01 maggio 2023

La Triennale di Milano celebra la poesia del disegno di Lisa Ponti

di

Fino al 7 maggio una selezione di circa 70 opere, realizzate tra il 1990 e il 2018, ripercorre un'importante stagione della produzione artistica della figlia di Giò Ponti, nota per la sua cifra stilistica pervasa di grazia e delicatezza

Lisa Ponti. Disegni e voci, foto © Gianluca Di Ioia

Lisa Ponti era la figlia del grande architetto Giò Ponti, designer, artista, editore, uno dei padri dell’architettura moderna in Italia. Ha lavorato al suo fianco per molti anni, in particolare nell’attività di giornalista e critica d’arte, svolta presso le riviste da lui fondate e dirette, Stile e Domus. È morta quattro anni fa, a 97 anni. All’interno di questo percorso, sviluppa e definisce una personale e riconoscibile cifra stilistica, caratterizzata dalla sua passione per il disegno, per la poesia, e dall’attenzione nei confronti dell’infanzia che in una sua intervista definisce «l’unica età che tende all’infinito».

Lisa Ponti, “L’orso non mi fa paura”. Photo credit: Salvatore Licitra

La mostra Lisa Ponti. Disegni e voci, che resterà visibile  alla Triennale fino al 7 maggio prossimo, curata da Damiano Gulli e Salvatore Licitra, si occupa proprio di questi suoi lavori, una selezione di una settantina di disegni ad acquerello, tutti su fogli A4, realizzati tra il 1990 e il 2018. Questa sua passione si era palesata anche prima, nel corso della sua vita, con la pubblicazione di un piccolo libro di poesie nel 1941 e uno di favole L’armadio magico, nel 1946, raccolta di racconti che lei aveva inventato per i fratelli più piccoli. Ma il suo esordio ufficiale come disegnatrice (se vogliamo chiamarlo così) risale al 1992, con una mostra personale alla Galleria Toselli, quando Lisa aveva settant’anni.

Lisa Ponti, “senza titolo” Photo credit: Salvatore Licitra

Eppure tutti i disegni in mostra sono senza età e senza tempo, caratterizzati da una notevole leggerezza e ironia, uno stile sobrio, per nulla pedante, rispettoso della legge alla quale si rifaceva anche suo padre: «la misura contro la dismisura». Il suo gesto grafico, elegante ed essenziale, interpreta le fantasie del mondo infantile, antropomorfizza appena può, magari servendosi di simboli geometrici basilari per il viso: punti, linee curve, cerchi, ellissi. Non intende inviare messaggi. Il disegno, come dice lei stessa, in fondo è musica. Musica per gli occhi, gioco a cogliere, ognuno secondo la sua sensibilità, una sensazione anche minima come la tenerezza. Un sentimento che è moneta corrente tra i più piccoli.

Lisa Ponti “io avevo sonno lei no”

Ma Lisa Ponti continua a parlarci perché nell’ammezzato sulla scalinata, della Triennale dove è stata allestita la mostra, sentiamo riecheggiare infatti i suoi pensieri, che si rincorrono in un loop continuo, proprio come capita quando ci lasciamo andare ai ricordi. E i pensieri non sono altro che brani tratti dai suoi articoli pubblicati sulle riviste Stile e Domus, che raccontano di incontri con artisti e letterati che frequentavano casa sua, letti da un’attrice. Le parole che ci hanno colpito di più sono quelle che Lisa attribuisce al padre e che riguardano l’ispirazione verso una verità, intesa come «immobile, estatica, cristallina», che animava la sua visione del mondo, come quella dei poeti e dei filosofi che lo avevano preceduto e che oggi, purtroppo, sembra sempre meno facile da cogliere.

Lisa Ponti, “senza titolo” Photo credit: Salvatore Licitra
Lisa Ponti, “senza titolo” Photo credit: Salvatore Licitra

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui