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Augustas Serapinas, una consacrazione della memoria rurale
Mostre
Wooden Travel, la personale di Augustas Serapinas (Vilnius, 1990) è la consacrazione di un progetto rurale: a cura di Chiara Nuzzi e ospitata negli spazi di Fondazione ICA a Milano, la mostra resta visitabile fino al 15 marzo 2025.
L’esposizione è un approfondimento della pratica artistica di Serapinas, in cui lo spettatore viene catapultato in progetto immersivo, strutturato nel piano terra della fondazione. La sua modalità di lavoro consiste nell’acquisto di immobili storici vuoti e destinati alla demolizione che Serapinas trasforma in installazioni artistiche. Wooden Travel parte dal piano terra di ICA, con una installazione dalle dimensioni spiazzanti: l’opera House from Gaidalaučizna è proposta come una casa i cui connotati originari sono dissolti come tracce di un ricordo. Si tratta effettivamente di una casa storica presa da un villaggio fuori Vilnius (lo stesso che dà il nome all’installazione), la cui costruzione in legno è smembrata, disposta come un’antica rovina, un’architettura vivente rimasta come in un tempo sospeso.
La poetica dello scarto e dell’abbandono prende ispirazione dalla problematica, non solo lituana, dello spopolamento delle zone rurali, nell’intento di riflettere e dare continuità poetica alla sua architettura tradizionale. Nel percorso si trovano altre opere, quali The wooden house fragment e The wooden house ornament, sculture lignee esposte all’interno della struttura dell’installazione o a parete che ricordano elementi intarsiati o tegole di legno, una ricerca sul dettaglio degli elementi folkloristici a cui fa riferimento l’artista.
È attraverso questa percezione sospesa che, immersi nell’odore del legno, l’opera suscita riflessioni sulla perdita, sull’abbandono e sull’identità rurale. Attraverso la ricerca di queste tracce, Serapinas propone una realtà altra in cui si è invitati a conseguire una scomparsa che diventa stimolo per una ricerca creativa dell’abitare. In questa pratica è evidente la rottura del concetto di vernacolare, termine che si riferisce a quelle soluzioni costruttive che si sviluppano in modo spontaneo e organico in determinate aree geografiche, con materiali e tecniche di costruzione locali. Il risultato finale di questo tipo di architettura si distingue per l’adattabilità al clima e per la funzione culturale che ha per la popolazione che l’ha costruita, seguendone le esigenze pratiche e i materiali di recupero che possono essere legno, argilla o pietra a secco.
L’architetto Peter Zumthor nel libro Thinking Architecture pone il concetto di architettura come ispirazione di una memoria antica il cui ricordo non resta fine a sé stesso, ma può essere strumento di riflessione creativa. Le analogie tra le due pratiche, nonostante siano ambiti totalmente diversi, sono evidenti dati il recupero dei materiali e di tecniche rurali (nel caso di Zumthor si veda la celebre cappella di Cappella di San Nicolao vicino a Colonia in cui l’utilizzo del legno è sinonimo di impronta, che l’architetto ha proposto come supporto per le colate di cemento che costituiscono la struttura).
La lavorazione del legno per Serapinas diventa un rituale in cui coesistono non solo il recupero della tradizione lituana ma anche un tentativo di scomporre un racconto per tornare alle origini di una popolazione. Resta da chiedersi, in un mondo in cui la crisi migratoria e abitativa costituisce una vera emergenza contemporanea, quale lettura Wooden Travel aggiunge a questo discorso?
L’artista è interessato a presentare il rapporto personale che si ha con il concetto di casa e con la tradizione, intesa come un viaggio complesso di recupero del passato. La curatrice Chiara Nuzzi afferma che la sua è una nuova tassonomizzazione dell’architettura. Una pratica che raggiunge il culmine della sua complessità inserendo nell’opera una ricostruzione decorativa, con l’intento di unificarla sul piano concettuale. Rispondendo quindi alla domanda precedente, la mostra aggiunge una continua ridefinizione di nuove modalità del costruire l’abitare, inglobando le vecchie tradizioni, patrimoni collettivi, in una pratica attiva.