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Alla Building Gallery di Milano, due mostre raccontano la magia della materia
Mostre
Situata a pochi passi dalla Pinacoteca di Brera, la Building Gallery ha recentemente inaugurato presso i propri spazi a Milano due mostre monografiche, dedicate rispettivamente a Bizhan Bassiri e Giorgio Vigna. I due progetti arricchiscono ulteriormente l’offerta della galleria che, attualmente, ospita all’interno della Building Box, una delle vetrine che affaccia sull’arteria stradale, Private Atlas di Chiara Dynys. Si tratta di un progetto espositivo annuale, accessibile a tutti i passanti 24 ore su 24, concepito come una mostra in continua evoluzione.
Bizhan Bassiri. Creazione
Bizhan Bassiri. Creazione, a cura di Bruno Corà, è la prima mostra che accoglie i visitatori al civico 23 di via Monte di Pietà. Per la prima volta, l’artista italo-persiano espone i suoi lavori in una personale a Milano, attraverso un percorso espositivo concepito come un racconto ascensionale. Sculture, dipinti e disegni si susseguono come tappe fondamentali che rivelano la maturità linguistica della sua produzione. Bruno Corà ha articolato il percorso sui diversi livelli del palazzo, ognuno dei quali scanditi dall’uso di specifici materiali e cromie: dal rosso iniziale al blu, fino a culminare nel nero e nell’oro.

Al piano terra sono collocate le imponenti opere della serie Specchi Solari. Si tratta di lastre di acciaio inox che l’artista incide attraverso abrasioni, impedendo alla superficie di riflettere le immagini. Questo processo, però, permette all’acciaio di proiettare con maggior potenza la luce che si irradia negli spazi circostanti. Gli Specchi Solari dialogano idealmente con le Particelle della Tempesta, dipinti materici ottenuti dalla lavorazione di carta riciclata. Queste opere, definite da Corà «Stratificazioni geologiche», sono il frutto di un processo alchemico in cui la carta viene fatta macerare in vasche piene di acqua colorata da pigmenti naturali.

Osservando da vicino questi dipinti, colpisce come sia evidente il processo di lavorazione che ha portato l’artista a plasmare la materia impiegata. Così come avviene per gli Specchi Solari, la gestualità è evidente; infatti, in tutti questi lavori, il gesto artistico non viene in alcun modo camuffato, ma anzi diviene parte integrante dell’opera.
Al piano superiore il rosso dominante lascia spazio al blu oltremare, impiegato nella realizzazione di quadri monocromatici, ulteriore declinazione sul tema della serie Particelle della Tempesta, e nelle Erme. L’erma è nella statuaria antica, soprattutto in epoca classica, una delle tipologie scultoree più diffuse: essa raffigurava generalmente il busto di un personaggio posto al di sopra di un piedistallo.

Le Erme di Bassiri sono formate da masse informi di pietra lavica poste su una base metallica tronco-piramidale rovesciata. In questa serie, realizzato a partire dagli anni 2000, l’artista rielabora in maniera personale un concetto classico e lo fa allontanandosi da ogni possibile iconografia antica. I volti delle divinità o degli imperatori sono qui sostituiti da rocce vulcaniche.
Accanto a questi lavori, è possibile ammirare Inchinato Pennino, una raccolta di 120 piccoli disegni realizzati attraverso l’utilizzo della china e della matita durante gli anni del lockdown. Il progetto è un insieme di ipotetiche cartoline raffiguranti paesaggi magmatici che richiamano il cosmo, le stelle, i pianeti e il microcosmo. Un diario quotidiano in cui è possibile cogliere dettagli poetici.
Conclude la mostra, al secondo piano, l’esposizione di alcune Erme interamente ricoperte da pigmento nero avorio che dialogano idealmente con una scultura realizzata in bronzo lucido. Il contrasto tra il nero, colore dominante della sala, e l’oro, trasporta lo spettatore in una dimensione metafisica, onirica e spirituale al tempo stesso.

L’ultima opera che il pubblico ha la possibilità di ammirare è Dimora della Sorte: una vasca con all’interno del mercurio liquido in cui vi sono immersi due dadi. Osservando bene, si potrà notare come ogni faccia dei dadi riporta il numero sei. Si tratta di una vera e propria metafora; la vita di un ognuno, soprattutto di chi ha scelto di diventare un artista, è una scommessa, un gioco duro che bisogna vincere a tutti i costi.
Giorgio Vigna. Cosmografia
L’ultimo piano del palazzo ospita la mostra Giorgio Vigna. Cosmografia. In esposizione diverse opere, tra sculture e incisioni, che restituiscono l’eterogeneità del lavoro dell’artista veneto. Il tema cardine di tutta l’esposizione è l’acqua, non solo quale fonte di vita, ma anche come via d’accesso per il micro e macrocosmo. Fondamentale è la scultura Acqua, ipotetico incipit di questo racconto: una ciotola in rame che racchiude al suo interno un delicato vetro lavorato, capace di evocare la fluidità di una superficie acquatica.

Domina la stanza Cosmografie, un’opera che fa parte di una serie omonima iniziata negli anni ’80. Le cosmografie vengono definite «Acquatipi», pezzi unici e irripetibili creati con una tecnica di stampa in cui l’artista lascia galleggiare il colore su una superficie, intervenendo con il soffio per modellarne l’andamento casuale. Queste cosmografie sono finestre sul micro e sul macro, in cui lo spettatore può osservare un universo cosmologico minuzioso, geografie astronomiche straordinarie, mappe, dettagli che attirano lo sguardo e disorientano la percezione. Della stessa serie è esposto anche uno dei primi libri d’artista che Giorgio Vigna realizza, è un’opera fondamentale per la sua carriera poiché testimonia l’influenza dell’artista Maria Lai, che frequentò a Roma.

Un altro aspetto che emerge dalla mostra organizzata dalla Building è l’interesse da parte di Giorgio Vigna nei confronti dall’artigianalità. In tutti i lavori che realizza cerca di cogliere l’artigianalità dei processi creativi, questo è evidente nella serie dei Morfemi, sculture polimorfe che richiamano strani esseri marini, creature che si estendono e si muovono sulle superfici, realizzati attraverso l’accostamento di sfere di vetro incastonate in steli di rame.

La lavorazione del vetro, che ha la sua massima espressione nell’isola di Murano, a Venezia, città in cui lui si forma artisticamente, sottolinea l’attenzione per i materiali e ci rivela l’autenticità del lavoro dell’artista. Altrettanto significativo è l’impiego del rame o di specifiche tipologie di carta per la realizzazione delle acqueforti e acquetinte Vulcano e Cosmo.

Bizhan Bassiri. Creazione e Giorgio Vigna. Cosmografie offrono l’opportunità di approfondire il lavoro di due affermati artisti internazionali, le cui carriere decennali vantano numerose mostre in Italia e all’estero. Sarà possibile ammirare le creazioni di Bassiri fino al 22 marzo, mentre la mostra allestita presso gli spazi di Building Terzo Piano, dedicata a Giorgio Vigna, rimarrà in programma fino al 22 febbraio.