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Il First Folio di Shakespeare, pubblicato nel 1623 – vale a dire meno di un decennio dopo la morte dell’autore nel 1616 – è senza dubbio la pubblicazione più significativa nella storia della letteratura inglese. Il motivo, facile: senza di esso, è probabile che fino a metà delle opere di Shakespeare sarebbero andate perdute – inclusi capolavori come Macbeth, La dodicesima notte e Giulio Cesare. Presto svelata la ragione per cui la vendita dell’intera serie – un esemplare di tutte e quattro le pubblicazioni risalenti al XVII secolo – genera un certo scalpore. È stata riunita nel 2016 (ma il Primo, il Terzo e il Quarto Folio sono già insieme dall’Ottocento, quando furono acquistati separatamente dal poliedrico bibliofilo Sir George Augustus William Shuckburgh-Evelyn. E sarà offerta a Londra il 23 maggio, dalla major Sotheby’s, con una stima di £ 3,5-4,5 milioni. «Possedere una serie di tutti e quattro i Folio è stato il sogno di intere generazioni di bibliofili», dicono da Sotheby’s. «L’ultima volta che tutti e quattro i Folio sono stati offerti come un unico lotto è stato da Sotheby’s a New York nel 1989. La stragrande maggioranza si trova in istituzioni di tutto il mondo».
La storia completa di questo esemplare eccezionale: il primo Folio e i tre successivi Folio furono pubblicati tra il 1623 e il 1685. I due uomini al centro del progetto che portò alla realizzazione del First Folio erano amici intimi di Shakespeare, John Heminges e Henry Condell, attori e azionisti dei King’s Men (la compagnia teatrale di cui Shakespeare fece parte per gran parte della sua carriera). Shakespeare stesso li definì suoi “compagni” nel suo testamento e lasciò loro, insieme a Richard Burbage (morto nel 1619), del denaro per un anello da lutto. Forse lo stesso Shakespeare morente incoraggiò i suoi amici a collezionare le sue opere.
Insomma, quello che è certo è che la prima edizione del Folio contiene trentasei opere di Shakespeare, diciotto delle quali stampate per la prima volta. Qualche nome? Tutto è bene quel che finisce bene, Antonio e Cleopatra, Come vi piace, La commedia degli errori, Coriolano, Cimbelino, Enrico VIII, Giulio Cesare, Macbeth, La bisbetica domata, La tempesta e La dodicesima notte. A occuparsi della stampa fu la bottega di William Jaggard e suo figlio Isaac al Barbican di Londra. Gestivano una delle più grandi tipografie di Londra e avevano il monopolio della stampa dei programmi teatrali. Stampare il Folio era un lavoro imponente, la carta rappresentava probabilmente la spesa maggiore: ogni copia del Folio richiedeva 227 fogli di carta coronata, e il costo totale della carta necessaria per 750 copie ammontava a quasi 100 sterline. I lavori iniziarono all’inizio del 1622, ma furono interrotti più volte e completati solo verso la fine di novembre del 1623. Il libro fu pubblicato all’inizio di dicembre. Il primo acquisto documentato del First Folio risale al 5 dicembre 1623, quando Edward Dering ne acquistò due copie (per 2 sterline), il primo di una lunga serie di acquisti di questa monumentale testimonianza del nostro più grande scrittore.
La tiratura iniziale del First Folio – le opinioni divergono, ma probabilmente si aggirava intorno alle 750 copie – si esaurì nel giro di dieci anni. Ciò portò alla pubblicazione del Secondo Folio nel 1632: sebbene fossero trascorsi solo nove anni dal primo esemplare, nel 1632 la maggior parte delle persone coinvolte nella pubblicazione del First Folio era morta. Il libro fu quindi stampato da Thomas Cotes, che aveva rilevato la tipografia Jaggard al Barbican e i relativi diritti di pubblicazione. Il Second Folio era una ristampa pagina per pagina, prodotta così, di fatto, nella stessa tipografia del First Folio, utilizzando gli stessi caratteri e le stesse decorazioni. Un fatto curioso: Carlo I lesse e annotò una copia del Secondo in-folio durante la sua prigionia alla fine degli anni ’40 del Seicento. Questa copia antica è ora uno dei tesori della Royal Collection.
I due decenni successivi furono tra i più tumultuosi della storia britannica, molti teatri rimasero chiusi, impedendo così la rappresentazione delle opere. Ciononostante, Shakespeare mantenne il suo fascino sui lettori e nel 1664 apparve una nuova edizione con l’aggiunta di altre sette opere (Pericle e sei attribuzioni spurie) per invogliare i lettori. Un quarto Folio seguì nel 1685, completando la sequenza. Ed ecco comparire adesso, all’asta, una serie completa di quei quattro esemplari.