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Come mettere in dialogo il mondo dell’automotive con quello dell’arte? La ricetta del MAUTO di Torino
Mostre
Se esiste un modo virtuoso per fare un museo e curarne gli aspetti culturali, e in particolar modo artistici interessando e stimolando il pubblico, pur senza mai tradire la vocazione primaria della sede espositiva, sembra che al Mauto di Torino l’abbiano trovato.
MAUTO: la programmazione 2025
Il Museo Nazionale dell’Automobile ha, naturalmente, l’auto al centro. Eppure il tema è sviluppato in modo così attento alle possibili contaminazioni, alle sovrapposizioni semantiche e alle possibili interpretazioni, da dare vita a un percorso espositivo divertente e stimolante per qualsiasi tipo di pubblico. Anche, e forse soprattutto, quello appassionato di arte. Gli approfondimenti artistici e culturali sono, infatti, di altissimo livello, con eventi e mostre pari per interesse, profondità e internazionalità degli autori e degli argomenti, a quello delle istituzioni e fondazioni dedicate esclusivamente all’arte contemporanea.
Il programma per il 2025 raccoglie progetti che guardano al mondo dell’automobile, sviluppati però, dove possibile, in modo creativo, sfaccettato, alla ricerca degli incroci virtuosi con il mondo della cultura, del costume, della storia, ma soprattutto – quel che più di tutto qui ci interessa – dell’arte contemporanea, grazie a un team che vede Benedetto Camerana e Lorenza Bravetta come Presidente e Direttore del Mauto; Davide Lorenzone, responsabile del Centro di Conservazione e Restauro; Ilaria Pani, responsabile Archivi e Centro di Documentazione; Guido Costa, gallerista e curatore e Gianluigi Ricuperati, curatore del public program e dei progetti speciali legati al mondo dell’arte del museo.
Robert Kuśmirowski al MAUTO
Contestualmente alla presentazione del programma si è inaugurata, nella Project Room, la mostra di Robert Kuśmirowski, artista polacco classe 1973. La mostra porta il titolo C/Art. L’arte di giocare con l’automobile, è curata da Guido Costa e Davide Lorenzone e ha al suo centro il tema del collezionismo di automobili giocattolo.
Il percorso espositivo ricostruisce con perizia uno spazio simile a una sorta di vecchio magazzino in cui manufatti e creazioni che riguardano il mondo dell’automobili sono posti l’uno accanto all’altro, proprio come se fossero in una vecchia soffitta gremita di polvere e ricordi. Ci sono automobiline, macchine e altri oggetti inerenti di tutte le dimensioni e di varie fogge e materiali, esposti l’uno accanto all’altro, a volte volutamente accatastati con l’intento di esaltarne un’insospettata dimensione auratica. Ne nasce un display che ha qualcosa di pittorico in sé stesso, curato nei colori e nelle corrispondenze delle forme, proprio come se ci trovassimo al cospetto di una scenografia.
In mostra sono presenti anche alcuni documenti che riguardano auto d’epoca, sempre giocattolo, e altre memorabilia. La cosa interessante è che, a ben guardare, ci accorgiamo, però, che questi documenti sono in realtà dei real fake, cioè sono creati ad hoc dall’artista con l’intento di imitare autentici reperti d’epoca. Il che è particolarmente affascinante e rende bene lo spirito profondo del progetto, che si configura come una riflessione sul gesto stesso del collezionare, sull’anima degli oggetti, anche quella perduta, negli anni più recenti, con l’evolversi delle tecniche di produzione.

Ph. Cosimo Maffione

Ph. Cosimo Maffione
Il gioco dell’automobile
L’automobile, il giocattolo, così come l’automobile giocattolo, sono temi dalla profonda capacità evocativa. Proprio come le prime macchine di latta, ancora funzionanti perché create con una cura magistrale, come si faceva una volta, capaci di rendere presente alla memoria un mondo ormai scomparso. Il tema del collezionismo allora può essere letto in chiave benjaminiana, come romantica volontà di strappare le cose al contesto del mero mercato, che tende a distruggerle in una prospettiva consumistica, per restituire loro un’anima e una storia.
Muovendosi all’interno del piccolo, ma molto intenso, percorso espositivo, il fruitore ha, poi, la sensazione di trovarsi all’interno di una specie di scenario magico, dove colori e forme da un lato appaiono verosimili, ma dall’altro svelano una profonda armonia, una voluta uniformità, rendendo segretamente manifesta la mano dell’artista.

Ph. Cosimo Maffione
La videoarte di Chris Burden
Alla mostra nella Project Room si affiancano poi altri due straordinari progetti artistici. Il primo riguarda la videoarte. Sul ledwall nell’atrio del museo saranno infatti proiettati alcuni video d’artista opportunamente selezionati, proposti a cadenza trimestrale. Le danze hanno inizio con una delle ultime opere di uno dei maggiori artisti internazionali, l’americano Chris Burden. Il video, Ode to Santos Dumond, del 2015 (anno della morte dell’artista) rende conto di un’installazione cinetica, una sorta di macchina/dirigibile che ondeggia nello spazio espositivo secondo un ritmo magnetico e affascinante. La proiezione del video è realizzata in collaborazione con il LACMA di Los Angeles.
Le automobili d’artista
Interessante è poi la scelta di creare una sezione fissa, all’interno del museo, dedicata alle automobili d’artista. Le prime opere a entrare a far parte della collezione sono Fiat 127 Camaleonte di Cristian Chironi – opera che si completa con l’intervento musicale e sonoro di grandi musicisti contemporanei, tra cui Paolo Fresu – e l’opera del 1976 The velocity of thought di Paul Etienne Lincoln.
Tra automobili d’epoca, evocazioni dal mondo del cinema, riferimenti ed esperimenti musicali, il Mauto di Torino si prepara così ad una stagione estremamente vivace, con un carnet di proposte da non perdere, in modo particolare per gli amanti dell’arte.

Ph. Cosimo Maffione