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ARCOmadrid 2025: ecco le sezioni curate della fiera spagnola
Fiere e manifestazioni
di redazione
La 44a edizione di ARCOmadrid si presenta come uno spazio di dialogo e di esplorazione che collega riflessioni contemporanee con pratiche artistiche globali. Quest’anno la fiera si distingue per l’inclusione di tre sezioni curate che affrontano temi di grande attualità: la ricchezza culturale e ambientale dell’Amazzonia, le narrazioni delle gallerie emergenti e il consolidamento di un dialogo storico con l’arte latinoamericana. Queste proposte configurano una mappa diversificata di territori e prospettive che invitano lo spettatore a ripensare i modi di abitare e rappresentare il mondo attuale.
Wametise: idee per un amazofuturismo
Il primo dei programmi curati si intitola Wametise: Ideas for an Amazonian Futurism ed è curato da Denilson Baniwa e Maria Wills. Nella cosmogonia dei popoli dell’Alto Rio Negro, in Amazzonia, Wametisé simboleggia la creazione del mondo e la fondazione dei territori umani. Secondo questa visione, un grande serpente trasportava l’umanità nel suo ventre e, liberando ogni persona attraverso la sua bocca, ciascuna dava un nome al luogo in cui avrebbe vissuto, segnando così il suo legame con il tempo e lo spazio. Wametisé significa letteralmente “luoghi nominati” ed evoca la relazione tra i territori e le umanità che li occupano, un legame essenziale per comprendere le pratiche culturali e spirituali della regione.
Ispirata da questa visione del mondo, l’arte contemporanea amazzonica e indigena emerge come una piattaforma per mettere in discussione l’antropocentrismo, sensibilizzare sulla crisi climatica e proporre modalità di esistenza ibride che integrano corpi umani, vegetali, fisici e metafisici. Attraverso narrazioni critiche e innovative, queste opere esplorano il legame tra gli stili di vita amazzonici passati e presenti, proiettando futuri collettivi e sostenibili. Con il concetto di Wametisé vengono proposte pratiche artistiche che ridefiniscono territorio e identità, aprendo la strada alla creazione di mondi trasformati in cui la natura è soggetto di diritti e l’arte è intesa come atto di guarigione che va oltre il suo valore di merce.

Opening. New galleries
Il secondo programma della sezione è Opening. New Galleries, curata da Anissa Touati e Cristina Anglada, riunisce diciotto giovani gallerie provenienti da Atene, Bogotà, Città del Capo, Dakar, Istanbul, Limassol, Lisbona, Madrid, Marsiglia, Palma di Maiorca, Parigi, Salta, San Sebastián, Teheran, Tbilisi e Zurigo. Un’edizione che si concentra sulle proposte con meno di sette anni di esperienza, presentando un massimo di tre artisti per stand e un totale di trentatré creatori con pratiche diverse. L’approccio si basa sull’esplorazione delle “intricate eredità di uno spazio”, una riflessione sulle connessioni tra territori, storie e miti, con l’obiettivo di immaginare narrazioni liberatrici che recuperino il futuro da solidarietà plurali.
Le gallerie selezionate si distinguono per aver sfidato le strutture tradizionali del mercato dell’arte e per aver adottato modelli di gestione innovativi che rispondono sia alle esigenze degli artisti sia alle richieste del pubblico globale. Attraverso le loro opere, gli artisti esplorano temi quali la cura, la guarigione, le relazioni intergenerazionali e l’interdipendenza multispecie, elaborando riflessioni psicologiche e sociali che mettono in discussione le norme consolidate. Queste proposte mirano ad ampliare i limiti della sperimentazione materiale e concettuale, promuovendo un’arte impegnata nell’empatia e nella coesistenza.
L’idea di “eredità aggrovigliate” articola la complessa rete di legami storici, culturali e politici che influenzano sia l’arte contemporanea sia i futuri condivisi. Questo approccio riconosce l’importanza delle storie e delle identità nomadi che attraversano confini culturali, nazionali e ideologici. Le opere presentate sottolineano che le sfide globali richiedono collaborazione e solidarietà, invitandoci a immaginare nuove forme di convivenza e trasformazione attraverso le pratiche artistiche.

Profili | Arte latinoamericana
La terza sezione Profili. La mostra Latin American Art, curata da José Esparza Chong Cuy, riunisce artisti di diverse generazioni e contesti culturali che, attraverso pratiche eterogenee come pittura, scultura, performance, installazione e moda, mettono in discussione le barriere fisiche e simboliche per proporre nuovi modi di pensare e vivere in comunità. Partendo da temi quali l’identità, il genere, la memoria culturale e il rapporto con l’ambiente naturale, le sue opere ci invitano a immaginare futuri inclusivi ed espansivi, aprendo dialoghi sulle molteplici realtà che compongono il nostro presente.
Gli artisti proposti sono: Agrade Camíz (Rio de Janeiro, 1988) che esplora l’architettura popolare di Rio de Janeiro per affrontare questioni di sessualità e oppressione; Barbara Sánchez-Kane (Mérida, 1987) sull’intersezione tra arte e moda, sfidando i codici visivi e simbolici dell’abbigliamento per mettere in discussione la costruzione dell’identità nella cultura contemporanea; Chaveli Sifre (Würzburg, 1987) collega scienza, spiritualità e cura attraverso profumi e installazioni; Dan Lie (San Paolo, 1988) utilizza le piante per creare ambienti immersivi che affrontano il rapporto uomo-natura; Jota Mombaça (Natal, 1991) riflette su genere e colonizzazione a partire da narrazioni di resistenza per immaginare futuri anticoloniali; Mariela Scafati (Buenos Aires, 1973) smantella i sistemi di potere visivo attraverso la pittura e l’installazione.
Naufus Ramírez Figueroa (Città del Guatemala, 1978) , invece, affronta la storia, il trauma e la riconciliazione con sculture e installazioni che incorporano elementi naturali e rituali; Ofelia Rodríguez (Barranquilla, 1946) combina oggetti trovati ed elementi simbolici per mettere in discussione gli stereotipi di genere ed esplorare le sue radici colombiane; Rember Yahuarcani (Pebas, 1985) rivendica le tradizioni indigene e mette in discussione le rappresentazioni coloniali a partire da una narrazione pittorica; e Sertão Negro, guidato da Dalton Paula (Brasilia, 1982), utilizza l’arte come strumento di trasformazione sociale, dando potere alle comunità nere del Quilombo. Questa selezione celebra pratiche che ampliano i modi di comprendere l’identità, la memoria e la comunità in un contesto globale.
Articolo a cura della redazione exibart.es