12 febbraio 2024

Modenantiquaria. Ovvero “rifugiarsi” nei vecchi maestri in fiera

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È in corso la 37esima edizione di Modenantiquaria. Da Canaletto a Guercino, ecco i grandi nomi in vendita tra gli stand

Marcantonio Franceschini (Bologna 1648 – 1729), Pastorale. Olio su tela, 125 x 152,3 cm. Courtesy of Galleria Carlo Orsi

A Modenantiquaria le gallerie sono quelle delle super fiere internazionali. Le abbiamo appena incontrate al Brafa di Bruxelles, ne rivedremo altrettante all’imminente edizione di Tefaf, sotto il cielo plumbeo di Maastricht. Da Carlo Orsi a Maurizio Nobile Fine Art, passando per Altomani & Sons, Lampronti Gallery, Ars Antiqua, tutti accorsi nel cuore dell’Emilia-Romagna per confrontarsi con oltre mezzo millennio di arte antica, dal 10 al 18 febbraio. Con tanto di autorevole vetting iniziale. C’è tutto: i capitelli di Mearini Fine Art, i tappeti orientali di Mirco Cattai, le ceramiche, gli scrigni preziosi, gli immancabili fondi oro («Non avete fondi oro quest’anno?», chiedeva un collezionista nello stand di Tornabuoni Arte, ignorando la cinquecentesca Madonna con Bambino del Mansueti. «No, io compro solo fondi oro»). Secoli di storia dell’arte racchiusi nei padiglioni della fiera, in «un connubio perfetto» – lo dice l’Amministratore Delegato di ModenaFiere Marco Momoli – «tra arte, passione e affari».

Inizia il tour. Sono oltre 100, nel 2024, le gallerie della 37esima edizione. Come Antonacci Lapiccirella, che segnala già dal primo giorno un bell’interesse per un pannello di Giulio Aristide Sartorio, parte del fregio eseguito nel 1906 per l’Esposizione Internazionale del Sempione a Milano. «Due opere provenienti dallo stesso fregio sono state recentemente vendute dalla nostra galleria al Musée D’Orsay», rivela a exibart la gallerista Francesca Antonacci – a proposito di qualità museale. Fermento anche per un lavoro attualissimo di Giovanni Battista Crema, XX secolo (asking price € 22.000), per La barca di Thayaht («è presentata sul mercato per la prima volta in assoluto, in trattativa con un’importante istituzione», prezzo richiesto € 250.000), per la Sposa araba di Achille Funi, già esposta alla Quadriennale di Roma del 1943. «Il report del primo weekend è senz’altro positivo», conclude la galleria, «pubblico interessante che ha apprezzato molto il taglio internazionale della nostra selezione». Tanti i rappresentati museali, ci sono gli esperti delle principali case d’aste internazionali in giro – in cerca di affari, o perlomeno di aggiornamenti – tra le varie sezioni, diversi i grandi collezionisti incontrati tra i corridoi. Pochi ma buoni.

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Giovanni Battista Crema, XX secolo, c. 1935. Courtesy of Antonacci Lapiccirella Fine Art

Pit-stop alla Galleria Giglio, che acquista soltanto dai privati – niente aste, per la galleria meneghina. «La partenza della fiera è stata un po’ fiacca a dire il vero», dichiara a exibart, nei primi giorni d’apertura, «ma la qualità quest’anno è davvero molto alta». Nel suo booth: un secrétaire intarsiato ad opera di Giovanni Maffezzoli, realizzato tra Sette e Ottocento, due vedute di Carlo Bossoli, una grande tela – oltre due metri di lunghezza – di Massimo Stanzione e Giovanni Battista Recco. Bella l’esposizione di Enrico Gallerie d’Arte, una vera e propria mostra dentro la fiera – Ode al Divisionismo. La rivoluzione della luce si intitola, e include L’abbeveraggio di Giovanni Fattori da € 350.000. Poi ancora una sfilza di gallerie di respiro internazionale, a partire dalla londinese Lampronti, reduce tra l’altro da una super mostra di Old Masters tra i grattacieli della Grande Mela, in collaborazione con la Petzel Gallery. Tappe obbligate, da Modenantiquaria: un’enorme veduta di Canaletto che fissa l’arrivo dell’Ambasciatore Jacques-Vincent Languet al Palazzo Ducale nel 1726 (l’avevamo già vista in autunno da Flashback, a Torino, la richiesta supera i 9 milioni); e ancora Il Porto di Salerno da Vietri di Jacob Philipp Hackert, commissionata all’artista tedesco da re Ferdinando IV per la Reggia di Caserta – nel 2015 passava da Christie’s Londra per £ 338.500.

