25 ottobre 2006

fiere_resoconto Frieze 06

 
L’autunnale Frieze Week, pedana di lancio per la stagione artistica londinese, non delude. La fiera é stata accompagnata da conferenze, concerti, esposizioni ed eventi. Dando vita ad un vero e proprio festival d’arte contemporanea...

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È calato il sipario sulla bulimica macchina consuma-arte di Frieze Art Fair. Il suo imponente rullo compressore di gallerie ed eventi, che ha attraversato in lungo e in largo il suolo londinese per una settimana, ha da poco dismesso il proprio centro di propagazione, Regent’s Park, lasciando tutt’attorno inestinguibili focolai di fermento artistico-culturale.
Frieze Art Fair, arrivata alla sua quarta edizione, si riconferma una delle più raffinate e floride fiere d’arte contemporanea d’Europa e non solo. I curatori, Matthew Slotover e Amanda Sharp, in un’intervista rilasciata a The Times, sottolineano come gli annuali successi di pubblico e incassi della giovane fiera londinese derivino dall’atmosfera effervescente che, soprattutto in quest’ultimo decennio, pervade la città e il suo mercato dell’arte. Si percepisce insomma una palpabile energia che rende doverosa, e allo stesso tempo assai competitiva, la messa in scena di un simile evento.
Le gallerie scelte quest’anno sono state centocinquanta, dieci in meno rispetto alla scorsa edizione, a ulteriore conferma degli elevati standard di qualità richiesti in fase di selezione. Tra le italiane erano presenti le milanesi Massimo De Carlo, Studio Guenzani, Francesca Kaufmann, Gió Marconi e Zero; le torinesi Franco Noero e Sonia Rosso; Massimo Minini da Brescia e Raucci/Santamaria da Napoli.
Da segnalare i ben ventotto lavori acquistati dalla Tate, e la scioccante Camo-Family di Thomas Hirschhorn (1957, Berna; vive a Parigi) esposta dalla Gladstone Gallery e acquistata da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo. Un’opera attuale, che con le sue crude immagini di guerra, risulta di forte impatto emotivo.
Sarah Lucas, The man who sold the world, 2004
Per chi aveva ancora energie e denaro da spendere le alternative sono state Zoo Art Fair, che metteva in mostra altre quarantasei gallerie, e Year_06 Art Project con trentadue. Nell’East End, la zona più multietnica della città, che in questi giorni purtroppo sta facendo decidere la Whithechapel a favore della censurabilità di alcune opere di Hans Bellmer, Scope London faceva sfoggio di ben cinquantanove presenze, tra cui le italiane Bonelli (Mantova), Paci (Brescia), NT (Bologna) e The Flat/Massimo Carasi (Milano).
Frieze Art Fair però non é solamente una fiera, ma un vero e proprio festival d’arte contemporanea. La lista di eventi collaterali, anche quest’anno, è stata ricca e variegata.Frieze Commissions è un ambizioso programma curatoriale che, sin dal primo anno di vita della fiera, si occupa di commissionare, ad un numero ristretto di artisti, la realizzazione di opere che si ispirino ed entrino in relazione con il contesto della manifestazione.
L’artista inglese Mike Nelson (1967, Loughborough, Inghilterra), già nominato per il Turner Prize del 2001, con il suo Mirror Infill ha creato un efficacissimo contrappunto alla vanitosa ostentazione di lusso e candore della sede espositiva. Attraverso un labirinto di corridoi e porte si accedeva all’oscura, sudicia e disordinata tana di un anonimo fotografo. Le numerose stampe, che pendevano sulla testa degli osservatori, lasciavano intravedere le diverse fasi di sviluppo di quei lavori che hanno trasformato il tradizionale capannone, in cui ha avuto luogo la fiera, in un luogo lindo e asettico. Lara Almarcegui (1972, Saragoza; vive a Rotterdam) invece, ha messo in mostra i materiali utilizzati per la costruzione di tale edificio, quasi fossero gli ingredienti di una ricetta culinaria.
Chu Yun (Vitamin Creative Space), This is Kate, tableau vivant
Why is a raven like a writing desk? di Loris Gréaud (1979, Eaubonne, Francia) e DGZ Research (Marco Dölger, Loris Gréaud e Damien Ziakovic) é una fantomatica esposizione di nanosculture, ovvero di sculture talmente piccole da poter essere viste solo muniti di microscopio. La parte visibile dell’opera consisteva in un micromuseo con le “sculture” incorporate in placche di silicone. Pablo Bronstein (1977, Londra) infine, a bordo di un minibus, conduceva ristretti gruppi di osservatori, impassibili e perplessi secondo la testimonianza di un corrispondente di The Art Newspaper, attraverso alcuni emblematici edifici postmoderni della Londra anni Ottanta -ovvero dell’era Thatcher- illustrando le loro più recenti ripercussioni sull’attuale immagine della città.
Un’assoluta novità di quest’anno é stato The Cartier Award, un premio destinato ad artisti emergenti che non vivono nel Regno Unito e che intendono proporre un progetto pensato esclusivamente per il contesto fieristico. Mika Rottenberg (1976, Buenos Aires; vive a New York), con una divertente e assurda videoinstallazione si é aggiudicata la prima edizione.
La fiera londinese é una vera e propria giungla di stand, tra i quali é faticoso destreggiarsi. Tanto che l’autorevole critico Adrian Searle, sulle pagine del Guardian mostra tutta la sua ammirazione per quei lavori che hanno saputo opporre parentesi silenziose e pause fisiche e mentali in mezzo al trambusto generale.
