21 maggio 2008

in fumo_recensioni P-HPC

 
Premi il tasto reset e una nuova vita sboccia. Una vita fatta di fili, acciaio e gesti meccanici, mai errati e consolanti nella rotondità dei loro movimenti. Ma per arrivare a questo, prima devi cancellare il tuo passato...

di

Lo vuoi fare? Vuoi entrare al Post-Human Processing Center? Cambiare. Dopo la perdita del sentimento, del senso di tutto. Si può? Forse. Puoi togliere un pezzo, modificare una parte, asportare ciò che non serve, ciò che non ti rende perfetto o non ti fa star bene. Alla ricerca dell’archetipo, della purezza.
Sarah lo vuole fare. Vuole diventare una macchina. L’inquadratura, all’inizio del viaggio visionario di P-HPC, il centro per la riprogrammazione dell’essere umano, è per lei. È lei che apre le porte e decide di andarsene per sempre dall’imprecisione del quotidiano e dal ragazzo che la ama. Perché? Perché è giusto così, per entrambi. Lo fa con l’inconsapevolezza dei suoi pochi anni di adolescente, con una convinzione che solo un certo tempo della vita può concedere, una voglia di autodistruzione e rinascita totale che solo i teenager possono sentire.
Quando la luce scende su di lei per scomporre il suo corpo, ecco arrivare Uto, il suo ex, fin troppo legato ai suoi sentimenti. Uto, povero ragazzo, povero scarto di una società in cui si sente estraneo. Una società che aveva come unico lato sensato lei, Sarah. Lo conosciamo attraverso due vie: i suoi ricordi prima della separazione e nel suo presente, rappresentato dalla sua decisione di entrare al P-HPC, per seguire fino in fondo la sua unica ragione di vita. Una pagina di P-HPC di AusoniaEcco così un continuo passaggio tra passato vissuto e presente attuale, un mix di immagini che sfumano, creando un connubio non facilmente decifrabile tra reale e irreale. Fino al definitivo, amaro (o forse no?) finale.
Ausonia è un autore complesso: oltre al suo tratto impressionante che si divide tra l’illustrazione, il fumetto e un’arte pittorica dai toni deviati e disturbati (il suo Pinocchio è un lampante esempio di quanto la mano di quest’artista produca “diversità” affascinanti), ecco la predilezione per un uso narrativo non lineare, ben più profondo di quanto possa apparire al primo sguardo.
In P-HPC, l’autore fiorentino tocca la sua punta massima di sperimentazione e il risultato non è definibile. Quest’opera è letteratura grafica, fotografia e narrativa. È un sogno, una visione, una storia d’amore o una critica di una società che uccide gli ideali a favore di una perfetta esteriorità, forma produttiva e non pensante, creata unicamente per un compito meccanico. L’unione del fumetto alla fotografia per realizzare un percorso di memorie, che scompaiono lentamente da Uto nel suo cammino tecnologico, è un’innovazione totale. Il disegno diventa raffigurazione di momenti lontani, quasi relegati in un mondo a parte per la loro bellezza e profondità, mentre la fotografia è l’archivio di ricordi vivi, pulsanti e quotidiani, corrotto e sfocato dal percorso di spersonalizzazione in atto.
Vignette da P-HPC di Ausonia
Questo lavoro è un nuovo passo nell’immaginario della comunicazione grafica, un connubio sperimentale nato dopo sette lunghi anni di teorizzazione, produzione e visualizzazione. È un’ulteriore riprova della voglia di Ausonia di creare in libertà assoluta. Una storia d’amore comune raccontata in un modo impensabile e fuori da ogni schema concepibile. Una prova tesa a descrivere le infinite possibilità che l’arte visiva possa dare.

link correlati
P-HPC
Il blog di Ausonia

matteo benedetti

la rubrica in fumo è diretta da gianluca testa


Ausonia – P-HPC. Post-Human Processing Center
Bloom, Verona 2007
Pagg. 128, ill. col., € 19
Info: la scheda dell’editore

[exibart]

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