17 febbraio 2021

Biennale d’Arte: a Venezia, la Germania porta l’arte concettuale di Maria Eichhorn

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Raffinata artista concettuale, famosa per le sue opere processuali e relazionali, Maria Eichhorn rappresenterà la Germania alla Biennale d'Arte Contemporanea di Venezia del 2022

Maria Eichhorn Padiglione Germania Biennale Venezia

Non è proprio dietro l’angolo ma continua delinearsi il panorama della prossima Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia che, prevista per quest’anno, è stata poi spostata al 2022, a causa dell’effetto domino delle altre sezioni della Biennale. Questa volta è il Padiglione della Germania ad annunciare il suo artista: a rappresentare l’arte tedesca in Laguna sarà Maria Eichhorn, mentre il curatore del progetto sarà il direttore del Ludwig Museum di Colonia, Yilmaz Dziewior.

Nota per il suo approccio concettuale e per il suo umorismo sottile, Maria Eichhorn è stata scelta per il Padiglione Germania alla Biennale d’Arte di Venezia 2022, «Per la sua posizione preminente a livello internazionale», si legge nella dichiarazione ufficiale. «Con gesti visivamente minimi, interventi spaziali e lavori processuali, Maria Eichhorn analizza in modo sostenibile le strutture di potere istituzionali come connessioni politiche ed economiche», continua il comunicato. «Maria Eichhorn è proprio l’artista che avrei sempre voluto vedere nel Padiglione Tedesco alla Biennale di Venezia. Perché, secondo me, ci sono solo pochi altri artisti che si occupano della storia tedesca e dei suoi effetti sul presente in modo altrettanto diversificato e intenso, come fa Maria Eichhorn», ha spiegato Dziewior.

L’arte concettuale di Maria Eichhorn, tra la vacanza e le restituzioni

Nata a Bamberga nel 1962, Maria Eichhorn ha studiato alla Hochschule der Kunste, Università delle arti di Berlino. Ha iniziato a esporre dalla fine degli anni ’80 e dal 2003 insegna alla School of Art and Design di Zurigo.

Per una sua mostra alla galleria Chisendale di Londra, mandò in vacanza tutto lo staff per cinque settimane, durante le quali nessun dipendente avrebbe lavorato, lasciando sia lo spazio espositivo che gli uffici chiusi, inserendo il concetto di tempo libero nel posto di lavoro, per scardinare la convinzione che lavorare e produrre siano attività strettamente collegate. Nel 2018 l’abbiamo vista in Italia, alla mostra collettiva “Take Me (I’m yours)”, all’Accademia di Francia a Roma-Villa Medici.

Eichhorn ha partecipato a diverse edizioni di Documenta a Kassel. Per Documenta 11 ha fondato una Società per Azioni alla quale non è permesso, per statuto, di aumentare il proprio capitale. Ha esposto anche a Documenta 14, con un progetto incentrato sullo tema delle requisizioni dei beni ai cittadini ebrei, durante la dittatura nazista. Per questo progetto, chiamato Rose Valland Institute, ha presentato una sorta di biblioteca, esponendo una serie di libri appartenenti alle famiglie ebree e rubati dai nazisti, allestiti sugli scaffali. Il Rose Valland Institute ha proseguito le sue attività con una call for papers sulla questione delle restituzioni e delle proprietà illegali in Germania.

Maria EICHHORN, Rose Valland Institute (2017). Neue Galerie, Kassel © Maria Eichhorn/VG Bild-Kunst, Bonn 2017, photo: Mathias Völzke

Insomma, dopo i recenti padiglioni di alto livello, quelli di Natascha Süder Happelmann aka Natascha Sadr Haghighian, nel 2019, e soprattutto quello di Anne Imhof, vincitrice nel 2017 del Leone d’Oro, la Germania punta su un’altra artista e di grande peso.

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