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Tutti pazzi per il surrealista Paul Delvaux. E Christie’s ne mette all’asta tre
Mercato
Il mercato chiede, Christie’s risponde. Ci sono tre dipinti di Paul Delvaux tra i pezzi forti dell’asta The Art Of The Surreal, il prossimo 5 marzo. Tutti ovviamente «rarissimi», «iconici», «di qualità museale», fanno capolino dopo trent’anni dall’ultima blasonata apparizione. E quale momento migliore, dopo l’exploit dei surrealisti post Biennale 2022, e in coda al centenario per il Manifesto di André Breton, con maxi celebrazioni sparse tra gallerie, fiere, musei internazionali – vedi alla voce: la mostra Surréalisme al Centre Pompidou, con capolavori del calibro de L’Empire des lumières. E record d’asta strabilianti annessi, tra Londra, Parigi e New York, per tutta la categoria rêveurs.
Ebbene: Nuit de Noël – Delvaux lo dipinse nel 1956 – è il più costoso della triade all’incanto: £ 1-2 milioni per una donna di spalle che attraversa la stazione, l’abito rosso rubino, le pieghe esatte della stoffa, onde d’oro per capelli, nel cielo una placida luna piena. Come il set di qualche film noir. Poi c’è La ville endormie, anno 1938, una visione inquietante di donne nude, o semi-vestite, sullo sfondo le rovine di una città metafisica, tutte – le donne e le rovine – immerse nella luce pallida della sera. Pronostico £ 1,2-1,8 milioni. Chiude il cerchio Les belles de nuit, del 1936, con tanto di provenienza illustre che fa bene al suo curriculum – e al bottino grosso di Christie’s, ça va sans dire. Fu di proprietà di Edward James, il mecenate del Surrealismo che sostenne tra gli altri Salvador Dalí e René Magritte, ed espose il dipinto alla Monkton House nel West Sussex, un dialogo elegante tra architettura neoclassica e atmosfera surreale. Oggi vale £ 500.000 – 1 milione.

Calcano le scene, e abbondano, i lavori di Delvaux, ne sono passati 115 all’asta solo nel 2024 (inclusi disegni e schizzi preparatori, non fa distinzione l’archivio di Artprice). Era sempre Delvaux, nell’edizione 2024 della fiera belga BRAFA, lo special guest disseminato ovunque tra gli stand. Una grande La ville lunaire, già esposta alla XXVII Biennale di Venezia nel 1954, era in vendita da Boon Gallery, L’Orage nello stand impeccabile di De Jonckheere (e poi passava di mano da Bonhams, qualche mese più tardi, per $ 1,7 milioni). Il filo rosso: i paesaggi metafisici, a metà tra desideri e incubi, la pelle argentea scolpita dalla luna. A proposito di aste: il record assoluto del pittore risulta insuperato da tempo, in realtà, risale al 2016 l’aggiudicazione di $ 10,5 milioni da Sotheby’s per l’opera Miroir (erano $ 5,2 milioni da Christie’s, nel lontano 1999). E a dirla tutta Delvaux non è esattamente tra le superstar dell’art-system, la sua posizione è la numero 485 della classifica globale di Artprice (con un turnover di “appena” $ 1,9 milioni nel 2024). Eppure. Eppure è tra i nomi che, globalmente, si muovono, si fanno notare, nell’abbraccio complice tra fiere, aste e gallerie; insieme agli artisti riscoperti (anche in termini di mercato), sulla scia della febbre surrealista post Biennale di Cecilia Alemani – vedi Jane Graverol, Remedios Varo, Dorothea Tanning, Clovis Trouille. E Leonor Fini, che nel 2025 sarà protagonista di una grande retrospettiva al Palazzo Reale di Milano. Insomma, i tempi sono maturi per un nuovo record sotto sotto il martello.
«Queste opere iconiche di Paul Delvaux, provenienti da una distinta collezione privata», commenta Olivier Camu, Deputy Chairman, Impressionist and Modern Art, Christie’s London, «sono tutte in arrivo sul mercato per la prima volta in oltre trent’anni e catturano momenti cruciali nella carriera dell’artista. Risalgono ai migliori anni della sua carriera e sono una testimonianza della sua duratura eredità all’interno del movimento surrealista». Appuntamento a Londra, al chiaro di luna.
