17 agosto 2021

Piccole e grandi storie dai margini del mondo, al Festival Fotografica di Bergamo

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L'Ex Centrale Elettrica Daste e il Monastero del Carmine ospiteranno una serie di mostre e progetti per la terza edizione del Festival Fotografica di Bergamo, dedicata al tema delle periferie

La rinascita urbana e sociale parte dalle aree periferiche, una volta considerate marginali, estranee alle ipotesi di sviluppo più avanzate ma, oggi, diventate il nucleo di nuovi e vitali processi. A rappresentare queste zone, raccontarle attraverso le immagini, sarà l’edizione 2021 di “FOTOGRAFICA”, Festival di Fotografia Bergamo che proprio in due luoghi simbolo della rigenerazione urbana bergamasca presenta il suo programma di mostre, workshop, iniziative, dal 2 ottobre all’1 novembre. Basilico, Bulaj, Faraci, Ramazzotti, Diffidenti, Alessi, Podavini, Bispuri, Ducke, Rota, i nomi in dei fotografi in esposizione, in un ideale percorso esplorativo di tutti i “luoghi non luoghi”: urbani, dell’anima, sociali, intimi, creativi, diversi.

Le due sedi del Festival

Una linea di continuità tematica attraverserà Bergamo e interesserà le due sedi principali del Festival Fotografica: l’ex-centrale elettrica Daste e Spalenga, oggi Daste, e il Monastero del Carmine a Bergamo Alta. Imponente e solitaria testimonianza dell’economia manifatturiera del secolo scorso Daste è divenuta, a seguito di un importante intervento di riqualificazione, sede di prestigio per lo sviluppo culturale e ricreativo con sale di proiezioni, spazi per il coworking, attività istituzionali e laboratori didattici di arti: uno spazio di socialità e aggregazione, oltre che innovativo motore di trasformazione urbana, sociale e culturale.

Bene culturale pubblico di grande interesse storico e artistico, il Monastero del Carmine a Bergamo Alta dal 1996 è sede del TTB Teatro tascabile di Bergamo – Accademia delle Forme Sceniche. Il Tascabile nel 2018 ha sottoscritto con il Comune di Bergamo il primo Partenariato Speciale Pubblico Privato in Italia per il recupero e la valorizzazione in chiave culturale del Monastero rendendone possibile l’utilizzo per manifestazioni culturali come, per l’appunto, Festival Fotografica.

Non solo cornice ma grande protagonista, “Bergamo” è la mostra di punta del festival. Gli scatti del grande fotografo Gabriele Basilico, in esposizione all’ex centrale, sono un viaggio nella città minuziosamente documentato, che mette in relazione architetture e spazi, contraddizioni ed assonanze grazie ad uno studio capillare ed un occhio meticoloso. Ne rimangono preziose foto, risultato di una verifica ottenuta in seguito al «Gesto fondamentale del fotografo: il guardare», come aveva lui stesso dichiarato in un’intervista del 1998.

Festival Fotografica: le mostre al Monastero del Carmine

Epicentro del festival Fotografica di Bergamo sarà il Monastero del Carmine, con una serie di mostre ad ampio raggio, dall’Afghanistan a Palermo, attraversando grandi paesaggi e ritratti quotidiani.

Broken songlines” è il progetto di Monika Bulaj, al Monastero del Carmine: le sue fotografie immortalano le ultime oasi d’incontro tra fedi, zone franche assediate dai fanatismi armati, patrie perdute dei fuggiaschi di oggi. Luoghi dove gli dei parlano spesso la stessa lingua franca, e dove, dietro ai monoteismi, appaiono segni, presenze, gesti, danze, sguardi. Un cammino che la fotografa realizza con i nomadi, minoranze in fuga, pellegrini, ricercando il bello anche nei luoghi più tremendi.

