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Humanitas di Andrea Roggi nel Complesso della Basilica di San Lorenzo
Mostre
Il percorso espositivo di Humanitas, mostra di Andrea Roggi, è un lungo viaggio nella carriera dell’artista che, dalla prima statua Atman, degli anni Ottanta, giunge all’ultima opera, realizzata per la mostra, L’Energia della Conoscenza. L’itinerario cronologico che porta all’interno del lavoro di Roggi ci mostra anche la sua evoluzione dal punto di vista tecnico, dimostrando, come afferma la stessa curatrice Laura Sapienza, che l’artista ha «una conoscenza della tecnica approfondita» con cui si dimostra ancora «a contatto con la materia da cui emergono nuove sfumature e nuove tecniche.»

Il titolo della mostra rimanda al complesso dell’Opera Medicea Laurenziana: la Basilica di San Lorenzo, così come i luoghi a essa antistanti, sono gli spazi in cui è iniziato l’Umanesimo, dove, secondo le parole del Monsignore Marco Domenico Viola, esiste una «casa per il tempo, Palazzo Medici, e una casa per l’eternità, la Sagrestia Vecchia.
Le sculture di Roggi sono monumentali e rappresentano la fusione tra umano e naturale; quello che a prima vista può sembrare un albero di ulivo, rappresentato nei minimi particolari, si rivela infatti, a uno sguardo più attento, la fusione tra corpi di regni diversi. Come nel mito delle Metamorfosi di Ovidio, quando Dafne viene trasformata in alloro per sfuggire ad Apollo, le figure sono rappresentate come tronchi le cui braccia, alzate verso il cielo, prendono la forma dei rami, ricoperti da foglie dorate.

Ed è proprio da queste foglie che si sprigiona, secondo l’artista, l’energia vitale che rappresenta uno dei temi principali della sua produzione: l’albero, simbolo di vita e connessione, è significativo sia del paesaggio toscano, sia come richiamo alla pittura moderna, in un viaggio che ci porta alle radici della storia dell’arte rinascimentale attraverso i richiami a Paolo Uccello, Piero della Francesca, Beato Angelico e, contemporaneamente, alle pitture calde e bucoliche dei più contemporanei Rosai e Soffici.
L’albero è, inoltre, simbolo di conoscenza, altro concetto caro alla poetica di Roggi; secondo quanto affermato dallo scultore esso è «metafora dell’uomo che si deve comportare come un albero: prendere il meglio con le radici e darlo alle generazioni future, le olive, i nostri frutti.» Le radici sono iscritte nel globo terrestre, come nell’Albero della Vita, connubio di materia e spirito che richiama le tematiche della conoscenza e dell’impegno a diffonderla all’esterno, come un polline.

Le sfere su cui poggiano questi ibridi tra umano e vegetale sono simboliche e rappresentative di un’altra parte di produzione dell’artista, che si trova all’interno del chiostro: in particolare, viene esposta Imagine all the people, un complesso globo realizzato a traforo composto da figure umane a tutto tondo che celebra, attraverso la celebre frase di John Lennon, la diversità umana.
La fusione di corpi non è solo metafora e figurazione, ma anche tecnica. Se Roggi, infatti, parte all’inizio della sua carriera dalla tecnica di fusione a cera persa, antichissima e praticata fin dall’epoca dell’antica Grecia, col tempo, a causa delle necessità imposte dalla rappresentazione di alcuni particolari e di strutture complesse ed estremamente delicate, l’artista brevetta la tecnica di fusione “dinamica”.

Questa nuova modalità di lavoro del bronzo permette di sospendere la materia in equilibri impensabili con le tecniche tradizionali. L’opera di Andrea Roggi, potremmo dire, si condensa tutta qui: in un precario equilibrio tra umano e vegetale che si risolve in un compromesso tecnico con cui l’uomo diventa, da centro del mondo, parte di un disegno più grande; una nuova humanitas.
La mostra è accompagnata da un catalogo illustrato, pubblicato da Giunti Editore, che documenta le fasi antecedenti alla realizzazione delle sculture: dai disegni preparatori, alla modellazione della creta e la fusione.
