22 luglio 2020

L’arte contesa a colpi di swipe con Fair Warning

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La nuova app di Loïc Gouzer, genio delle aste, si inserisce nello scenario ipertecnologico del post lockdown

Opera senza titolo, Jean Michel Basquiat (1982), prossimamente su Fire Warning
Opera senza titolo, Jean Michel Basquiat (1982), prossimamente su Fire Warning

Loïc Gouzer, il genio delle aste, torna a far parlare di sé con la app Fair Warning. Ex co-chairman di Christie’s, nel 2017 aveva portato il Salvator Mundi di Leonardo da Vinci alla cifra stratosferica di $ 450,3 milioni e, non contento, ha contribuito alla vendita di Portrait of an Artist (Pool with Two Figures) di David Hockney per $ 90,3 milioni nel 2018. Poi, improvvisamente, l’annuncio del ritiro dalle scene di Christie’s.

Ma l’uomo dei record può davvero eclissarsi? Sembrerebbe di no. E così, con un progetto sviluppato quasi per gioco durante il lockdown, Gouzer inaugura Fair Warning: una app riservata ai membri – collezionisti e galleristi invitati dallo stesso Gouzer, o comunque approvati per poter accedere – che, di volta in volta, hanno la possibilità di contendersi una sola opera a colpi di swipe. A breve, inoltre, sarà il turno di un grande disegno di Jean-Michel Basquiat, con una stima compresa tra $ 8-12 milioni: disponibile in una viewing room a partire da domani, l’opera sarà battuta giovedì 30 luglio.

Non si tratta però del primo esperimento con Fair Warning, attiva dal 28 giugno con una vendita a settimana: la primissima opera aggiudicata è stata un ritratto di Steven Shearer, Synthist (2018), che ha raggiunto la cifra di $ 437.000, superando la stima di $ 180.000-250.000. Da allora, altri due pezzi sono passati dall’app: un David Hammons battuto per circa $ 1,3 milioni (stima $ 500.000-700.000) e un’opera di Steven Parrino, con un risultato di $ 977.500 (stima $ 650.000-750.000). «Scelgo soltanto opere che acquisterei per la mia collezione invisibile», dichiara Gouzer, «i miei gusti sono eclettici ma molto selettivi. Non ho alcuna pressione, perché non ho investitori. È un’estensione di quello che facevo quando ero da Christie’s, ma in completa libertà».

E quindi eccoci qui, in questo mondo ipertecnologico in cui il lockdown ci ha catapultati. Se un anno fa ci avessero detto del successo delle aste online, e addirittura di una app come quella di Gouzer, forse non ci avremmo creduto. E, di sicuro, non avremmo immaginato che potessero sopperire in maniera così efficiente all’esperienza live. Nelle ultime settimane vi abbiamo raccontato di New Now di Phillips, di ONE di Christie’s, dell’asta di arte moderna e contemporanea di Sotheby’s di fine giugno: tutte online, in mondovisione. Vi abbiamo parlato dei $ 84,5 milioni per un trittico del 1981 di Francis Bacon e dei $ 46,2 milioni per il Nude with Joyous Painting di Roy Lichtenstein, che bastano a commentare l’entusiasmo per le nuove piattaforme.

Forse, è vero, c’è ancora un po’ di nostalgia verso quegli appuntamenti che, per dirla con le parole di Jerry Saltz, “creano nuovi valori e trasformano il desiderio in feticismo”, con la difficoltà di distinguere le offerte vere da quelle fantasma, la curiosità di capire chi (e per conto di chi) stia ripuntando, la fibrillazione di quando in sala un’opera supera di tre, cinque, dieci volte la sua stima iniziale. Vorremmo l’evento, insomma, ci manca l’adrenalina.

Eppure, forse, la verità è che nel giro di qualche mese ci siamo già abituati a questi format ibridi o completamente virtuali, assuefatti dalla possibilità di ottenere tutto in un paio di click; inclusa un’opera d’arte, inclusa un’opera d’arte a tanti zeri. E l’uomo dei record ha colto subito la palla al balzo, impaziente di registrare nuovi traguardi con la sua app. You snooze, you lose.

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