Sono un itinerario nel cuore di Palermo le immagini realizzate da Francesco Faraci “Malacarne: Kids come first”. Gli scatti, racchiusi in un libro, raccontano tre anni di attività del fotografo nelle viscere del capoluogo siciliano. I bambini vengono prima di tutto, anche in quelle realtà percepite ai margini della società, dove sono in vigore leggi non scritte che, a volte, si è costretti a conoscere e ad assimilare come vere e proprie regole dello stare al mondo.

In “Baraccopolis”, Sergio Ramazzotti offre uno sguardo che arriva dritto come un pugno allo stomaco su un fenomeno che interessa l’esistenza di un essere umano su sei. Periferia estrema della città, della società e della dignità umana, le baraccopoli interessano da vicino anche il nostro Paese.

Cantine, roulotte, automobili e baracche: non luoghi che sorgono al confine dei contesti urbani, al confine della realtà.

“L’altra faccia” Tra Verdellino, Zingonia e Ciserano è il progetto fotografico di Giovanni Diffidenti che narra l’attività di Sguazzi Onlus, “A Beautiful Wave”. Le immagini catturano il lavoro di recupero dell’associazione su questo territorio tra il 2018 e il 2019 e portano a conoscenza del processo che ha coinvolto le Torri di Ciserano, documentando come erano appena prima e durante l’abbattimento. Sono le storie di ragazze e ragazzi che vivono, interagiscono, vogliono confrontarsi e mettersi in gioco l’uno con “l’altro”. Gli altri sono la ragazza senegalese che gioca a basket con il ragazzo pakistano o l’istruttore bosniaco che insegna parkour al giovane italiano.

E ancora, Silvia Alessi ritrae la quotidianità delle popolazioni che abitano una delle periferie del mondo poste tra i 3 e i 4 mila metri sul livello del mare: “Il Piccolo Pamir Afghano” è una raccolta di immagini che immortalano il Corridoio Wakhan, una lunga striscia di terra larga pochi chilometri nell’Afghanistan nordorientale. Il Corridoio è divenuto vicolo cieco in seguito alla chiusura di tutte le frontiere, pattugliate a vista, rendendone impossibile l’uscita.

“MiRelLa” di Fausto Podavini è un racconto lungo quattro anni, iniziato come uno studio sulla malattia, diventato presto narrazione di vita quotidiana. Mirella e Luigi sono uniti da 43 anni, dei quali gli ultimi sei hanno lottato contro la malattia degenerativa di Luigi, l’Alzheimer, che offusca i ricordi e cambia le persone inesorabilmente. Una storia senza confini, racconto emotivo ed intenso di una sorta di periferia dell’anima: un non luogo che colpisce le persone indipendentemente dal sesso, dal ceto sociale, dal paese di provenienza.

I “Prigionieri” di Valerio Bispuri sono i detenuti delle carceri italiane: gli invisibili che vivono in un luogo non luogo, da sempre ai margini della società. Dopo aver concluso “Encerrados”, viaggio fotografico durato dieci anni attraverso 74 carceri del Sud America, Bispuri nel 2014 decide di continuare a esplorare il mondo dei detenuti nelle carceri italiane. “Prigionieri”, “Encerrados” e “Paco” formano la trilogia della libertà perduta. Una narrazione del quotidiano che esplora le condizioni di vita quotidiana dei detenuti e capire difficoltà, bisogni, emozioni.

Emile Ducke ci porta a bordo di un convoglio ospedaliero che viaggia in città remote della Siberia. “Diagnosi” è il racconto fotografico del treno di San Luca, che per due settimane, dieci volte l’anno, attraversa l’entroterra russo, per offrire l’assistenza sanitaria mancante a chi abita in quelle terre remote, lontane, fredde.

Infine, la “Physis” che si incontra in questo progetto di Cristian Rota è quella di “terre lontane” alla periferia del mondo, vissute come “luogo salvifico” che riduce a nulla il nostro antropocentrismo di fronte ad una Natura che è potenza creatrice e distruttrice, che opera incurante dell’uomo mortale. Da vedere per comprenderne la profondità e la bellezza.

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