01 luglio 2025

Una mostra in Lettonia mette in dialogo l’arte italiana e quella baltica

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Da Fattori a Morandi, un secolo di arte italiana in dialogo con la modernità lettone: in arrivo una grande mostra al Museo Nazionale d’Arte di Riga, per aprire un ponte culturale e diplomatico tra Italia e Lettonia

Giovanni Fattori, ritratto della figliastra

Aprirà il 5 luglio 2025, al Latvian National Museum of Art di Riga, la mostra Light from Italy: Da Fattori a Morandi, un ambizioso progetto espositivo realizzato in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi, il supporto del Ministero della Cultura Lettone, della Municipalità di Riga e dell’Ambasciata d’Italia in Lettonia. In particolare, l’iniziativa si inserisce nel quadro delle celebrazioni per i 25 anni del gemellaggio tra Firenze e Riga (2000–2025) e nel bicentenario della nascita di Giovanni Fattori, figura chiave dell’arte italiana dell’Ottocento.

Giovanni Fattori, Tramonto sul mare

L’impresa è frutto della collaborazione tra storici dell’arte italiani e lettoni che hanno contribuito in modo determinante alla costruzione scientifica della mostra, del catalogo e delle conferenze collegate. Per la parte italiana, figurano Vanessa Gavioli ed Elena Marconi, responsabili della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti alle Gallerie degli Uffizi. Accanto a loro, Guicciardo Sassoli de’ Bianchi Strozzi, presidente dell’associazione Nuova Artemarea, in qualità di curatore scientifico, organizzatore e coordinatore dei rapporti con la Lettonia. Sul versante lettone, il coordinamento scientifico è stato affidato ad Aija Brasliņa, una delle figure più autorevoli del Museo Nazionale d’Arte Lettone (LNMA). Astrīda Rogule, direttrice del progetto, ha svolto il duplice ruolo di curatrice della collezione d’arte contemporanea del museo e di mediatrice tra le istanze storiche ed esigenze espositive. Fondamentale è stato anche l’apporto di altri specialisti del LNMA: Aija Zandersone, Arta Vārpa, Marita Bērziņa, Eduards Dorofejevs, Nataļja Jevsejeva e Luīze Frančeska Dakša.

Il percorso espositivo, suddiviso in sei sezioni cronologiche e tematiche, presenta per la prima volta in Lettonia un’antologia dell’arte italiana dal secondo Ottocento agli anni Quaranta del Novecento. Una settantina di opere, selezionate con rigore dalle collezioni delle Gallerie degli Uffizi, dialogano con lavori provenienti dal museo ospitante e da altri istituti baltici, ricostruendo una fitta rete di affinità, influenze e visioni tra due geografie artistiche apparentemente distanti, ma in realtà profondamente connesse.

Al centro della riflessione il tema della luce, percepita e trasfigurata in modi radicalmente diversi a seconda della latitudine, come si evidenzia nella sezione introduttiva. La luce intensa e calda del Mediterraneo si confronta con quella più fredda e diffusa del Baltico, generando interpretazioni cromatiche e stilistiche differenti capaci di influenzare la materia stessa dell’arte. Persino il marmo di Carrara, simbolo della scultura italiana, appare “freddo” agli occhi dei baltici dell’Ottocento, in quanto modellato da un sole lontano ed inconsueto.

La prima sezione è dedicata al Naturalismo e ai Macchiaioli, movimento che ha come capofila Giovanni Fattori. Le sue dense campiture a macchia anticipano soluzioni visive che saranno esplorate anche nel primo Novecento europeo. I paesaggi solari di Vincenzo Cabianca o di Antonio Fontanesi trovano corrispondenze sorprendenti nelle vedute lettone di Jūlijs Feders o nel pittoresco cortile italiano dipinto da Kārlis Hūns.

Giovanni Boldini, autoritratto

Si prosegue con l’Impressionismo europeo che include artisti italiani come Giovanni Boldini, Antonio Mancini, Federico Zandomeneghi e Medardo Rosso. La sezione mette in evidenza le risonanze tra le visioni all’aperto di artisti italiani e le opere di Vilhelms Purvītis, Janis Rozentāls e Johans Valters, tracciando una linea di continuità nella rappresentazione delle atmosfere e della vita quotidiana.

Invece, nella terza sessione il Divisionismo e il Simbolismo sono illustrati da nomi come Gaetano Previati, Vittore Grubicy de Dragon, Plinio Nomellini e da opere rare di Beatrice Ancillotti Goretti. A queste si affiancano i pastelli intensi di Pēteris Krastiņš, oltre a una selezione di vedute che documentano i legami diretti degli artisti lettoni con l’Italia, come Capri di Rozentāls. Qui la luce si afferma come elemento spirituale e psicologico, nonché veicolo di stati d’animo.

Il passaggio alla modernità, nella sezione Verso l’avanguardia, è rappresentato da figure come Guido Marussig, Aldo Carpi, Libero Andreotti, in relazione con le prove baltiche di Voldemārs Matvejs e Jāzeps Grosvalds. La Grande Guerra è percepita come cesura epocale, evocata drammaticamente nell’Avenue of Horrors di Grosvalds e nelle incisioni belliche di Anselmo Bucci.

Il Futurismo e il Moderno Classicismo aprono a un nuovo linguaggio visivo: autoritratti di Luigi Russolo, Achille Funi e Mario Sironi accompagnano opere di Carlo Carrà, Ottone Rosai, Mino Maccari e Marino Marini, mentre in Lettonia si afferma un dialogo sia grazie alla rivista Valori Plastici, sia grazie all’immaginario metafisico. Spiccano le opere di Niklāvs Strunke e di Belcova, oltre all’interesse per la forma pura e lo spazio che rivela sorprendenti echi tra le nature morte italiane e le ricerche geometriche lettoni.

Carlo Carrà, Paesaggio marino

L’ultima sezione è dedicata alle mostre d’arte moderna italiana che si sono tenute a Riga fra gli anni ’20 e ’30, periodo di intensa circolazione e ricezione della nostra arte in Lettonia. Articoli e riproduzioni d’epoca, tra cui un testo fondamentale del critico Boriss Vipers, testimoniano l’impatto culturale delle esposizioni di Giorgio De Chirico, Antonio Donghi, Ferruccio Ferrazzi, Giorgio Morandi e di Gino Severini sulla scena locale. In mostra, accanto a opere originali, compaiono anche incisioni storiche e ritratti che ricostruiscono queste connessioni.

Il percorso si chiude uno straordinario Paesaggio a Grizzana di Giorgio Morandi, figura emblematica della pittura italiana del Novecento, la cui poetica della luce interiore sembra sintetizzare la riflessione su tempo, forma e percezione che ha attraversato tutto il progetto.

Giorgio Morandi, Paesaggio di Grizzana

In conclusione, è possibile affermare che Light from Italy non è solo un’esposizione di capolavori, ma una vera e propria operazione di diplomazia culturale e confronto visivo tra due memorie artistiche. Una mostra che nei dettagli delle corrispondenze costruisce il senso di un dialogo europeo capace di superare i confini e le geografie, oggi più necessario che mai.

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