12 dicembre 2024

Senigallia celebra Mario Giacomelli: la poesia della camera oscura, a Palazzo del Duca

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Una mostra a Palazzo del Duca apre il programma che Senigallia dedica al suo grande artista: 100 fotografie e materiali inediti, per ricordare l'eredità di Mario Giacomelli

Io non ho mani che mi accarezzino il volto, 1961, provino con appunti di stampa_Courtesy Archivi Mario Giacomelli (c) Eredi Giacomelli

Nell’intreccio tra luce e ombra, tra poesia e materia, si svela l’universo di Mario Giacomelli, tra i più grandi maestri della fotografia italiana del Novecento. A 25 anni dalla sua scomparsa e a cento dalla nascita, Senigallia, sua città natale, rende omaggio alla sua arte con la mostra La Camera Oscura di Giacomelli. Questa esposizione, che sarà visitabile fino al 6 aprile 2025 nello storico Palazzo del Duca, ricade nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della nascita dell’artista che prenderanno il via nel 2025. Nella parte riqualificata dell’edificio monumentale, trovano spazio anche circa 80 fotografie accuratamente selezionate e allestite in maniera permanente, in collaborazione con gli Archivi Giacomelli.

Ritratti Mia madre, 1955. Courtesy Archivi Mario Giacomelli © Eredi Giacomelli

L’antro dello sciamano

Fulcro della mostra è la camera oscura, spazio alchemico in cui Giacomelli trasformava la materia del reale in visioni straordinarie. Tra gli oggetti esposti figurano la sua macchina fotografica Kobell, provini di stampa, appunti manoscritti e strumenti che raccontano la peculiarità di un processo di lavro in cui tecnica, immaginazione e intuizione trovavano declinazioni sempre intense. A orientare il percorso, l’installazione multimediale Sotto la pelle del reale, che riporta la voce dello stesso Giacomelli, tratta da un’intervista del 2000, intrecciandosi con immagini in movimento e frammenti scritti.

A Silvia, Spoon River, Paesaggio, variazione di stampa, rielaborazione anni 80 di una fotografia degli anni 60. Courtesy Archivi Mario Giacomelli © Eredi Giacomelli

Il percorso espositivo, articolato in otto sale tematiche, rivela il cuore pulsante della poetica giacomelliana: l’intreccio tra memoria e paesaggio, tra letteratura e immagine. Tra le opere esposte spiccano i cicli più celebri, come Io non ho mani che mi accarezzino il volto, ispirato ai testi di Padre David Maria Turoldo, e Spoon River Anthology, tratto dai versi di Edgar Lee Masters. Questi lavori testimoniano il legame inscindibile tra fotografia e poesia nell’arte di Giacomelli, dove la luce diventa strumento di introspezione e le immagini sono la sintassi di un discorso sul rapporto tra l’uomo e il mondo. La camera oscura torna ancora, a fine percorso, nelle riproduzioni fotografiche commissionate da Guido Harari in occasione del progetto editoriale Nella camera oscura di Mario Giacomelli. L’antro dello sciamano (Rizzoli Lizard, 2024), realizzato in collaborazione con l’Archivio Mario Giacomelli di Rita e Simone Giacomelli.

Scandita da circa cento fotografie originali e una ricca selezione di materiali inediti, La Camera Oscura di Giacomelli è un invito al viaggio per scoprire l’immaginario giacomelliano, mostrando come le sue opere siano ancora oggi una fonte inesauribile di ispirazione e un invito a guardare oltre la superficie del reale.

Paesaggio, anni 60. Courtesy Archivi Mario Giacomelli © Eredi Giacomelli

Mario Giacomelli, la biografia

Nato nel 1925 a Senigallia, Giacomelli vi trascorse l’intera vita, senza mai allontanarsi dalla realtà che lo aveva ispirato. Dopo aver vissuto un’infanzia segnata dalla perdita del padre e dalla povertà, iniziò a lavorare come tipografo, un mestiere che gli permise di sviluppare un rapporto unico con la materia visiva e le superfici stampate. Nel 1953, l’incontro con il fotografo Giuseppe Cavalli, figura centrale della fotografia italiana del dopoguerra, segnò l’inizio di un percorso artistico straordinario.

Sin dagli esordi, Giacomelli si distinse per uno stile radicale e innovativo. Lontano dal neorealismo dominante, le sue immagini rifiutavano la semplice documentazione del reale per abbracciare un linguaggio espressionista e visionario. Con forti contrasti, geometrie ardite e composizioni che sfiorano l’astrazione, i suoi paesaggi e ritratti si trasformano in metafore esistenziali.

Nel 1964, la consacrazione internazionale arrivò con la selezione per The Photographer’s Eye, mostra curata da John Szarkowski al MoMA di New York, che incluse le sue opere nella collezione permanente del museo. Negli anni successivi, esposizioni alla George Eastman House e alla Biennale di Venezia consolidarono il suo ruolo di protagonista della fotografia contemporanea.

Nonostante il successo, Giacomelli rimase sempre fedele alle sue radici. La sua Senigallia, con i suoi paesaggi ondulati e la luce vibrante delle Marche, continuò a essere il centro del suo immaginario. La tipografia Marchigiana, da lui gestita, divenne un luogo di sperimentazione e riflessione, un laboratorio in cui arte e vita si intrecciavano.

Attivo fino alla fine, Giacomelli non smise mai di esplorare nuovi territori creativi. La sua morte, nel 2000, lasciò un vuoto nel mondo dell’arte ma il suo lascito continua a ispirare generazioni di fotografi e artisti.

Metamorfosi della terra, La luce in luglio, anni 70. Courtesy Archivi Mario Giacomelli © Eredi Giacomelli

Le celebrazioni per il centenario di Mario Giacomelli

Nell’ambito delle Celebrazioni per il Primo Centenario dalla Nascita di Mario Giacomelli, che avranno inizio nel 2025, l’Archivio Mario Giacomelli, all’interno di un più complesso e articolato programma, darà corpo a una serie di grandi mostre che documentano l’intera produzione del fotografo e ne aggiornano la sua interpretazione critica.

Le prime due importanti mostre saranno quelle di Roma e Milano. La prima, presso Palazzo delle Esposizioni, dal 17 aprile all’1 settembre 2025, seguita da quella di Palazzo Reale, a Milano, dal 24 maggio al 21 settembre 2025, per proseguire con un calendario espositivo che toccherà varie sedi nazionali e internazionali per concludersi nel 2027.

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