09 marzo 2024

Tefaf 2024, è iniziata la fiera delle meraviglie

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Prime vendite e trattative in corso, sotto il cielo di Maastricht. Così Tefaf apre le porte al pubblico, tra un capolavoro di Lavinia Fontana, un Boccioni fresco sul mercato e un Kandinsky che punta dritto a 60 milioni

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Wassily Kandinsky, Murnau mit Kirche II, 1910. Courtesy of Landau

Si entra al Tefaf come una sorta di rito. Una pioggia di fiori calati dall’alto, quasi un passaggio obbligato, quasi a prepararsi a una nuova dimensione. Oltre quel varco, la fiera delle meraviglie, nessun limite tra un manoscritto miniato, un bollitore cinese a mo’ di drago, una terracotta calligrafica iraniana. E poi ancora Van Gogh, Artemisia Gentileschi, Guido Reni, tutti in mostra e tutti in vendita, tutti raccolti sotto lo stesso cielo plumbeo di Maastricht, negli spazi eleganti del MECC. In numeri: 270 gallerie da 22 Paesi, edizione numero 37, 7000 anni di storia. «È sempre la fiera più importante del mondo», per usare le parole del gallerista Maurizio Nobile. Oggi ha aperto i battenti al pubblico (fino al 14 marzo), dopo due giorni intensi di preview.

9 marzo, ore 15. Già compaiono, qua e là, i primi bollini rossi («sold!»), sulla scia di un’affluenza che – lo ripetono i mercanti – ben ricorda i tempi d’oro. Ma è il meglio del meglio dell’arte, ci vuole tempo per chiudere gli affari, «siamo in trattativa con un’importante istituzione», la nenia diffusa tra i rappresentanti nei booth. Vedi il pezzo forte dell’intera fiera, Murnau mit Kirche II di Wassily Kandinsky, esposto in pompa magna nello spazio di Landau – è noto sul mercato, nel marzo 2023 transitava a Londra da Sotheby’s per la cifra record di £ 37,2 milioni, ora Landau chiede tra i 50 e i 60 milioni. Vedi il ritratto di Lavinia Fontana da Rob Smeets Gallery, stand 348: è il volto di Antonietta Gonzales, soffriva di ipertricosi, la “sindrome del lupo mannaro” – la storia dei suoi genitori, alla corte di Enrico II, ispirò la favola de La Bella e La Bestia. Nel giugno 2023 passava all’asta in Francia da Rouillac per € 1,3 milioni, adesso, tra le meraviglie del Tefaf, è in lizza per oltre € 4 milioni.

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Lavinia Fontana, Ritratto di Antonietta Gonzales, 1592. Courtesy of Rob Smeets Gallery

Passeggiata a zig zag – ovunque, in fiera, i grandi nomi italiani. Come Maurizio Nobile Fine Art, che già il 7 marzo, in pieno opening, vendeva l’autoritratto di Otto Maraini e una tavoletta di Pelagio Pelagi. «Siamo davvero contenti dei primi giorni, durante la preview è venuto il mondo!», rivela a exibart il gallerista. Nello stand, ancora invenduto – ma ovviamente «in trattativa» – il grande San Sebastiano curato dalle pie donne, seicentesco, indagato a lume di candela, muscoli e pieghe della pelle in risalto, le frecce che trapassano il costato. «Nonostante il quadro sia ancora in cerca di autore, lo studio meticoloso di Tommaso Borgogelli, specialista di pittura caravaggesca, ha permesso di circoscrivere l’ambito di provenienza del suo creatore e di confrontare il suo stile con quello dei pittori a lui contemporanei». Tefaf che è anche studio, che è vetting severo, che è ulteriore occasione di ricerca, di confronto, di incontro tra i maggiori esperti internazionali. Erano lì, davanti al dipinto, nel primo pomeriggio, uno stuolo di storici dell’arte che provavano a risolvere, insieme, il rebus dell’attribuzione. Asking price: € 180.000.

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San Sebastiano curato dalle pie donne. Courtesy of Maurizio Nobile Fine Art

A proposito di mercanti italiani: c’è la Trinity Fine Art di Carlo Orsi tra gli stand blasonati di Tefaf. A partire dall’incredibile figura antropomorfa di Antonio Rasio esposta all’esterno – transitava al Tefaf già nell’edizione 2022 – in ottima compagnia con una scultura in terracotta del toscano Antonio Novelli, con la Venere e Cupido di Alessandro Turchi e con una Testa di orientale con baffi e turbante dipinta dal Tiepolo. Importante il tondo di Ridolfo del Ghirlandaio, una Madonna col Bambino e San Giovannino da datare intorno al 1508-1510, chiaramente influenzata dalla pittura di Raffaello, dalla vicinanza a Domenico Ghirlandaio, dalla fondamentale lezione di Fra Bartolomeo. «Siamo contenti di registrare un’affluenza così significativa alla fiera, con la partecipazione di un pubblico interessato e preparato», commentano dalla galleria. «Abbiamo già avviato diverse trattative, sia con istituzioni sia con collezionisti privati. Questo conferma il favorevole riscontro e la dinamicità che da sempre contraddistinguono Tefaf».

