04 febbraio 2025

A plus A Gallery ospita “L’animale che dunque sono”: un’analisi pittorica e scultorea dell’incontro tra animalità e umanità

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Il rapporto tra uomo e animale, a partire dall’intimità di uno sguardo, rappresenta il principale punto di espressione nei lavori di Mattia Sinigaglia. Le sue opere più recenti, che uniscono pittura e scultura, saranno ospitate presso gli spazi della A plus A Gallery fino al 21 marzo 2025

Mattia Sinigaglia, Ti vede, oil, gold-silver-multicolor leaf on canvas, 200 x 300 cm

Il concetto fondante della nuova personale di Mattia Sinigaglia ospitata presso A plus A GalleryL’animale che dunque sono— riguarda la riscoperta del rapporto tra uomo e animale come base per la nascita di qualsiasi espressione artistica. Considerando le qualità delle prime forme espressive rinvenute nelle grotte, in cui l’uomo scolpiva e disegnava principalmente figure animali, l’artista sottolinea l’importanza dell’incontro visivo ed emotivo con queste creature e, più in generale, con la natura e con i materiali di cui è composta.

Il titolo dell’esposizione fa riferimento ad un testo del filosofo francese Jacques Derrida: un testo, questo, nato da un particolare incontro dell’autore con il proprio gatto. Derrida, che è appena uscito dalla doccia e mostra quindi la propria nudità, viene osservato dall’animale domestico e comincia a provare una forte sensazione di pudore —un evento che lo porta poi a riflettere sui confini tra natura e cultura umana. La personale di Sinigaglia presso A plus A Gallery si riconnette proprio al valore intimo dello sguardo tra uomo e animale, indispensabile per lo sviluppo dell’atto artistico, offrendo al visitatore diverse prospettive simboliche, attraverso una serie di opere inedite, realizzate appositamente per l’esposizione.

Mattia Sinigaglia, Never ending flower (detail), 2024, oil, ceramic, wood and linen, 50 x 40 cm

Arrivando da Calle dei Orbi, la vetrina dello spazio è occupata dall’opera pittorica Ti vede, in cui la presenza centrale della volpe catalizza l’attenzione dello sguardo di chiunque vi cammini davanti. L’animale, dipinto con colori accesi, si colloca nel mezzo di una natura vivace e si rivolge direttamente allo spettatore, cercando di stabilire una connessione emotiva. A ciò si sovrappone la presenza magica di un profilo femminile dai richiami grecizzanti —realizzato con foglie metalliche riflettenti—che si inserisce misteriosamente nella composizione, a sottolineare in questo modo la dicotomia tra cultura e natura.

L’opera in questione nasce da un incontro realmente avvenuto tra l’artista e una volpe nei boschi tosco-emiliani, dove si trova il suo studio. Sinigaglia, al volante della propria auto, abbaglia la volpe che si trova di fronte e che, di conseguenza, rimane immobile ad osservare l’artista.

La presenza di un profilo umano si ritrova anche nell’opera pittorica dal titolo Saliva. Nel dipinto, un serpente si attorciglia intorno ad un albero nel mezzo di un ambiente di un rosso brillante. Anche qui infatti, l’animale si relaziona ad un volto classicheggiante che invade la scena e crea un legame metaforico con le vicende di Adamo ed Eva, in particolare con l’idea di creazione terrena.

Mattia Sinigaglia, Bones and tears of color, 2024, oil ceramic, wood and linen, 60×50 cm

In alcune delle opere in mostra, Sinigaglia mescola la pittura, che costituisce sempre il punto di partenza del suo processo creativo, con il legno e la ceramica —componenti che lavora artigianalmente e che rispetta nelle proprie caratteristiche naturali e “storiche”. Nel caso dell’opera Love is a garden, la cornice scultorea in legno di castagno viene modellata dall’artista adeguandosi alla linearità o alla curvatura delle venature che compongono il materiale. L’inserimento della ceramica, che emerge in funzione dell’immagine pittorica, viene percepito dall’artista come necessario per poter definire l’opera in maniera organica e completa.

Il percorso espositivo si conclude al piano superiore, con l’opera Bones and tears of color, che, attraverso gli innesti scultorei in ceramica, riprende lo sguardo della volpe incontrato all’inizio del percorso. Nella tela, l’artista inserisce infatti due occhi in ceramica: un riferimento ai movimenti interiori che possono sorgere nel rapporto con l’animale. Oltre alla cornice scultorea in legno, l’aggiunta di un piccolo teschio fa riferimento ad un’umanità fredda, in opposizione alla forza calda della natura.

La personale di Mattia Sinigaglia, dunque, permette di riconnettersi ad uno degli aspetti fondamentali della pittura: la relazione intima e imprevista con l’animalità. L’animale che dunque sono è un’esposizione che ci parla del silenzioso rapporto tra uomo e natura, che si declina non solo nella scelta dei soggetti, ma anche nel mescolarsi di materiali artificiali e naturali.

Mattia Sinigaglia, Ti vede (detail), olio, gold-silver-multicolor leaf on canvas, 200 x 300 cm

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