03 novembre 2019

New Entries. Division of Labour ad Artissima

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La galleria inglese arriva in fiera con proposte che escono dagli spazi fisici dello stand, con l'uomo e l'animale come protagonisti

Division of Labour. Vista dello stand ad Artissima 2019
Division of Labour. Vista dello stand ad Artissima 2019

Prosegue il nostro focus sulla sezione “New Entries” di Artissima 2019, ma stavolta ci spostiamo nel Regno Unito, con Division of Labour. La galleria di Worchester porta a Torino Debbie Lawson e John Robinson, con una proposta audace fatta di trofei tessili e citazioni di capolavori della storia dell’arte. Animali e umani occupano uno stand che cattura l’attenzione, dove sguardi e arredamenti inusuali irrompono nello spazio, protraendosi oltre gli spazi fisici dello stand. Lo slittamento visivo creato dalle opere di Debbie Lawson, insieme ai grandi occhi dell’artista John Robinson, catalizzano lo spettatore, riflettendo inquietudini tutte umane.

Abbiamo fatto qualche domanda a Nathaniel Pitt, curatore della galleria. Lo scorso anno è stato scelto come curatore di The Manchester Contemporary, la fiera che ogni anno porta l’arte contemporanea inglese e internazionale a Manchester.

Come siete arrivati ad Artissima e perché?

«Division of Labour è stata aperta nel 2016 per esplorare il Lavoro e il piacere che contraddistinguono l’arte. In particolare siamo interessati a supportare artisti il cui lavoro esplori tematiche sociali ed economiche, carriere che siano state ignorate dal mercato. Questa è la mia seconda edizione di Artissima, lo scorso anno ero con l’artista Priscila Fernandes alla “Curated Section”. Quest’anno portiamo John Robinson e l’artista ospite Debbie Lawson. Abbiamo scelto di tornare in Italia per via dei contatti che essa fornisce coi curatori e con un nuovo mercato».

Come avete scelto gli artisti da portare ad Artissima?

«John Robinson sta andando molto bene. È un artista così prolifico che abbiamo voluto portare il suo lavoro in giro per l’Europa, presentandolo a Rotterdam, Madrid e Lisbona. Debbie Lawson, invece, non è rappresentata dalla mia galleria, ma mi è stata introdotta da Mark Hinchliffe e Heidi Donohoe, collezionisti di Harrogate. Sono stati loro a supportare la nostra presenza in fiera, e sono pure implicati nell’installazione “Hang on a minute lads, I’ve got a great idea”, visibile alla Domus Lascaris di Torino durante la settimana di Artissima».

John Robinson. I capolavori della storia dell’arte, e l’uomo. Ci dica di più di lui

«John proviene dalla mia stessa città, Worchester; siamo buoni amici e stretti collaboratori. Ha studiato alla St. Martins e nel 2004 ha vinto il premio per la pittura Richard Ford al Museo del Prado. Da allora, John esplora l’identità attraverso l’obiettivo di artisti famosi nella storia dell’arte. Qui a Torino accade con Dürer, Picasso, Bosch e Malevich, dove l’artista compare con autoritratto».

Brexit o non Brexit, il mercato londinese continua a costituire un importante centro di circolazione e offerta di arte contemporanea (e non solo). Che aria si respira sul confine UE?

«Quello della Brexit è un argomento spinoso. Voglio dire che la maggior parte del mondo dell’arte inglese è preoccupato a tal proposito, ma il Regno Unito è al momento polarizzato. Personalmente non mi preoccupa l’economia del mondo dell’arte, ma piuttosto la corsa al libero mercato. Il mondo dell’arte sopravviverà, non sono invece così tanto sicuro del resto».

Cosa ci dice del mercato d’arte fuori dai confini della città di Londra?

«Gli ultimi due anni sono stati positivi. Ad ogni modo, per quanto ci riguarda abbiamo aperto nel periodo della recessione, quindi siamo abituati a lavorare sodo».

 

 

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