L’arte animalier di R.V. Art Gallery, la contessa de Gunzbourg di Boldini da Gallerie Maspes, Amore dormiente di Antonio Gherardi da Galleria Giamblanco; poi ancora Lot e le figlie da Cantore Galleria Antiquaria (sottoposta nel 2012 a un acquisto coattivo, non concluso, a favore degli Uffizi), la Carità Romana di Guido Reni (ultimato da Gianandrea Sirani) da Altomani & Sons, la sezione Sculptura, con i capolavori italiani dal XIII al XX secolo. Procediamo a zig-zag. Arcuti Fine Art presenta tra gli altri un piccolo Capriccio di Francesco Guardi, similissimo a quello passato nel luglio 2022 all’evening sale londinese di Christie’s, prezzo £ 137.500. La galleria torinese, qui a Modena, ne chiede € 110.000. Mentre una raffinata Comunione di Maria Maddalena, su rame, del bolognese Lucio Massari, custodita in una preziosa cornice dorata coeva, potrebbe passare di mano per € 35.000. Le opere più richieste? «Per assurdo, quelle che ho acquisito da poco», racconta a exibart il gallerista Gianluca Arcuti. «Hanno una specie di fiuto i collezionisti, sanno sempre qual è l’ultima arrivata».

Francesco Guardi, Capriccio con torre rustica in riva ad un lago. Olio su tavola, 19 x 25,4 cm con cornice coeva veneziana. Courtesy of Arcuti Fine Art

Primo sguardo d’insieme, dopo il primo weekend di fiera. Iniziano a comparire – morigerati, calibrati – i primi bollini rossi, «sold!». Tante le trattative in corso, anche con i grandi musei. Il solco è quello dell’anno 2023, anacronisticamente ottimista: il settore dei vecchi maestri ha generato vendite per $ 313 milioni da gennaio a dicembre, dati ArtTactic alla mano. Prima prova del nove del 2024: le recenti aste di New York, a fine gennaio, con pochi picchi (vedi il disegno di Van Dyck da $ 2,1 milioni da Christie’s, vedi i carciofi di Luis Meléndez passati da Sotheby’s per $ 2 milioni) e tanti invenduti, perfino giganti ritirati. Le fiere parlano un’altra lingua, pare. Brafa è andata bene, oltre 67.000 visitatori su otto giornate e clienti prestigiosi come il Rijksmuseum di Amsterdam – pur senza quella frenesia famelica che più si addice al contemporaneo. E mancano poche settimane al verdetto di Tefaf, ricettacolo del meglio del meglio dell’arte antica internazionale. Questa settimana, a Modena, ne abbiamo un’ottima anteprima.

Ultimi highlights dalla fiera. Senz’altro un’eccellenza nostrana, Carlo Orsi, che quest’anno condivide lo stand con Maurizio Nobile Fine Art. C’è un dipinto magnifico di Giorgio Gandini del Grano tra i pezzi forti della selezione, rappresenta Parma al cospetto della Madonna col Bambino. Parma, vale a dire la guerriera senza elmo inginocchiata sulla sinistra, il profilo elegante che subito emerge dal tripudio di figure. Nel 1774 Mengs lo attribuiva a Correggio, e solo alla fine dell’Ottocento Ricci mise a confronto la tavola con la pala d’altare custodita alla Galleria Nazionale di Parma, consegnandone la paternità al pittore parmigiano. Da Orsi, oggi, l’asking price è di € 450.000. Per chiudere in bellezza, un’inedita Venere del Guercino esposta da Fondantico di Tiziana Sassoli, la dea della primavera intenta a ravvivare una composizione di fiori. Valore € 200.000.

Piove, a Modena. Sono un buon rifugio i vecchi maestri – in qualunque modo lo si voglia interpretare.

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Thayaht, La Barca, 1925. Courtesy of Antonacci Lapiccirella Fine Art
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Giorgio Gandini del Grano (Parma, inizi XVI secolo – 1538). I santi Tommaso e Ilario presentano Parma alla Madonna col Bambino, partecipi il beato Bernardino da Feltre e i santi Elisabetta, Giovanni Battista, Caterina d’Alessandria, Rocco, Sebastiano, con la presenza simbolica dell’Università. Olio su tavola preparata con tela, 56 x 43 cm. Courtesy of Galleria Carlo Orsi

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