28 febbraio 2020

Al MAXXI si parla delle Storie della Performance, tra Marina e Lady Gaga

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Secondo appuntamento al MAXXI con Le Storie Della Performance, ciclo di incontri per conoscere l'arte della performance: questa volta si parla di video, da Nam June Paik e Matthew Barney

Nam June Paik

C’è una linea sottile che va da Marina Abramović a Lady Gaga e, seguendola, si passa per il MAXXI che, domani, 29 febbraio, alle 11.30, presenta il secondo incontro nell’ambito di “Le storie della performance”. Cinque appuntamenti da non perdere, con la guida di Alessandra Mammì, per rintracciare il filo di un linguaggio, quella della performance, che ha coinvolto personalità molto diverse dell’arte, sconfinando spesso in ambiti laterali, tra musica, teatro, danza e immagini in movimento. Proprio alla videoarte sarà dedicato questo secondo incontro di “Le storie della Perfomance”, che porterà al MAXXI le “Elettriche Visioni” di artisti come Nam June Paik e Matthew Barney.

Dopo il primo appuntamento dedicato al “Corpo Sconfinato”, attraverso le opere di Marina Abramović, Rebecca Horn, Vito Acconci, Francis Alÿs, Tino Seghal e altri che, attraverso la metafora del corpo, sono stati capaci di intessere un legame tra il proprio io e il mondo, questa volta ci si posizionerà da una parte e dall’altra della macchina da preso. A partire dagli anni ’60, quando Sony produsse e mise in commercio la prima macchina portatile, la Portapack, un pezzo che sarebbe diventato iconico, anche grazie al massiccio utilizzo che ne fecero gli artisti, tra i quali anche Andy Warhol.

Ma la leggenda narra che il primo acquirente di New York fu Nam June Paik che, nell’ottobre 1965, al Café a Go-Go del Greenwich Village, proiettò quanto aveva appena ripreso: il traffico per la visita di Papa Paolo VI. Si trattava non solo della prima visita di un Pontefice negli Stati Uniti ma anche della prima opera di videoarte. Precisamente era il 4 ottobre 1965 e la prima Portpack a essere venduta a New York arrivò nei negozi quello stesso giorno. Sì, la storia capita in un certo modo e, a posteriori, tutto sembra essere una fantastica coincidenza.

E poi, cosa è successo? Lo scopriremo domani. Vi anticipiamo solo che, da quel momento, artisti-pionieri impugnarono la telecamera come un’arma, per stravolgere l’immaginario visivo e farne un uso politico ma anche intimista, narrativo e persino scultoreo, arrivando a modificare per sempre anche la scrittura visiva delle mostre e la percezione dello spettatore.

Courtesy Archivio Calzolari

Prossimo appuntamento delle Storie della Performance al MAXXI, sabato 14 marzo, sempre alle 11.30, per “Le tante performance dei corpi danzanti”, con Anna Lea Antolini, Responsabile dell’Ente di Promozione Danza della Fondazione Romaeuropa, che ci racconterà la storia delle tante performance dei corpi in movimento, da Merce Cunningham al dialogo tra Lady Gaga e Francesco Vezzoli, passando per la fluidità del gesto di Trisha Brown, la portata planetaria di Anna Halprin, la normale diversità di Jérôme Bel e il pluralismo identitario di Akram Khan & Sidi Larbi Cherkaoui, il divenire di Alessandro Sciarroni.

Qui il calendario completo con tutti gli appuntamenti.

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