05 novembre 2021

Tappa a Flashback, dove “l’arte è tutta contemporanea”, nell’art week torinese

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Visita a Flashback, che per la sua IX edizione ha scelto come tema “the free zone / la zona franca”, e una nuova sede in una vecchia caserma alla Gran Madre

Le fotografie di Barbara Probst nell'area curata da Untitled Association. Foto MB

«Chi ha fatto il bersagliere a vent’anni lo rimane per tutta la vita», questa è la frase che si legge sul muro del cortile esterno dell’ex-caserma Dogali di Via Asti, nuova sede di Flashback, la fiera dove «l’arte è tutta contemporanea» e che ci ricorda, appunto, di come si possano attraversare i tempi. Questo vessillo del passato riassume bene anche le peculiarità di questa fiera giunta alla sua nona edizione: mischiare stili ed epoche.

La nuova sede della fiera è l’ex-caserma edificata tra il 1887 e il 1888, denominata prima caserma Dogali e poi intitolata ad Alessandro La Marmora. L’edificio è impresso nella memoria cittadina soprattutto per i fatti di cui è stato teatro dopo l’8 settembre 1943, quando divenne luogo di detenzione, tortura e esecuzione dei sospetti oppositori al regime.
Dal 2009, dopo essere divenuto per un periodo centro d’accoglienza per profughi, sono proseguiti gli investimenti per una riconversione dell’edificio. Nel 2017 ha ospitato Paratissima e dal 2018 viene gestito dallo studio dell’architetto Carlo Ratti, con la prospettiva di fare uno spazio di co-working e rigenerazione urbana.

L’iscrizione “Chi ha fatto il bersagliere a vent’anni lo rimane per tutta la vita” sulla facciata della Caserma

Nell’edizione di Flashback di quest’anno si riscontra una presenza molto più forte di antico e contemporaneo, con una vasta selezione di opere lignee (di carattere religioso), di arte tessile, di opere di maestri fiamminghi, questi ultimi proposti in particolare della Galleria Luigi Caretto di Torino, in uno degli stand più interessante e curati. Varia anche l’offerta di opere più contemporanee, soprattutto del Novecento, in alcune gallerie come Biasutti & Biasutti. Il “paesaggio” è costellato da opere di alcuni grandi nomi, come Jannis Kounellis, Sandro Chia, Carol Rama, Gilberto Zorio che si susseguono nelle sale, gli ex-dormitori, che tracciano un percorso fieristico molto lineare.

Le proposte di matrice maggiormente contemporanea sono due: la restituzione di Opera Viva, l’Artista di Quartiere, il progetto di Alessandro Bulgini, e lo spazio di Untitled Association, che con la mostra fotografica di Barbara Probst.
Opera Viva, l’Artista di Quartiere è allestito con una serie di fotografie in quello che era il refettorio della caserma, trasformato per l’evento fieristico nella luonge per la stampa e nell’area talk, dove sono collocati tutti gli interventi che l’artista aveva realizzato a Torino, nel quartiere Barriera di Milano, con una serie di affissioni pubbliche.
Lo spazio di Untitled Association con le opere di Barbara Probst, delinea l’area dal mood più contemporaneo dell’intera fiera. L’artista, figlia di uno scultore tedesco, ha studiato scultura all’Accademia di Monaco poi fotografia a Düsseldorf e ora utilizza la fotografia in un modo non descrittivo, ma in una sorta di “forma tridimensionale”. Nelle immagini esposte a Flashback sono rappresentato una serie di contesti che l’artista ha scelto di fermare, fissare. Le fotografie sono realizzate attraverso la costruzione di un set con una serie di macchine fotografiche allestite in un luogo, ad esempio a Grand Central a New York, dove sono presenti una serie di attori e comparse, e le macchine fotografiche vengono azionate tutte contemporaneamente e, in secondo momento, vengono selezionati gli scatti che meglio restituiscono questo attimo. Le immagini derivanti da questa azione sono frutto di una di una finzione e la “ricostruzione” della storia, dell’ambiente e della sua struttura sono affidati all’osservatore.

 

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