblico maturata da Claude Fourteau prima al Pompidou e poi al Louvre. Inoltre, sono anche due studiosi che vengono da paesi europei che non sono rappresentati tra i partner del progetto. In sala erano presenti i responsabili dei dipartimenti educativi dei musei partner: sarebbe stato difficile far intervenire tutti, è stata una scelta. Peccato che nessuno del pubblico abbia preso la parola, c’erano molte persone qualificate per aprire un dibattito.
Portico dell'Ex Forno del pane, oggi Mambo
Un parere finale sullo stato dell’educatore museale e della didattica dell’arte emerso da questo intenso workshop? Punti forti e criticità sui cui lavorare…

Mai come in questa edizione di Didart il confronto tra i partner è stato intenso e proficuo. Nei tanti incontri sono emerse anche delle differenze legate soprattutto ai contesti sociali in cui si opera. Il pubblico cambia a seconda del Paese in cui ci si trova, di conseguenza le strategie comunicative devono essere adattate al contesto in cui si presentano. Credo che noi italiani ci siamo molto impegnati a trovare le metodologie adatte per avvicinare il pubblico all’arte contemporanea e al museo, per far diventare il museo un luogo legato alla quotidianità. In altri Paesi questo problema è relativo, già superato, ci si può interessare a progetti che migliorano il rapporto con un pubblico già consolidato. Anche la figura dell’educatore museale all’estero ha una professionalità più definita all’interno del museo, anche se, come da noi, non mancano i problemi relativi alla possibilità di poter partecipare e incidere nell’organizzazione e definizione delle attività del museo. Molto più interessante mi sembra la proposta italiana rispetto alla formazione: gli studenti stranieri si sono molto interessati al Biennio specialistico di Comunicazione e didattica dell’arte proposto dall’Accademia di Belle Arti, da me diretto, e hanno confermato che non esistono all’estero corsi così specifici e che propongano oltre a insegnamenti teorici anche una preparazione pratica operativa. Comunque i risultati del lavoro svolto e il confronto avvenuto tra i partner e gli studenti sui temi centrali di questa ultima esperienza, cioè sul ruolo dell’educatore museale e sulla definizione del valore educativo del museo sono stati raccolti in un testo per ora pubblicato in lingua inglese. Una parte di questo volume inoltre, oltre agli interventi della tavola rotonda, contiene una presentazione grafica degli studenti dell’esperienza che hanno vissuto nei giorni trascorsi a Bologna. Questo lavoro è il frutto di una delle tante attività di formazione a cui i ragazzi hanno partecipato, quella condotta da Beppe Chia. Se siete interessati, quindi, contattateci.

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a cura di annalisa trasatti


Didart. Capire e sentire l’arte contemporanea – Progetto europeo di didattica dell’arte
Responsabile scientifica: Cristina Francucci
Info: info@didart.net; www.didart.net

[exibart]

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