22 aprile 2025

Decostruire il mito per scoprire il messaggio: la mostra di Che Guevara a Bologna

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Che Guevara tu y todos: al Museo Civico Archeologico di Bologna, la rilettura appassionata di un mito senza tempo, tra immagini d’archivio e supporti digitali e interattivi

CHE GUEVARA tu y todos, veduta della mostra, Museo Civico Archeologico di Bologna, Foto allestimento, ph Michele Lapini / Simmetrico Cultura

La mostra CHE GUEVARA tu y todos, presso il Museo Civico Archeologico di Bologna fino al prossimo 30 giugno, presenta un ambizioso progetto di ricostruzione della figura del combattente. L’esposizione si declina attraverso la combinazione della ricca documentazione proveniente dal Centros de Estudios Che Guevara a L’Avana e di supporti digitali e interattivi. Attraverso un display di divulgazione partecipativa è possibile, infatti, esplorare il pensiero e il contesto storico e biografico oltre la stessa immagine-icona del Che.

Nel 1960, il fotografo cubano Alberto Korda realizza un ritratto dal titolo Guerrillero Eroico a Ernesto Guevara de la Serna, meglio noto al mondo come Che Guevara. Quell’immagine, scattata a L’Avana durante la cerimonia di commemorazione delle vittime dell’esplosione della nave francese Le Coubre, diventerà quella che per alcuni è la fotografia più famosa al mondo. Effettivamente la sua fortunata diffusione e riproduzione su qualsiasi tipo di supporto immaginabile le è valso un posto d’onore nell’olimpo delle icone globali. La narrazione del combattente rivoluzionario è particolarmente unica proprio perché si basa sulla sua immagine, più che sulla sua storia e la sua esistenza. Certamente essa veicola un movimento planetario di lotta e rivoluzione, ma se oggi l’immagine sembra presentare uno statuto ontologico più certo della vita stessa, il caso del Che è in questo senso emblematico.

CHE GUEVARA tu y todos, veduta della mostra, Museo Civico Archeologico di Bologna, Foto allestimento, ph Michele Lapini / Simmetrico Cultura
CHE GUEVARA tu y todos, veduta della mostra, Museo Civico Archeologico di Bologna, Foto allestimento, ph Michele Lapini / Simmetrico Cultura

Viene allora da chiedersi se la reale eredità del rivoluzionario argentino non sia solo legata alla sua rappresentazione. La mostra Che Guevara Tu y todos, ne propone la (ri)scoperta attraverso la fruizione di un ampio e prezioso materiale di documentazione transmediale, in contrasto al mero appiattimento visivo di un personaggio che ha lasciato un segno incancellabile nella storia umana.

Il percorso espositivo si struttura in tre livelli narrativi. Quello del contesto storico in cui si inserisce l’azione di Guevara, in prospettiva giornalistica, ricopre un arco temporale che va dal 1956, quando, dopo aver conosciuto Fidel Castro, parte per Cuba in una spedizione composta da 82 guerriglieri contro la dittatura Batista fino al 1967, anno della sua ultima missione in Bolivia. Fotografie, registrazioni originali, filmati storici, estratti dai diari personali costituiscono una lunga linea temporale che si snoda fra le sale condensando gli anni del Che, prima «Combattente per la libertà», poi Ministro dell’Industria e della Banca Centrale, passando per i viaggi con la delegazione cubana in URSS, ONU, Cina, Africa.

CHE GUEVARA tu y todos, veduta della mostra, Museo Civico Archeologico di Bologna, Foto allestimento, ph Michele Lapini / Simmetrico Cultura
CHE GUEVARA tu y todos, veduta della mostra, Museo Civico Archeologico di Bologna, Foto allestimento, ph Michele Lapini / Simmetrico Cultura

Il livello biografico e quello intimistico, però, sono quelli che ci permettono di decostruire davvero l’immagine del volto con basco. Manipolando un ampio registro di documentazione – lettere, fotografie, pagelle, dattiloscritti – si svela un racconto ravvicinato, profondo e privato. Ci si proietta ai suoi primi anni di vita trascorsi in una agiata famiglia della buona borghesia. Si legge della sua condizione asmatica, della sua passione per la lettura, di come aveva intrapreso gli studi in medicina e del suo autentico desiderio di viaggiare. Non viaggiava da turista, non gli interessava la promozione dei simboli lussureggianti, ma conoscerne i popoli, il vero animo di un luogo, conoscere il loro modo di essere e di interpretare la vita.

Un pensiero e un approccio, questo, che sembra distaccarsi dall’immaginario del combattente e che tocca altri livelli di coscienza politica ad oggi così urgenti e necessari. Sono proprio queste le tracce fondamentali da esplorare in mostra, con attenta e paziente lettura, per ricordare e imprimere gli ideali che si celano dietro l’iconografia ufficiale. Come ascoltare l’interpretazione della poesia Tu y todos dedicata alla moglie Aleida March prima del suo ultimo viaggio. Il titolo della poesia, anche titolo della mostra, condensa il pensiero dell’uomo votato all’utopia.

Ernesto Guevara con la sorella Celia ad Alta Gracia Argentina. 1940©Centro de Estudios Che Guevara
Ernesto Guevara con la sorella Celia ad Alta Gracia Argentina. 1940 © Centro de Estudios Che Guevara

«Tu e tutti. I tutti che pretendono l’estremo sacrificio/ che la mia sola ombra oscuri il cammino! / Ma, senza violar le norme dell’amore sublimato/ ti porto nascosta nel mio zaino da viaggio».

Vivere fra due amori, quello intimo e personale e quello verso una causa che si considera sacra, se non conciliabili, rappresenta già una lotta interiore estrema. Che Guevara ha lottato, ha vissuto e affrontato il personale scegliendo di portare sempre con sé il primo amore, silenziosamente, in favore di un bene comune più grande e rumoroso. Contro l’egoismo, contro l’individualismo.

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