07 novembre 2005

fiere_resoconti Frieze Art Fair 2005

 
Frieze Art Fair, terza edizione. Un successo che si ripete, confermando la piazza londinese come una delle più interessanti nella scena dell’art market internazionale. New trend, star del contemporaneo, vecchi miti e nuove leve...

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Atmosfera briosa, frivola, frenetica, caotica. Quest’anno come tutti gli anni, alla Frieze Art Fair. Attesa con impazienza da migliaia di collezionisti, curatori e galleristi, ritorna uno dei fenomeni recenti del sistema dell’arte, ribadendo dopo appena due anni un successo inaudito di visitatori e di vendite.
Nata nel 2003 su iniziativa dei due co-direttori della rivista d’arte Frieze, Amanda Sharp e Matthew Slotover, la fiera è andata a colmare un’inspiegabile vuoto in un mercato attivissimo e denso di musei e gallerie come quello londinese. Lo scorso anno il numero di visitatori è letteralmente raddoppiato rispetto al primo anno, raggiungendo un totale di 42000 persone, mentre si è stimato che le vendite abbiano raggiunto i 24 milioni di sterline. Denso il programma di attività parallele, dibattiti e commissioni, orchestrato per attirare le più diverse fasce di visitatori. Tra i numerosi progetti curati per l’occasione da Polly Staple meritano attenzione la gigantesca struttura/spazio per socializzare realizzata da Michael Beutler all’interno della fiera e la provocativa pubblicazione European Cultural Policies 2015. A report with Scenarios on the Future of the Public Funding for Contemporary Art in Europe prodotta da Maria Lind e iaspis. Intriganti anche le visite guidate fatte da artisti molto diversi per interessi e obiettivi: dalla frivola ‘caccia alla firma’ organizzata da Matthieu Laurette con la collaborazione di importanti editori di moda allo studio più tecnico e funzionale delle strutture e servizi della fiera, condotto da Martha Rosler.
Sono 160 le gallerie internazionali selezionate quest’anno: il 48% provengono dall’Europa (con una forte presenza di gallerie tedesche), il 25% dagli Stati Uniti, il 22% dal Regno Unito ed il 6% dal resto del mondo.
Un
Dall’Italia arrivano ben 9 gallerie, tra le quali le tre più recenti invitate: Raucci/Santamaria, Zero e Studio Guenzani, che si distingue per un azzardato accostamento tra le nature morte di Lawler e Araki e i bei lavori di Arienti, Pessoli e Luisa Lambri. Ironico come sempre lo stand di De Carlo, tra un solare ritratto di Ming ed una coloratissima installazione di Christian Holstad, mentre Minini compete con gallerie di New York e Londra per la scelta dei lavori e dei nomi (un problematico Jota Castro, Giulio Paolini, Anish Kapoor, Gada Amer, fotografie di grande formato di Vanessa Beecroft e soprattutto un emblematico Dan Graham, a ribadire l’attenzione recente ai temi dello spazio, della luce e della percezione).
Interessante anche l’ingresso della concettualissima Jan Mot di Bruxelles con ottimi lavori di Pierre Bismuth, Mario Garcia Torres, David Lamelas e Deimantas Narkevicius, questi ultimi acquisiti dalla Tate per la sua collezione, parte di un fondo speciale di £150,000 costituito in occasione della fiera.
L’arrivo di Galerist da Istanbul si prevede contribuisca non tanto alla visibilità di nuovi artisti turchi –la galleria presenta i ben noti Hussein Chalayan (il fashion designer che sta facendo parlare di una turkish way nella moda) e Haluk Akakce– quanto all’introduzione di importanti collezionisti dal Medio Oriente (incluso Ebrahim Melamed che sembra abbia acquistato in fiera da Max Wigram tre lavori della Monica Bonvicini a 100,000 euro).
Il logo di Frieze Art Fair
Spiccano tra gli altri, per una maggiore cura nei dettagli e negli accostamenti ed una grande coerenza di gusto, i diversissimi stand di Maureen Paley e The Modern Institute, mentre più deludenti per un certo caotico risultato –ma non per la qualità delle opere esposte- Stephen Friedman, Wilkinson e Lisson. Grandiosamente indiscutibili invece le londinesissime Victoria Miro e White Cube.
Totale dedizione ad un unico artista in alcuni rari casi, come per la Kosterfelde di Berlino, che presenta un intero progetto di Elmgreen & Dragset, con due stand letteralmente identici uno accanto all’altro ed il gallerista stesso ‘raddoppiato’.
Su questa falsariga, in alcuni casi sezioni intere dello stand sono state dedicate ad una sorta di environment, come nella camera di uno dei principi di Chelsea, Matthew Marks (New York), con opere di Katharina Fritsch, Andy Warhol, Gary Hume e Roy McMakin o nella struttura accessibile della Presenhuber con lavori di Rondinone, Kilimn, Fleurie e Fischli&Weiss.
Tra gli artisti più presenti, sicuramente quelli il cui lavoro appare in questi giorni negli spazi pubblici londinesi, un segnale dell’importanza e della priorità di acquisto che ancora le istituzioni hanno sul mercato, come tutti i galleristi non esitano a confermare.
Imperversa la fotografia di Araki –in mostra al Barbican–, forse in qualche modo orientando anche il comune denominatore della fiera, molto piu’ sexually explicit di altre fiere d’arte.
Ritorna anche da uno stand all’altro Jonathan Monk –che espone all’ICA-, Jeff Wall –alla Tate Modern-, nonche’ i finalisti del Turner Prize, soprattutto Darren Almond con dei bellissimi allestimenti da Matthew Marks.
E poi gli storici Alighiero Boetti (soprattutto i lavori a pennarello su carta) e Gilbert & George, e ancora Nan Goldin, Raymond Pettibon, Kippenberg, Tillmans, Wohnseifer, Isa Gentzen.
Una scultura di Roxy Paine
Curiosamente in alcuni casi si ripetono non solamente i nomi –il che è evidente in una fiera d’arte- ma anche talvolta la stessa serie di opere (le grandi lightboxes di Jan de Cock, le jpg di Thomas Ruff, alcune immagini fotografiche di Tacita Dean) e nei casi più infelici addirittura le stesse opere (Absent Friend. Daniel di Angela Bulloch presso la Schipper e la Szwajcer, in entrambi i casi accostata a Liam Gillick; oppure Wall di Michael Wilkinson presso The Modern Institute e Sutton Lane).
In generale, l’accento si sofferma sul segno grafico di natura fumettistica, nonché sulla pittura di stampo barocco, monumentale, corposa, con un moltiplicarsi di forme, stili, riferimenti.
Frieze Art Fair dimostra nuovamente di essere un evento di richiamo non solamente per appassionati collezionisti, ma anche per un pubblico meno specializzato, curioso di scoprire cosa succede dietro le quinte e magari anche di incontrare alcune celebrità del mondo dell’arte, come l’onnipresente Tracey Emin o il misterioso Maurizio Cattelan.

irene amore
fiera visitata il 22-24 ottobre 2005


Frieze Art Fair
Regent’s Park, London
Web www.friezeartfair.com
Fermata di metropolitana: Regent’s Park (Bakerloo Line)
Ingresso: giornaliero £15, pass 4 giorni £30
Yearbook: £14.95


[exibart]

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