27 dicembre 2023

Il sesso nelle camere d’albergo: la mostra da Metronom che prende spunto dal libro di Geoff Dyer

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A cura di Marcella Manni, fino 16 febbraio, “Il sesso nelle camere d’albergo” riunisce a Modena, negli spazi di Metronom, una selezione di opere di Bruno Cattani, Kamilia Kard, Lisa Kereszi, Marco Signorini e Attilio Solzi

© Il sesso nelle camere d_albergo, 2023, courtesy Metronom, installation view

«Sono ciò che più mi piace leggere e scrivere» scriveva Geoff Dyer nella prefazione di Otherwise Known as the Human Condition. Selected Essays and Reviews 1989-2010, una raccolta di saggi  da cui Marcella Manni ha preso spunto per curare a Modena, nella sua Metronom, la mostra collettiva Il sesso nelle camere d’albergo (titolo che riprende proprio la traduzione – e pubblicazione – italiana di Einaudi). 

La mostra in galleria raccoglie opere di Bruno CattaniKamilia KardLisa KeresziMarco Signorini e Attilio Solzi , tutti testimoni di punti di vista, di ricerche e di estetiche che che rischiano di essere categorizzate come disturbanti, provocatoriamente fini a se stesse, in un contesto culturale che pretende di scrivere una verità sul presente senza assumersene realmente la responsabilità. Dalla fine degli anni ’90 di Lisa Kereszi agli anni più recenti di Attilio Solzi, Il sesso nelle camere d’albergo è costruita come un’operazione di montaggio – cinematograficamente parlando – di tempi e di spazi, di inquadrature, di presentazione, di orientamento, di strategie, di autorialità e di potere  in cui si inneggia a un ritorno: il ritorno al sesso nelle camere d’albergo, ai montaggi, alle mostre, alle immagini e alla, contemporanea, ventata di censura. 

© Il sesso nelle camere d_albergo, 2023, courtesy Metronom, installation view

Bruno Cattani esalta le forme del corpo tramite la fotografia di opere statuarie, alla ricerca di una bellezza sublimata dei corpi, maschili e femminili. La nudità femminile, nella sua opera, si evolve in creatrice, smantellando lo stereotipo di musa e artefice nel potere di rappresentare il nudo. Kamilia Kard restituisce al corpo della donna il valore primitivo, seppur sensuale, in contrasto con quella che è la contemporanea rappresentazione della forma femminile. L’artista costruisce un ponte tra passato e presente, nella storia dell’arte e nella storia del senso e del significato della riproduzione del corpo femminile, con la serie di sculture Woman as a Temple. Sulle forme delle Veneri del paleolitico realizza sculture in 3D con materiali sintetici e seducenti: senza volto, senza gambe i soli busti non respingono quanto accolgono, come un tempio, pur nella distanza dai canoni della perfezione imposti da modelli di comunicazione. L’elemento sensuale e l’elemento spirituale sono ricomposti in questa architettura candida come i marmi della scultura classica nello stereotipo contemporaneo.

© Il sesso nelle camere d_albergo, 2023, courtesy Metronom, installation view

Lisa Kereszi documenta per sei anni il magnetismo e l’eleganza seducente delle esibizioni di New Burlesque, restituendo una narrazione che è fantasia e libertà. La serie di fotografie intitolata Fantasies sfugge ogni intento documentaristico e racconta di fasci di luce inappropriata su tappeti logori, del bianco abbagliante e decadente di bicchieri di plastica calpestati, di stereotipi di rappresentazione del corpo femminile in silhouette tratteggiate sulle pareti di paraventi dalla vernice scrostata. Il territorio della fantasia, del desiderio e della libertà è l’emancipazione di corpi di donne che si esibiscono per piacere e per divertimento, più strip che tease, brutale, logoro, sporco e decadente come spesso il risveglio, dal sogno o dall’illusione. 

Marco Signorini usa le immagini anziché le lettere per giocare all’anagramma, combinando digitalmente parti del corpo, nude così da permettere un’astrazione, e creando nuovi linguaggi. Anagram è letteralmente il gioco combinatorio dell’anagramma, la produzione di senso, significato in modo celato, non svelato, applicata al linguaggio delle immagini. Ciò che Signorini persegue è la ricerca della variante, che sia quella indotta dall’algoritmo o di riscrittura del codice dell’immagine. I soggetti privilegiati per questo esercizio di creazione sono, come nel caso della copia dal vero, il corpo e il paesaggio, dando origine a una serie o una sequenza di variazioni sul tema oggi definite manipolazioni. Il classico tema del nudo consente di astrarsi dal dettaglio del soggetto per analizzare le potenzialità di una nuova figurazione. 

© Il sesso nelle camere d_albergo, 2023, courtesy Metronom, installation view

E Attilio Solzi intreccia parole e performance in una ricerca che si rivela essere interiore, dove corpi tatuati, nudi o seminudi, interagiscono con luoghi ricoperti di graffiti. Verbum – titolo del libro e della serie di fotografie è una complessa architettura di writing, corpi e luoghi. Una sequenza performativa in cui uomini e donne agiscono e posano all’interno di un luogo saturo di parole scritte e disegnate da autori di graffiti. Gli ‘agenti’ ritratti, nudi o seminudi, a loro volta scrivono non per raccontare, non per argomentare, non per spiegare. Il Verbum di Solzi è una pratica di ricerca interiore: i corpi tatuati interagiscono con gli ambienti ridotti a scheletri architettonici abbigliati, Volto o Edipo non sono etichette, non sono marchi, non sono simboli se non la rappresentazione tanto diretta quanto raffinata di un erotismo innato, naturale e pervasivo. 

Da Geoff Dyer a Boris Groys – che puntualizza che «una mostra contemporanea degna di questo nome non è una mostra d’arte locale nel contesto internazionale, ma una mostra d’arte internazionale in un contesto locale» –  Il sesso nelle camere d’albergo è la testimonianza della pornografia dei media e dell’assuefazione che la diffusione pervasiva della rete, dei social network, degli ambienti digitali in genere ci consegna. Uno sdoganamento non indagato, non approfondito nel suo modello sociale, teorico e antropologico quanto passivamente accettato. La mercificazione del corpo è accolta e praticata senza riserve e senza tabù, l’accesso a contenuti pornografici, dalla esibizione di cibo consumato vivo alle pratiche di body modification, una costante. Il paradosso è il sistema di censura ‘intelligente’ che gli stessi contenitori mettono in atto, privo di qualsiasi supporto e giustificazione teorica – se non legale – andando a ridefinire in una sorta di puritanesimo di ritorno ciò che è accettabile oppure no, dove la pubblicità ammiccante di lingerie è appunto scontata e parte di un comune – almeno occidentale – immaginario visivo, mentre la performance di un body artist e di un tatuatore è categorizzata come censurabile. 

© Il sesso nelle camere d_albergo, 2023, courtesy Metronom, installation view

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