18 marzo 2023

Il Made in Italy tra moda e design: a Gorizia, in mostra la nascita di uno stile

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A Palazzo Attems Petzenstein di Gorizia, una mostra per ripercorrere la nascita dello stile italiano negli anni del boom del Dopoguerra, tra moda, design, arti applicate, artigianato e cinema

Gino Valle, orologio da tavolo/muro Cifra 5, 1956, Solari Udine, metallo e materiali polimerici, 15x28×11 cm. Noleggiocose di Andrea Moscardi

Il mito dell’Italian Style prese corpo 70 anni fa, negli anni ’50, quando l’Italia, reduce dalla guerra, iniziò a proiettarsi verso il futuro. Presto sarebbe arrivato il cosiddetto “Miracolo italiano”, con cui il nostro Paese riuscì a imporsi nei settori più diversi, segnando un periodo di rinascita economica e culturale, di grande fecondità sia dal punto di vista industriale che artistico e artigianale, che sarebbe divenuto celebre come “Made in Italy”.

La mostra “Italia Cinquanta. Moda e design. Nascita di uno stile”, dal 21 marzo al Palazzo Attems Petzenstein di Gorizia, ripercorre quel momento storico prendendo in esame il periodo che intercorre tra le elezioni del 18 aprile 1948 e le Olimpiadi di Roma del 1960. A cura di Carla Cerutti, Enrico Minio Capucci e Raffaella Sgubin, affiancati nel lavoro da un nutrito gruppo di specialisti, l’esposizione rilegge quel momento storico alla luce di due specifiche componenti: la moda e il design, comprendendo in quest’ultimo anche la tradizione delle arti applicate, punto di forza della produzione italiana, più artigianale in epoche passate. A latere un terzo “fattore”, il cinema, che di quell’Italian Style fu un potentissimo mezzo di amplificazione planetaria.

Piero Fornasetti, Sedia Sole, anni’50, Fornasetti-Milano, litografia trasferita su legno e dipinta a mano, 95x40x40 cm. Milano, Archivio Fornasetti © Courtesy Fornasetti
Gio Ponti, Anguria, 1956, esecuzione Paolo De Poli-Padova, smalto su rame, 10x24x12 cm. Brescia, collezione privata © Brescia, Fotostudio Rapuzzi

La sezione dedicata al design e alle arti applicate spazierà dai mobili alle lampade, dalle ceramiche ai vetri, dai metalli alle stoffe d’arredamento, ai tappeti e agli arazzi, scegliendo tra le eccellenze più esemplificative del periodo, sia dal punto di vista creativo che innovativo: i mobili disegnati da Franco Albini, Gio Ponti, Osvaldo Borsani, Gastone Rinaldi, Carlo Mollino, Ico Parisi, Marco Zanuso, Vico Magistretti, Luigi Caccia Dominioni, realizzati da Poggi, Cassina, Fornasetti, Arflex, Azucena, Tecno, Fontana Arte, Rima, le lampade all’avanguardia di Gino Sarfatti, Angelo Lelii, Max Ingrand e dei fratelli Castiglioni, le ceramiche affidate alla produzione industriale da Guido Andloviz, Antonia Campi, Giovanni Gariboldi, Piero Fornasetti, Ettore Sottsass e quelle più “di nicchia” create da Guido Gambone, Guerrino Tramonti, Salvatore Meli, Pietro Melandri, Alessio Tasca, Clara Garesio, la San Polo o, ancora, quelle “d’autore” di Lucio Fontana, Fausto Melotti e Leoncillo Leonardi.

La ricchissima e straordinaria produzione muranese verrà esemplificata attraverso il meglio della Venini & C. (Fulvio Bianconi e Paolo Venini), di Aureliano Toso (Dino Martens), di Barovier & Toso (Ercole Barovier), e di Archimede Seguso, oltre ai vetri sommersi di Flavio Poli per Seguso Vetri d’Arte e le preziose reazioni policrome di Giulio Radi. Completano il quadro innovativo dell’arredamento preziosi smalti di Paolo De Poli e dello Studio Del Campo, alcuni su disegno di Gio Ponti, argenti di Lino Sabattini, Eros Genazzi e la nuova produzione industriale in acciaio di Sambonet e di Alessi. Non potevano mancare, a corredo di tutto ciò, stoffe, tappeti e arazzi: dalla rutilante fantasia di Piero Fornasetti ai bozzetti, ai tessuti e agli arazzi di Oscar e Fausto Saccorotti, Enrico Paulucci ed Emanuele Rambaldi per MITA, i cotoni stampati di JSA e della MTS, i tappeti “d’autore” del laboratorio di Renata Bonfanti.

Contribuiscono a ricreare l’atmosfera degli anni del boom alcuni esempi iconici di design industriale, come il televisore orientabile Phonola 17/18 del 1956, l’orologio meccanico Cifra 5 di Solari e inoltre la macchina da scrivere Olivetti Lettera 22 del 1950 e la macchina da cucire Necchi Mirella del 1957, entrambe disegnate da Marcello Nizzoli e premiate con il Compasso d’Oro, il più autorevole premio mondiale di design, istituito nel 1954. A questo tema sarà dedicata una sezione della mostra.

Lampadario Sputnik a ventiquattro luci, 1957, Stilnovo, bracci in ottone e portalampada in metallo laccato,100×60 cm. Milano, Marco Arosio

Gli anni Cinquanta rappresentano anche per la moda un decennio di fondamentale importanza, tanto che al 1951 si fa risalire la nascita ufficiale della moda italiana, grazie all’iniziativa illuminata di Giovan Battista Giorgini, imprenditore che ebbe l’intuizione di riunire a Firenze i più importanti talenti creativi del momento: cominciava così la favolosa stagione della Sala Bianca di Palazzo Pitti, scenografia d’eccezione di sfilate che radunavano i compratori di tutto il mondo.

fornasetSarà esposta una selezione dei più significativi modelli del periodo, abiti e accessori, tra i quali creazioni di Emilio Pucci, Emilio Schuberth, Roberto Capucci, Simonetta, Alberto Fabiani, Sorelle Fontana, Jole Veneziani, Gattinoni, Biki, Curiel, Marucelli, Gucci e Salvatore Ferragamo. E ancora Renato Balestra, nel periodo considerato, era un apprezzato disegnatore per Schuberth e le Sorelle Fontana, ma avrebbe aperto un proprio atelier alla fine del decennio; a Milano già operava Gigliola Curiel. Mila Schön e Ottavio Missoni, entrambi dalmati, si affacciavano sulla scena della moda proprio negli anni Cinquanta per trionfare nel decennio successivo.

Roberto Capucci, abito da cocktail, A/I 1956-57, Collezione Enrico Quinto e Paolo Tinarelli, Foto Fabio De Benedettis
Fabiani, abito da cocktail, 1953-56 ca., Collezione Enrico Quinto e Paolo Tinarelli, Foto Fabio De Benedettis

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