Ecco quindi le già citate nanosculture di Loris Gréaud e DGZ Research e l’installazione di Mike Nelson, ma soprattutto l’allestimento della Wrong Gallery curato da Massimiliano Gioni in collaborazione con Maurizio Cattelan (1960, Padova; vive a New York e Milano), in cui é stato ricostruito il tableau vivant allestito da Gino De Dominicis alla Biennale di Venezia del 1972.
Zhou Tiehai (Art & Public-Cabinet P.H)
L’attrice Susan Billington, affetta dalla Sindrome di Down, era seduta in un angolo della stanza e fissava immobile tre oggetti disposti di fronte: un cubo invisibile, una palla bianca e una roccia. Come dice lo stesso Searle, in quella stanza, per un momento, il silenzio era veramente campionabile.
Altri non luoghi di raccoglimento erano la High security and isolation cell di Gregor Schneider (1969, Rheydt, Düsseldorf) presso la Konrad Fischer Galerie, e la buia e quasi vuota stanza -fatta eccezione per il piccolissimo frigorifero- allestita da Keita Suzuki (1979, Giappone) per la Taka Ishii Gallery di Tokyo.
A questa lotta per la sopravvivenza, in cui ogni opera rischiava di essere soffocata dalle altre, sono rimaste immuni anche le undici sculture esposte nel parco antistante il padiglione. Opere realizzate da Peter Coffin, Kenny Scharf, Paul Morrison, Sam Samore, Tom Claassen, Scoli Acosta, Roman Signer, Vincent Tavenne, Richard Deacon, Sarah Lucas e Berta Fischer.
Di notevole impatto lo stand della White Cube/Jay Jopling, in cui i fratelli Jake e Dinos Chapman hanno eseguito ritratti ad olio su tela dietro il pagamento della modica cifra, si fa per dire, di 4500 sterline. Performance contraddistinta dall’approccio leggero, disinvolto e irriverente dei due famosi artisti, improvvisatisi pittori per l’occasione.
Cosa dire degli immancabili cinesi? Le uniche presenze di rilievo sono state la personale di dipinti di Zhou Tiehai (1966, Shanghai), allestita presso lo stand della ginevrina Art & Public-Cabinet P.H., e This is Kate di Chu Yun (1948, Yixing, Cina): una donna che cercava di dormire su un letto posto dalla cinese Vitamin Creative Space in mezzo al via vai dei visitatori.
Marc Spiegler, di The Art Newspaper, a tal proposito ha rilevato la ancora scarsa propensione degli artisti cinesi a ricorrere a ingaggi a lungo termine presso le gallerie: molti lavori, alcuni mai esposti, passano direttamente dallo studio al collezionista, o alle case d’asta.
Loris Gréaud e DGZ Research, Why is a raven like a writing desk?, installazione, 2006
La lista di eventi sciorinati da Frieze non é però ancora finita. A cinque artisti (Manon de Boer, Miguel Calderón, Bonnie Camplin, Phil Collins, Apichatpong Weerasethakul) é stata commissionata la realizzazione di brevi film in 35 mm, mentre Frieze Talk ha radunato grossi nomi del mondo dell’arte e non per discutere su questioni di gusto, nuove forme di performatività, sulle relazioni tra la pittura e alcune pratiche concettuali, e ancora, sulle potenzialità evocative di un’architettura contemporanea e avveniristica. Dibattiti che a fine ottobre saranno disponibili sul sito dell’emittente artistica londinese Resonance 104.4 fm, presente in fiera con un suo stand, in cui si sono succedute conversazioni con artisti, critici, filmmaker, visitatori. Oltre ad una quotidiana collaborazione, della durata di un’ora, con l’istituzione artistico-culturale irlandese Project Arts Centre. L’appuntamento più atteso della lista, Art beyond art con Jean Baudrillard e Sylvère Lotringer, é stato però cancellato.
Allontanandosi dalla sede fieristica di Regent’s Park, in tarda serata si poteva approdare a Frieze Music, grande appuntamento sonoro che nella scorsa edizione vide tra gli invitati persino Karlheinz Stockhausen. Quest’anno l’evento ha messo in scena una selezione molto variegata di generi musicali. Una performance del duo metal londinese SUNN O))), l’elettronica stroboscopica di Haswell & Hecker e dei Burning Star Core, il singolare gruppo delle Leopard Leg, dieci ragazze provenienti da Brighton e Londra. E ancora la sciamanica esibizione dei Liars, il post punk delle Erase Errata, l’eccentrico Chris Cohen dei The Curtains e la voce strampalata dei Barr.
In un’edizione che sembra aver voluto soffermarsi sulle ultime novità e tendenze musicali si sente però la mancanza di almeno un’esponente del New Weird American Movement, l’unica vera e propria novità del mercato musicale degli ultimi tre anni, con gioielli del calibro di Devendra Banhart e Cocorosie.
Frieze Art Fair ha riconfermato comunque la sua identità di fiera giovane, capace di incuriosire e avvicinare all’arte contemporanea anche i non addetti al settore. Una fiera che grazie al suo ampio ventaglio di eventi riesce ad ottenere un elevato indice di coinvolgimento e gradimento da parte dei più disparati target d’utenza.

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link correlati
www.frieze.com
www.zooartfair.com
www.year06.co.uk
www.scope-art.com
www.resonancefm.com

enzo lauria
fiera visitata il 14 e 15 ottobre 2006

[exibart]

1 commento

  1. incredibile notare non si sia accennato alla presenza in fiera di Piero Roi che con la sua apparizione ha suscitato clamore tra gli esperti

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