15 novembre 2019

Il primo murales di Keith Haring ad andare all’asta non ha reso tutti felici

di

Un murales di Keith Haring è stato staccato e venduto in asta da Bonham per quasi quattro milioni di dollari. Ma l'affare non ha fatto felice la Fondazione dell'artista

Tra il 1983 e il 1984, proprio nel momento in cui stava per raggiungere la fama mondiale, Keith Haring realizzò un grande murales di 25 metri sulla parete della Grace House, un centro cattolico per la gioventù nell’Upper West Side di Manhattan. Secondo i ricordi dei presenti, Haring impiegò poco meno di un’ora per realizzare l’opera, composta da 15 figure di “radiant child” che rappresentano la summa perfetta della sua estetica così peculiare. O meglio, rappresentava, visto che il murales di Haring è stato meticolosamente staccato dalla sua sede e venduto all’asta nel corso della vendita Post-War & Contemporary Art di Bonham, il 13 novembre. Per di più a pezzi separati. Valore della vendita 3,860,075 dollari, comunque lontano dal record di Haring, attestato a 6,5 milioni del grande Untilted venduto da Sotheby’s nel 2017 che, però, è stato successivamente venduto a un prezzo inferiore (dell’intricata storia ne scrivevamo qui).

Il lungo viaggio del murales di Keith Haring

E dire che, a quel tempo, Gary Mallon, il direttore dell’istituto cattolico non era troppo convinto dell’operazione, non sapendo chi fosse quel giovanotto, anche se proprio nel 1984 Haring avrebbe esposto alla Biennale di Venezia. In ogni caso, a convincere il direttore fu un allora giovanissimo Benny Soto, che Haring conobbe nel corso della frenetica vita notturna newyorchese e che avrebbe fatto da assistente in studio fino alla prematura scomparsa dell’artista, avvenuta il 16 febbraio 1990. Credo che ci impiegò circa 40 minuti. Era velocissimo e non c’era nessun disegno preparatorio o studio. «Veniva tutto spontaneamente, dalla sua testa al muro, attraverso il pennello», spiegava Mallon a Newsweek nel 2016, quando il murales, per lungo tempo dimenticato, fu ritrovato.

Il murales è rimasto alla Grace House anche dopo la chiusura del centro ma i costi di gestione della struttura erano diventati troppo alti per la Ascension Church, proprietaria dell’edificio. Ed è stata la stessa chiesa a investire ben 900mila dollari per staccare il murale, chiamando la ditta specializzata EverGreene Architectural Arts, che è riuscita a conservare intatte tutte le figure, pur sezionandole. Quindi, la chiesa ha consegnato il murales di Haring a Bonham, che l’ha messo in asta e venduto a un prezzo compreso nella stima iniziale, tra i 3 e i 5 milioni di dollari. Il ricavato, secondo quanto riportato dalla casa d’aste, sarà destinato a progetti di miglioramento per la parrocchia della chiesa ma non è stato ancora specificato di cosa si tratta a qual è l’entità della donazione.

Qualcuno non è felice

La Haring Foundation si è però dichiarata non troppo felice per questa situazione, anzi, «Siamo delusi», aveva dichiarato il presidente Gil Vazquez al New York Times. «Questo murales non doveva essere di proprietà di un collezionista. Doveva illuminare una stanza piena di bambini. E rimanere un pezzo unico», ha detto Vazquez, auspicando un’esposizione pubblica dell’opera ma anche una donazione a favore della Foundation oppure di un ente benefico.

Oltre a portare acqua al suo mulino, Vazquez ci è andato giù duro, citando un debito di 3,8 milioni di dollari della Ascension Churchnei confronti dell’arcidiocesi di New York. Insomma, un caso per i Blues Brothers.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui