07 maggio 2025

C’è Tefaf tra le maxi fiere della settimana di New York

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L’undicesima edizione della fiera apre le porte a Park Avenue Armory, con 91 gallerie internazionali. Ecco che cosa vedremo tra gli stand

tefaf New York
Tefaf New York. Photo by Julian Cassady

Si scaldano i motori di TEFAF New York, l’avamposto americano della fiera-colosso torna a Park Avenue Armory. Preview 8 maggio, apertura al pubblico dal 9 al 13. I protagonisti? 91 espositori da ogni parte del globo, portano nella Grande Mela opere d’arte moderna e contemporanea, ma anche gioielli, antichità e design. È «la sorella contemporanea di Tefaf Maastricht», come piace definirla agli addetti ai lavori; e si svolge non a caso nelle settimane più calde per la primavera dell’arte di New York: quella delle grandi fiere (da Frieze a Independent) e, a seguire, quella delle Evening Sales (Christie’s e Sotheby’s in primissima linea).

Si inizia. Presenti all’appello i giganti David Zwirner, White Cube, Thaddaeus Ropac, Almine Rech, Gagosian, Landau Fine Art, poi Axel Vervoordt, Van de Weghe, Gladstone Gallery, Galerie Chenel. Ci sono le grandi realtà newyorkesi, come Di Donna Galleries, Salon 94 e Skarstedt, E anche diverse gallerie italiane (o con sede in Italia) tra cui Cardi, Galleria Continua, Massimodecarlo, Tornabuoni Art , Galleria d’Arte Maggiore g.a.m., Robilant+Voena, Richard Saltoun Gallery. «Sono entusiasta di vedere la vivace convergenza della comunità artistica globale a TEFAF New York», dichiara Dominique Savelkoul, Direttore Generale di TEFAF. «Quest’anno, gli espositori mettono in mostra la variegata arte per cui TEFAF New York è rinomata, unendo talento straordinario, qualità e fascino estetico».

Gli highlights sparpagliati tra gli stand? Estremamente variegati. Come Jeune Fille au bouquet del 1935, ad opera di Marie Laurencin (lo porta Almine Rech). «Nel corso della sua lunga e prestigiosa carriera», anticipano dalla galleria, a proposito dell’artista, «non solo ha esaltato le modelle – scegliendo raramente di rappresentare uomini – ma ha anche coltivato un’estetica deliberatamente delicata. Prediligeva toni pastello, illustrazioni ingenue da libro di fiabe e pennellate ariose. I suoi graziosi ritratti di belle ragazze erano più di una semplice ode al potere e al fascino del femminile. Funzionavano anche come espressioni visive dell’identità sessuale fluida di Laurencin».

Marie Laurencin, Jeune Fille au bouquet, 1935. Almine Rech.

Un altro pezzo forte: Meat Counter, nello stand di Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois, è uno dei primi dipinti di Robert Cottingham e un esempio estremamente raro del suo lavoro degli anni ’60. Rivela l’influenza della sua carriera iniziale nella pubblicità, mostrando anche i primi segni della sua abilità come fotorealista. Mentre una statuetta in bronzo raffigurante Osiride, a mo’ di mummia, cattura l’attenzione nel booth di David Aaron. Indossa la Corona Bianca dell’Alto Egitto e i tratti del viso sono resi nei minimi dettagli, con sopracciglia sottili e rughe pronunciate. A proposito di qualità museale: un esemplare di dimensioni simili si trova ora al Metropolitan Museum di New York.

Robert Cottingham, Meat Counter. Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois.

Tra le opere rarissime anche un marmo romano presentato da Charles Ede, del II secolo a.C. Raffigura la testa di un uomo barbuto, forse Zeus o Poseidone, ma più probabilmente Asclepio, dio della medicina. Con una folta chioma – da notare: le ciocche a forma di fiamma – le palpebre profonde e le pupille a mezzaluna. Tornabuoni Art punta su un Concetto spaziale del 1965 ad opera di Lucio Fontana, una ferita inferta verticalmente sulla superficie rossa monocroma. Da non perdere anche lo Shirley Jaffe del 1967 nello stand di Galerie Nathalie Obadia, immortala la fugacità, la frenetica effervescenza di forme urbane mescolate, isolandole e adattandole con precisione sulla tela.

Roman head of a bearded god. Charles Ede

Chiudiamo in bellezza con il design: David Gill Gallery, allo stand 204, porta il tavolino Liquid Glacial di Zaha Hadid, del 2012. Con la sua superficie leggermente increspata, richiama il movimento dell’acqua e incarna la morbidezza delle forme che è la firma dell’architettura di Hadid. Mentre una starordinaria lampada firmata Tiffany è tra le protagoniste del booth di DeLorenzo Gallery, che debutta alla fiera di New York. Si tratta della Wisteria Table Lamp disegnata nel 1881 da Louis Comfort Tiffany e realizzata dai Tiffany Studios nel 1905. La base della lampada è stata ispirata dagli alberi Bela Sombra visti a Gibilterra da Tiffany e dalle designer Clara Driscoll e Agnes Northrup. C’è tempo fino a martedì 13 per scoprirli dal vivo.

Shirley Jaffe, Untitled. Galerie Nathalie Obadia

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