17 ottobre 2020

Pandolfini: anche Maria Lai all’asta di arte moderna e contemporanea

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Il copricapo della performance Col Ciel la Terra di Maria Lai, un invito al viaggio e all'immaginazione, è tra i protagonisti dell'incanto di Pandolfini di dicembre

Maria Lai, il copricapo dalla performance
Maria Lai, il copricapo dalla performance "Col Ciel la Terra" (1986). Pandolfini

Pandolfini torna con l’appuntamento dedicato all’arte moderna e contemporanea il prossimo 15 dicembre e anticipa alcune delle opere che sfileranno all’incanto milanese. Anche Maria Lai tra i protagonisti dell’asta, con un caratteristico copricapo cucito e indossato in occasione della performance Col Ciel la Terra, quando nel 1986 ricreava nello Studio Tommaseo di Trieste una sorta di processione dei Re Magi. E proprio lì, in un’atmosfera mistica, quasi religiosa, l’artista sarda realizzava cappelli a forma conica e li offriva a tutti i visitatori, un mezzo catartico per introdurli a quel cammino sospeso tra terra e cielo.

«Cerco spazi cosmici, cieli, spazi lontanissimi però tattili. Gli spazi che cerco non sono tanto in una superficie, quanto al di là di essa. Le mappe astrali rispondevano all’esigenza di un rapporto con l’infinito, di una dilatazione e proiezione sulla lontananza… Sono un invito al viaggio».

Ed eccoci dunque davanti a uno di quegli splendidi esemplari in tela grezza, testimone silenzioso di una continua ricerca articolata tra materiali e spazi lontani. Un «invito al viaggio», come lo definisce la stessa artista. Il copricapo presentato all’asta di Pandolfini racchiude così tutti i temi cari alla poetica della Lai, che si inseguono e si intensificano lungo la sua lunghissima carriera: dal filone narrativo che indaga pianeti, mappe e costellazioni immaginarie, fino a quell’amore incondizionato per la stoffa e i fili, una costante che la avvicina alla realtà artigianale della sua terra.

Maria Lai, la performance "Col Ciel la Terra" presso lo Studio Tommaseo di Trieste (1986)
Maria Lai, la performance “Col Ciel la Terra” presso lo Studio Tommaseo di Trieste (1986). Courtesy of Studio Tommaseo

«Io sono una bambina che gioca, una capretta ansiosa di precipizi. Ascolto il silenzio sospesa tra cielo e terra», diceva la Lai, e intanto cuciva un’arte fatta di leggende locali, di miti, di un immaginario eternamente sospeso tra realtà e fantasia, ricreato attraverso le sue performance collettive. «Trascorrevo le giornate a osservare mia nonna cucire», raccontava l’artista, «e le dicevo che sembravano scritture; allora, lei mi chiedeva di leggergliele e io inventavo storie fantastiche».

Anche il mercato, d’altronde, ha premiato le «storie fantastiche» della Lai, con riconoscimenti internazionali  in crescita. All’asta Thinking italian di Christie’s, nel 2018, Lenzuolo è stato venduto per 150mila sterline, superando più di cinque volte il precedente record dell’artista; e più recentemente, nell’autunno 2019, Al volger della spola ha raggiunto un altro risultato significativo, aggiudicata da Christie’s per 80mila sterline. Appuntamento a Milano, con esposizione a partire dall’11 dicembre, per scoprire le stime e le sorti del copricapo di Col Ciel la Terra.

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