30 giugno 2020

Sotheby’s: 235 milioni e vari record per la nuova asta ibrida di giugno

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Aperta dal vivo e in streaming, l’asta serale di Sotheby’s segna la riapertura ufficiale del grande mercato dell’arte. Che mostra i muscoli con vendite milionarie e record

Tempi di riaperture anche per il mercato dell’arte che, contrariamente ad alcune previsioni poco rosee, ha mostrato tutta la sua potenza. A dir poco muscolare è stata infatti l’asta di arte moderna e contemporanea di giugno tenutasi la scorsa notte da Sotheby’s, il primo appuntamento di questo nuovo corso post covid-19, preceduto da un tam-tam mediatico che è sicuramente servito allo scopo e che, oltretutto, rappresenta anche un esperimento organizzativo.

Divisa in tre parti, una dedicata alla collezione di Ginny Williams, un’altra alle selezioni postbelliche e contemporanee e l’ultima all’arte moderna e impressionista, la vendita, si è infatti svolta in maniera ibrida, con poche e distanziate persone in sala ma in diretta streaming su tre continenti in contemporanea, a Hong Kong, Londra e New York, le capitali del mercato. Tra i lotti di spicco, importanti opere di Francis Bacon, Jean-Michel Basquiat, Joan Mitchell e Lee Krasner. Diversi i record raggiunti per Mario Carreño, Vija Celmins, Leonor Fini, Helen Frankenthaler, Wifredo Lam, Alice Rahon, Remedios Varo, Matthew Wong.

Il caldo giugno di Sotheby’s: cosa c’era in asta

Una mondovisione che non ha tradito le attese, visto che è stata raggiunta la cifra totale di 235 milioni di dollari. D’altra parte le aspettative erano alte, visto che in vendita figuravano blockbuster di collezionisti importanti. Per esempio, 18 lotti del magnate Ginny Williams, che da soli hanno fruttato 65,5 milioni di dollari, 10 opere della collezione di Hunk e Moo Anderson, vendute per 66,3 milioni di dollari, e 10 opere di una collezione privata di surrealisti e modernisti latinoamericani, per un totale di 26,6 milioni di dollari.

Ma qualche dubbio c’era: comprare opere d’arte a distanza e a portata di un clic poteva anche creare qualche incertezza ma, alla fine, ogni timore è stato superato. La vendita, della durata complessiva di quasi cinque ore, è andata avanti senza intoppi tecnici e ha fornito diverse e affidabili testimonianze del fatto che il mercato dell’arte bluechip si sta aprendo alla possibilità delle aste online, come del resto accaduto anche pochi giorni fa, con la vendita dedicata all’arte italiana.

Tra le altre opere significative per il contemporaneo, da segnalare White Brushstroke I di Roy Lichtenstein, venduto per 27 milioni di dollari, PH-144 (1947-Y-NO.1) di Clyfford Still, ceduto per 28,7 milioni di dollari, una scultura in acciaio di Donald Judd del 1962 a 9,8 milioni di dollari. Buoni risultati anche per Agnes Martin, i cui fiori bianchi hanno raddoppiato la stima iniziale, da 2 a 5,2 milioni di dollari, e per Lee Krasner, con Re-Echo arrivata a 9 milioni, da una base di 7,7. Una tela blu del 1956, dell’espressionista astratto Sam Francis, è andata a 8,9 milioni di dollari. La vendita ha portato un nuovo record anche per Vija Celmins, il cui dipinto Night Sky # 7 è stato venduto per 6,6 milioni. Record anche per Wilfredo Lam: una sua opera del 1934 è stata venduta per 9,6 milioni di dollari, superando il precedente record stabilito nel dicembre 2017, durante una vendita di Sotheby’s Parigi, che ammontava a 5,2 milioni.

Untitled (Head) di Basquiat, 1982

Molta attenzione anche per l’opera di Basquiat, un senza titolo con testa scarabocchiata su carta, venduto a 15,2 milioni di dollari, battendo il precedente prezzo record dei lavori con tecnica simile, fissato a 13,6 milioni. Bene anche Picasso, la cui piccola Tête de Femme Endormie, del 1934, è stata venduta per 11,2 milioni di dollari. Tra i nuovi nomi, c’è anche Matthew Wong, artista suicidatosi nell’ottobre 2019. Una sua opera è stata venduta a 1,82 milioni di dollari, a partire da una stima di appena 60mila dollari.

Il Bacon sul podio dei milionari

Ma l’apice si è raggiunto durante le offerte per il Triptych Inspired by the Oresteia of Aeschylus del 1981 di Francis Bacon, messa in vendita dal collezionista norvegese Hans Rasmus Astrup, che acquistò l’opera nel 1984 e ha spiegato di volersene privare per raccogliere fondi per la sua fondazione privata, l’Astret Fearnley Museet di Oslo. A darsi battaglia, Gregoire Billault, in sede, e un offerente online dalla Cina. Prezzo finale: 84,5 milioni di dollari e premio di lotto più costoso della serata, anche se la stima prevendita era 80 milioni.

L’opera è ora al terzo posto nel podio di Francis Bacon, comunque ben distante dall’ormai leggendario Three Studies of Lucian Freud, venduto per 142,4 milioni di dollari nel 2013. Erano altri tempi, vero, ma qualcuno poteva seriamente pensare che i ricchi collezionisti potessero essere spaventati da questa ennesima crisi? Insomma, in alta quota si respira bene.

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