19 settembre 2019

Donne corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione | Galleria d’Arte Moderna

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Fino al 13.X.2019
La donna e la sua immagine nella storia dell'arte. Questo il percorso presentato dalla mostra Donne corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione a Roma

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Balla, Il dubbio, 1907

È un viaggio storico sulla condizione femminile nella cultura del nostro tempo, dagli inizi del ‘900 ad oggi, la mostra “Donne corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione” a cura di Arianna Angeletti, Federica Pirani, Gloria Raimondi e Daniela Vasta, patrocinata dal Comune di Roma, che raccoglie i capolavori di pittura e scultura di artisti europei vissuti negli anni cruciali del cambiamento della condizione femminile nella società italiana dalla bell’époque al regime fascista, fino alle rivolte del ’68.

Le opere provenienti tutte, da collezioni capitoline, rappresentano le contraddizioni con cui nel Ventesimo secolo appare la donna, vista per lo più con lo sguardo maschile, in un lungo percorso figurativo che la vedrà prigioniera di un volto dal doppio significato: da un lato quello della donna- angelo eterea e apollinea dall’altra quello della femme fatale che trae l’uomo alla perdizione, ossimoro figurativo ben rappresentato da: Le Vergini savie e le Vergini stolte di Sartorio e l’Angelo dei Crisantemi di Carosi per il primo aspetto o da La sultana di Innocenti e Amor sacro e amor profano di Senio per il secondo. La ritrattistica da fine ottocento fino a tutta la prima metà del novecento indugia tra questi due stereotipi dell’immagine femminile, evocando lo spettro della femme fatale, agìta dalla fantasia maschilista come qualcosa da temere e allo stesso tempo a cui non si possa resistere. Luogo comune utilizzato sia nelle arti figurative che in quelle visive dove attrici quali Lyda Borrelli interprete teatrale di Salomè, spaziano da ruoli in drammi passionali come Ma l’amore mio non muore a soggetti come Alba d’Oltrevita protagonista di Rapsodia Satanica, espressione di vitalismo ed erotismo sensuale.

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Pigna Frigidarium 1882

Attrici e interpreti che durante gli anni Venti e Trenta animeranno i drammi passionali nel cinema ma che durante il Fascismo verranno affiancate dalla rassicurante immagine propagandistica della donna- madre. Il percorso espositivo si snoda lungo tutto l’arco del novecento mettendo in evidenza il culto per la nudità della donna che, soprattutto agli inizi del Ventesimo secolo entra in auge, nella pittura, come nella scultura e nella fotografia cristallizzandone il ruolo da soggetto a oggetto di perfezione e di desiderio da parte dello sguardo dell’artista e dell’osservatore.

La pubblicazione nel 1900 de L’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud rende la percezione del desiderio sensuale più esplicita e questo favorisce il ripensamento dell’immagine della donna come oggetto di desiderio che prosegue la sua esistenza nella pittura di epoca fascista fino ad annullarne l’espressione sensuale con un taciturno assenso al desiderio maschile come nell’opera di Casorati Susanna. Lo spazio interno è luogo anche di raffigurazione dello spazio interiore della donna dove ella trova sfogo ai propri pensieri e si lascia andare alle pose più discinte come nell’opera di Ferrazzi Frammenti di composizione. Tra la fine della prima guerra mondiale e l’avvento del Fascismo il ruolo della donna cambia considerevolmente nella società che la vede impegnata in fabbrica e in forme di aggregazione civile come il Consiglio delle donne italiane, strumento finalizzato al patriottismo e alle rivendicazioni civili.

Ma l’immagine stereotipata della donna- madre impera nell’arte sia plastica che figurativa, rendendo l’aspetto erotico-sensuale quasi un tabù fino alla seconda guerra mondiale, dove la donna ha una sua seconda rinascita civile con la partecipazione alle fila della Resistenza o dei Fasci femminili ben documentata dai cortometraggi a disposizione dei visitatori. Dagli anni sessanta-settanta in poi il corpo femminile diventa centro del dibattito politico e mezzo espressivo dell’intervento dell’artista: nasce la performance in cui il corpo diventa tramite dell’espressione linguistica, con la body art e il teatro sperimentale, in cui esso è mezzo di azione dimostrativa dell’identità rinnovata della donna che si rappresenta e non viene più rappresentata da altri. È l’epoca della rivolta degli anni ‘70 in cui cade il mito della donna- madre e si afferma quello di colei che in modo dissacrante usa la propria sessualità per rivendicare i principali diritti civili.

Anna Di Corcia

mostra visitata il 24 marzo 2019

Dal 24 gennaio al 13 ottobre 2019

Donne corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione, Galleria d’Arte Moderna

Via Francesco Crispi, 24- Roma

Info 060608, www.galleriaartemodernaroma.it

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