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Elliott Erwitt: 184 fotografie per la sua prima volta a Palermo
Mostre
di Giulia Papa
Organizzata dalla Fondazione Federico II con il Patrocinio del Ministero della Cultura e del Consolato Generale degli Stati Uniti d’America Napoli, la mostra che porta per la prima volta in Sicilia, a Palermo, Elliott Erwitt, è una mappatura artistica della nostra storia, che è stata fortemente voluta dal Presidente della Fondazione Gaetano Galvagno ed è curata da Biba Giacchetti, una delle massime conoscitrici di Erwitt a livello internazionale, e da Gabriele Accornero.
All’interno della Sale Duca di Montalto, affrescate durante la prima metà del XVII secolo dai più valenti artisti del tempo, tra cui Pietro Novelli, Gerardo Astorino e Vincenzo La Barbera, veniamo inondati, complici il buio e una playlist tratta dallo storico concerto del 1981 tenuto da Paul Simon e Art Garfunkel sul Great Lawn del Central Park di New York, dalla suggestiva visione delle 110 foto iconiche, le serie ICONS, Kolor, Family, Self Portrait,di uno dei più famosi fotografi della storia, Elliott Erwitt.

Foto rappresentative della nostra società in successione, scandite dagli anni e dai luoghi in cui sono state realizzate. Volti, luoghi, eventi che hanno delineato, caratterizzato il suo e il nostro tempo. In questa sua geniale visione fotografica nessuno viene escluso. In un’opera di costante inclusione il fotografo ritrae cani ed esseri umani, accosta persone comuni e grandi personaggi, politici e celebrità del mondo del cinema. Tutti accomunati dall’aver posato ed essere stati ritratti da Erwitt, divenendo così protagonisti di questo racconto fotografico. In questo suo lavoro di osservatore antropologico, Erwitt ci lascia in eredità degli scatti che hanno uno sguardo leggero, improvviso, ma anche di denuncia e che suggellano, in quell’attimo fotografico, delle immagini che fanno dell’ironia e della semplicità il loro punto di forza. Un archivio di foto che chiosano dei momenti di riflessione sul passato, che si proiettano nel futuro e nel nostro attuale presente e che ci permette di delineare, con la giusta osservazione, quanto di quel passato è mutato e quanto di quel passato è rimasto, invece, immutato.

Fotografo di squarci urbani, di paesaggi, ma anche ritrattista dei volti più noti dello spettacolo. Innumerevoli e famosi gli scatti di Marilyn Monroe che, eleganti e spontanei, nella suggestione del bianco e nero, ci regalano il ricordo di una donna magica. E, poco più avanti, nella luminosità del colore, ci perdiamo nella profondità dello sguardo di una giovane e splendida Sophia Loren e nell’intensità espressiva di Humphrey Bogart. Ritratti storici, testimoni di momenti memorabili che hanno creato una cesura nella storia, come quelli di Che Guevara, di Fidel Castro o di John F. Kennedy. Immancabile la foto della First Lady, Jacqueline Lee Kennedy, ritratta, con il suo pizzo nero, nel giorno dei funerali del consorte in una silenziosa drammaticità. E, ancora, il confronto teso tra Nixon e Kruscev, il leggendario incontro di boxe tra Joe Frazier e Muhammad. Attimi saturi di profonda tensione, carica emotiva, di pura intimità, di balli e baci rubati, di sguardi materni. Attimi che hanno la durata di un secondo ma che Erwitt, con la sua immensa sensibilità, ha dotato di una scintilla, di una luce, che, attraverso il suo obiettivo, durerà per sempre: lì risiede la grandezza.

Gabriele Accornero, co-curatore della mostra, ricorda come alcune immagini diventino dei veri e propri manifesti, il riferimento è alla foto dell’uomo dalla pelle nera che beve dal lavandino destinato ai “colored”. Viene immortalata così, in un attimo, la denuncia della segregazione «una grande fotografia, capace di sintetizzare in un rettangolo fenomeni di portata enorme sul piano sociale e umano». La co-curatrice della mostra, Biba Giachìchetti, così definisce Erwitt: «Ciò che rende unico Erwitt è la sua capacità di intrecciare emozioni e intelligenza, facendoci ridere e commuovere, sorprendendoci con la sua ironia e la sua capacità di cogliere il senso profondo dell’esistenza. Ha immortalato l’assurdo e il surreale con uno sguardo acuto e leggero […] Elliott è stato tutto questo: un maestro della fotografia, un interprete della commedia umana, un artista che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’immagine: un viaggio tra l’ironia, tenerezza, profondità e leggerezza, proprio come la sua arte ha saputo raccontare. Un uomo capace di trasformare l’istante in storia, il quotidiano in arte, l’ironia in poesia. Benvenuti nel mondo di questo grande autore».

Un mondo che, citando il Presidente della Fondazione, Gaetano Galvagno, noi dobbiamo elaborare tramite i nostri occhi. È questa l’emozione e lo spirito con cui veniamo conquistati da questa mostra, ci sentiamo osservatori, testimoni e spettatori, ma soprattutto pensatori ironici, in perfetta armonia in tutti questi livelli. Una delle frasi esemplari del maestro Elliott Erwitt sintetizza a pieno titolo il suo lavoro e suggerisce lo sguardo con cui farsi viaggiatori consapevoli della mostra : “Le idee, per quanto siano straordinariamente interessanti nella conversazione e nella seduzione, hanno poco a che vedere con la fotografia. La fotografia è il momento, la sintesi di una situazione, l’istante in cui tutto combacia. È l’ideale sfuggevole”. Ed è così che questo acuto osservatore, sensibile e, intelligente, ci dona il suo personale archivio fotografico, universale e inclusivo, che diventa patrimonio di tutti noi.
