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Fragments and Arabesque di Guendalina Salini, con LamArte si reinventano gli spazi dell’Hilton all’Eur
Mostre
Con Fragments and Arabesque, LamArte si presenta come un nuovo progetto che integra arte, architettura e riflessione contemporanea: l’Hilton Rome Eur La Lama diventa non solo un luogo di passaggio, ma un punto d’incontro tra ieri ed oggi, dove la bellezza dei materiali semplici assume una forza narrativa ed evocativa, capace di parlare alla memoria di Roma e della sua coscienza moderna. LamArte mira a trasformare gli spazi comuni dell’hotel in una galleria site-specific permanente, offrendo ai visitatori un’esperienza unica che fonde estetica, architettura e cultura contemporanea.
L’apertura della rassegna è affidata all’artista romana Guendalina Salini, che con Fragments and Arabesque crea un’opera intensa e intimamente legata ai temi dell’identità e della memoria collettiva. Salini lavora con il cartone, un materiale povero ed effimero: come gli artisti poveristi, anche Salini utilizza un materiale di uso quotidiano, spesso considerato scarto, che diventa veicolo di significati profondi e universali. Il cartone, con la sua fragilità e semplicità, si trasforma nelle sue mani in una superficie carica di vitalità e memoria, che invita a riflettere sulla fugacità della materia e, al contempo, sulla sua capacità di rigenerarsi. Il suo processo artistico, che prevede l’intaglio e la stratificazione del cartone per rivelare intrecci di rami e foglie, richiama il linguaggio poverista, in cui materiali umili vengono esaltati e trasformati in simboli di una bellezza nascosta.
L’artista esplora le potenzialità espressive di questa materia, tagliando e incidendo per creare rilievi che danno al cartone una tridimensionalità unica, pur mantenendone la leggerezza. Questo approccio conferisce al materiale un nuovo valore, mettendo in discussione le nostre nozioni di arte e scarto, e riscoprendolo come veicolo di espressione e trasformazione. La mostra si articola in due installazioni principali.
Nella lobby dell’hotel, luminosa e dai volumi monumentali, Salini presenta Arabesque, un’opera in cui grandi fogli di cartone intagliato e pigmentato di blu notte scendono dall’alto come drappi morbidi, avvolgendosi sulle pareti in marmo e dando vita a un effetto visivo di leggerezza e movimento. Gli intricati motivi arabescati, che richiamano le decorazioni orientali e classiche, stabiliscono un dialogo diretto con la natura visibile oltre le vetrate, evocando una fusione tra architettura, ambiente e arte, in una chiave che riflette la maestria poverista di utilizzare materiali poveri per ottenere una poetica elegante e stratificata.
Nella Library, uno spazio intimo e raccolto, Salini espone Fragments, una serie di sagome che riecheggiano le forme di antichi vasi greco-romani. Attraverso l’uso di tecniche bicrome ispirate alle ceramiche attiche, l’artista incide e colora il cartone, riproducendo le forme di idrie, crateri e coppe classiche. Questi frammenti richiamano l’antichità in modo non convenzionale, dando nuova dignità a un materiale povero e contemporaneo come il cartone, che diventa supporto di una memoria collettiva. Realizzati a partire da imballaggi di prodotti di consumo quotidiano, questi frammenti offrono una critica silenziosa alla cultura “usa e getta”, trasformando l’effimero in oggetto d’arte.
Salini per le sue proposte riutilizza pezzi di packaging per creare una composizione che richiama le forme e i motivi tipici della pittura vascolare greca e romana. Nel caso dell’opera in mostra, che richiama le forme e i motivi tipici della pittura vascolare greca e romana, vengono rappresentate figure di cavalli e cavalieri, evocando il dinamismo e l’eleganza della scultura e dei fregi classici, in particolare quelli legati alle processioni e alle celebrazioni militari. L’uso del cartone è emblematico anche prendendo in esame questa prospettiva: un materiale effimero, destinato a contenere beni di consumo e spesso smaltito con noncuranza, viene trasformato in un oggetto che evoca il patrimonio culturale dell’antichità, creando un gioco di comunanze e contrasti che rendono il progetto ancor più significativo.
Le installazioni in mostra appaiono, dunque, come una sintesi tra antico e moderno, lasciando confluire l’estetica classica nella pungente critica al consumismo moderno; il cartone si trasforma simbolicamente in un oggetto di memoria, riportando alla luce l’antica Roma e i suoi fasti imperiali ma attraverso un materiale fragile, degradabile, che riflette la caducità della nostra epoca e dei suoi prodotti, oltre che sul senso stesso della storia umana. Completano l’allestimento una serie di quadri dove elementi naturali emergono da sfondi dai toni delicati, in una palette di rosa, azzurro e bianco, impreziositi da dettagli in foglia d’oro che vibrano alla luce. Qui, la Salini trasforma il cartone in un mezzo quasi scultoreo, che celebra la leggerezza e l’essenza della materia. È un’ode al potere rigenerativo della natura, in linea con la poetica di Italo Calvino sulla leggerezza, ma anche un omaggio alla filosofia poverista, che valorizza il minimo per esaltare il massimo.