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New in town! Il gigante Thaddaeus Ropac arriva a Milano
Mercato
Apriva la sua prima galleria in Austria Thaddaeus Ropac, era il 1983. Oltre quarant’anni e sei sedi sparpagliate per il mondo più tardi, il colosso dell’arte contemporanea è pronto a debuttare in Italia in un luogo iconico, Palazzo Belgioioso di Milano. Vale a dire l’edificio storico – completato nel 1781 da Giuseppe Piermarini – che negli ultimi anni ha ospitato anche i giganti MASSIMODECARLO e Peres Project, e che al suo interno custodisce gli affreschi di Martin Knoller e gli stucchi di Giocondo Albertolli. Data d’apertura ancora da definirsi, ma sarà entro il 2025. Parola a Elena Bonanno di Linguaglossa, alla direzione del nuovo spazio meneghino.
Intervista con Elena Bonanno di Linguaglossa
Prima domanda d’obbligo, un commento sulla salute del mercato dell’arte contemporanea globale.
«Il 2023 e il 2024 sono stati anni geopoliticamente complessi. Tuttavia, se confrontiamo la situazione con il 2019, il mercato è rimasto sorprendentemente stabile. Dopo un 2022 eccezionale, il rallentamento attuale era prevedibile, poiché quei livelli di crescita non erano sostenibili nel lungo periodo. Molti esperti rimangono ottimisti e lo sono anch’io: dopo questa fase di assestamento, mi aspetto una ripresa del mercato dell’arte».
State avvertendo gli effetti dell’ultimo biennio? Mi riferisco in particolare al repulisti generale che premia gli artisti red-chip davvero meritevoli, a discapito dei trend meramente speculativi.
«La regola generale che abbiamo potuto osservare negli anni è che dopo tutto resistono quegli artisti in grado di costruire una carriera fatta di risultati tangibili. In termini economici, se si vuole parlare di mercato, vanno avanti solo coloro che hanno un track record istituzionale».
E quindi, di riflesso: qual è la situazione in Italia, per il mercato dell’arte contemporanea?
«Il mercato italiano beneficia di collezionisti che sono sempre stati all’avanguardia e grandi ricercatori. I collezionisti in Italia hanno sempre avuto un ruolo di innovatori, creano e non seguono».

Di fatto gli altri fuggono (o meditano di fuggire), voi aprite. Due battute sulla questione IVA, che rende l’Italia un terreno sempre meno competitivo in termini di compravendita di opere d’arte.
«Apriamo perché crediamo molto nell’ecosistema di Milano per i nostri artisti, i collezionisti e per tutti coloro che fanno parte di questo meraviglioso mondo dell’arte. Siamo sempre stati presenti in Italia e aprire una sede a Milano è stata una scelta naturale. Più che la questione dell’IVA, per la quale sono stati avviati lavori per un ridimensionamento, penso che un’altra soluzione da considerare sia piuttosto quella di ridurre le imposte di importazione che sono ora al 10 % (tra le più elevate d’Europa), di allinearle a quelle degli altri Paesi EU, per creare gettito fiscale».
Quindi, la nuova apertura in città entro la fine del 2025. Perché Milano?
«Milano è un punto d’incontro strategico in Europa e l’Italia rappresenta il cuore pulsante del nostro settore, avendo influenzato profondamente l’evoluzione artistica nei secoli. In Italia sono nati movimenti moderni fondamentali e la presenza italiana nella nostra rete europea di gallerie è sempre stata una mancanza sentita. Riteniamo quindi che sia essenziale per la nostra crescita internazionale e per lo sviluppo dei nostri artisti: molti di loro hanno già presentato importanti mostre istituzionali in Italia con progetti inediti. Ora, grazie alla nostra nuova galleria milanese, potremo offrire ad altri artisti la possibilità di esporre per la prima volta nel Paese».

Courtesy Thaddaeus Ropac gallery, London • Paris • Salzburg • Milan • Seoul. Photo: artifacts
A proposito di dialogo con la città: tra le primissime anticipazioni sulla nuova sede c’è anche l’utilizzo di Piazza Belgioioso come spazio espositivo, una vera e propria estensione pubblica della galleria…
«E non solo, vogliamo collaborare con i musei e aprirci alla città con opere pubbliche. L’arte deve essere alla portata di tutti e abbiamo molti scultori nel nostro programma!»
Darete un taglio diverso rispetto alle altre sedi sparse per il mondo, qui a Milano?
«Siamo una squadra molto affiatata, quindi la programmazione è coordinata tra tutte le nostre gallerie e concepita come un programma globale per presentare i nostri artisti – ma con delle specificità in ogni sede. La galleria è sempre stata molto attiva in Italia, venire qui ed esporre nello spazio milanese è un’ulteriore opportunità che vogliamo offrire ai nostri artisti».
Diversi artisti della vostra scuderia, lo accennava prima, hanno anche realizzato proprio in Italia mostre museali e istituzionali importanti…
«Assolutamente sì, basti pensare a Sean Scully, Georg Baselitz, Anselm Kiefer, Alex Katz, Adrian Ghenie – per citarne solo alcuni. E nel mese di aprile avremo l’apertura della mostra di Robert Rauschenberg al Museo del Novecento».
L’articolo New in town! Il gigante Thaddaeus Ropac arriva a Milano prosegue sul numero 128 di exibart, distribuito in versione on paper ad Aprile 2025. Scarica la tua copia digitale qui.