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Un altro ingresso importante nel roster di David Zwirner, con le sue sedi sparse tra New York, Los Angeles, Londra, Parigi e Hong Kong. Adesso, il gallerista annuncia la rappresentanza delle opere di Yoshitomo Nara: «In questa veste», spiega in un comunicato ufficiale, «la galleria collaborerà con l’agente internazionale dell’artista, Joe Baptista, fondatore di Equivalence Art Agency, un’iniziativa che promuove progetti incentrati sull’artista». Negli ultimi 14 anni, a rappresentare Nara era stata un’altra super galleria, Pace Gallery.
Trascorreva molto tempo da solo, da piccolo, Yoshitomo Nara. La sua infanzia si è svolta nelle zone rurali del Giappone settentrionale, qui amava leggere le storie per bambini di Kenji Miyazawa e ascoltare musica folk e blues («introdottagli dalle trasmissioni radiofoniche notturne delle forze armate statunitensi»). Studiò pittura in Giappone e in Germania, dove visse e lavorò per dodici anni. È negli anni ’90 che emergono le sue iconiche figure di bambini, le teste grandi, gli occhi distanti. Nel 2011, il terremoto e lo tsunami di Tōhoku devastano il Giappone settentrionale: quella distruzione avrà un impatto decisivo sulla vita, e sulla carriera, di Nara. «Si sentì costretto a riconsiderare il suo ruolo di artista», rivela la nota di Zwirner, «e riorientò la sua attenzione verso la regione colpita, avviando progetti artistici locali basati sulla comunità. Quando tornò a dipingere, il suo linguaggio pittorico era cambiato: emersero volti eterei dall’espressione meditativa, molteplici tocchi e strati traslucidi di colore formavano i loro occhi affascinanti e pieni di sentimento». Le conosciamo tutti, oggi. Da Sotheby’s, a New York, una delle sue bambine arrabbiate finiva venduta per HKD 195,696,000 (circa $ 24,9 milioni). Più di recente, a Londra, nel 2025, i suoi Cosmic Eyes (in the Milky Lake) arrivavano da Sotheby’s a £ 9 milioni.
«Le mie opere non sono rivolte agli altri, né li raffigurano», spiega Yoshitomo Nara. «Come autoritratti, nascono da dialoghi con me stessa, con il mio io nudo che prende la forma di bambini o animali sdraiati sul piano pittorico. In questo senso, credo che chi osserva le mie opere vi scopra anche sé stesso e instauri un dialogo con il proprio io interiore. Ora mi sento fortunato di presentare le opere che creerò sotto la guida di un gallerista che, pur essendo nato e cresciuto in un luogo diverso, condivide la stessa generazione e lo spirito dell’epoca che entrambi abbiamo vissuto, comprese le sue sottoculture. Sono anche consapevole che questa fortuna si basa sui molti strati di fortuna che mi hanno portato fin qui».
Parola a David Zwirner: «Sono un fan dell’opera di Yoshitomo Nara da quando l’ho incontrata per la prima volta nella mia città natale, Colonia, nei primi anni Novanta. L’opera di Nara mi sembrava così radicale allora, in quanto andava contro le strategie post-concettuali che erano diffuse nel mondo dell’arte dell’epoca. Al contrario, Nara ci invitava a contemplare un mondo di vulnerabilità e autentica connessione umana. Ho presto scoperto che io e Nara non condividevamo solo gli anni formativi a Colonia, ma anche un profondo amore per la musica. Per me, l’opera di Nara non è dissimile da una grande canzone: personale, emotiva, intransigente e aperta alla sperimentazione. Visitare l’ampia e splendida retrospettiva di Nara alla Hayward Gallery di Londra, all’inizio di quest’anno, è stata una vera rivelazione. Ancora una volta, sono rimasto colpito dall’enorme generosità di Nara come artista; ci invita prontamente nel suo universo interiore, sfidandoci al contempo a confrontarci con il nostro, ricordandoci che abbiamo il diritto di resistere. Sono profondamente onorato di dare il benvenuto in galleria a Yoshitomo Nara, una delle voci più importanti e autentiche della cultura contemporanea».