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Alessandro Turchi, Venere e Cupido. Olio su lavagna, 50 x 40 cm. Courtesy of Trinity Fine Art

Una grande carpa dorata della superstar Francois-Xavier Lalanne (Galerie Mitterrand), una tête de paysanne di Van Gogh (M.S. Rau), un uomo con cappello, barba e gorgiera immortalato da Frans Hals (Salomon Lilian), è lunga – e quanto mai eterogenea – la lista degli “imperdibili” del Tefaf. Un cammeo imperiale che raffigura Agrippa Postumo, il figlio adottivo di Augusto, circondato da pietre preziose (Galerie Chenel), un’urna in marmo del I secolo d.C (Piva&C), un piano di tavolo fittamente intarsiato, del XVI secolo, con motivi geometrici ispirati dall’arte islamica e quattro cartigli con iscrizioni in latino (Alessandra di Castro). Ancora e ancora. La Giovane donna seduta di Giovanni Boldini e Aerocaccia I di Tullio Crali (Bottegantica – Milano), la Maddalena Penitente di Artemisia Gentileschi da € 7 milioni (Robilant+Voena), la Lesbia di Angelo Caroselli, in lutto per il suo passero domestico e sempre più disinteressata all’amore di Catullo (Lampronti Gallery), i due comò settecenteschi appartenuti ai Duchi di La Rochefoucauld-Doudeauville, parte dell’arredamento del loro palazzo parigino al 47 rue de Varenne (Steinitz). È una wunderkammer di qualsiasi tesoro, si diceva, la 37esima edizione. Ne approfitta il Rijksmuseum, che acquista dalla galleria Zebregs&Röell il Ritratto di Moses ter Borch all’età di due anni, l’unico dipinto firmato della pittrice seicentesca Gesina ter Borch. Prezzo: € 3 milioni.

Gesina ter Borch, Portrait of Moses ter Borch as a Two Year Old, detail. Courtesy of Zebregs&Röell

C’è un bel viavai di curiosi, il primo giorno d’apertura al pubblico. Tanti gli addetti ai lavori che ancora indugiano tra le sezioni – anche al di là dai riservatissimi giorni di preview. E così continuano gli affari, a Maastricht, a suon di capolavori. Allo stand 318, la Antonacci Lapiccirella Fine Art di Roma è in trattativa con un museo per una tela di Gustaf Fjæstad, il “Maestro della neve” che dedicò l’intera esistenza ai paesaggi innevati della sua Svezia, con un’ossessione straordinaria per la resa del ghiaccio e dei suoi colori. I suoi dipinti sono custoditi in collezioni altisonanti come il National Museum Stockholm, il Musée d’Orsay di Parigi e il Chicago Art Museum, solo per rendere l’idea della «qualità museale» – un’altra delle espressioni più comuni, se il riferimento è alla selezione eccezionale del Tefaf. Trattative in corso anche per il Busto di Bacco, capolavoro del barocco veneziano eseguito da Giovanni Bonazza, e per il Ritratto di giovane di Boccioni del 1905 che – lo specifica a exibart la gallerista Francesca Antonacci – «abbiamo il piacere di proporre per la prima volta sul mercato», dopo l’esposizione alla mostra Boccioni 1900-1910, presso la Fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo. Ben nove le opere vendute, intanto, ne segnaliamo due: The Wizard (1896) del preraffaellita Edward Burne-Jones e l’autoritratto di Pierre de Troubetzkoy (1892-1896).

Giovanni Bonazza, (Venezia 1654 – Padova 1736), Busto di Bacco. Marmo di Carrara, 100 x 80 x 30 cm. Courtesy of Antonacci Lapiccirella
Gustaf FJÆSTAD (Stoccolma 1868 – Arvika 1948), La neve, 1920-21. Olio su tela, 134 x 174 cm. Courtesy of Antonacci Lapiccirella

«Questa edizione 2024 del Tefaf ha visto fin dall’apertura tantissime persone in fila, alle porte, e tutti curiosi di vedere come ci fossimo preparati», rivelano Tiziana Sassoli ed Edoardo Battistini di Fondantico, specializzata in pittura italiana. Nell’edizione 2024, allo stand 362, tra gli altri, un bellissimo dipinto del parmense Giovanni Lanfranco, raffigurante una Venere con Cupido e un Amorino. Ma anche due opere del pittore simbolista Mario De Maria, il “Pittore delle Lune” di D’Annunzio, a cui il Museo Ottocento di Bologna dedicherà presto una mostra, dal 21 marzo a fine giugno – «saranno incluse le opere che stiamo esponendo al Tefaf», specificano dalla galleria; e ancora un autoritratto in divisa militare di Antonio Maria Nardi – qui un altro riferimento al calendario italiano: a luglio, il Castello Estense di Ferrara dedicherà un’esposizione proprio a Nardi, artista inerente alla corrente del Realismo Magico. Qualità museale, ça va sans dire.

Chiudiamo in bellezza con una new-entry nostrana di Tefaf, la galleria Tommaso Calabro che approda per la prima volta alla fiera delle meraviglie – la incontriamo nella sezione Showcase, dedicata ai giovani spazi espositivi. «È un onore per noi partecipare a una delle fiere più prestigiose al mondo», dichiara a exibart Tommaso Calabro, che punta sui lavori di Stanislao Lepri, Fabrizio Clerici e Leonor Fini. «Per una galleria giovane come la nostra, che ha da poco compiuto i suoi primi cinque anni, essere a Tefaf significa avere la possibilità unica di incontrare un collezionismo internazionale di altissimo livello, così come direttori e curatori dei più importanti musei e istituzioni internazionali. Speriamo che questa possa essere un’occasione per intessere dialoghi e possibili collaborazioni, e di far avvicinare all’arte moderna un collezionismo concentrato sugli Old Masters».

È tutto dal rituale di Tefaf. Bentornata alla regina dell’antico.

Stanislao Lepri (1905-1980), Tour de force, 1965. Olio su tela, 73 x 50 cm. Courtesy of Tommaso Calabro

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