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“Le forme del classico”: l’intensità fotografica di Robert Mapplethorpe in mostra a Venezia
Mostre
A distanza di 33 anni dalla rassegna fotografica curata da Germano Celant a Palazzo Fortuny, Robert Mapplethorpe viene celebrato nuovamente a Venezia attraverso un’esposizione di oltre duecento opere presso Le Stanze della Fotografia, sull’Isola di San Giorgio Maggiore. È qui che le fotografie di Mapplethorpe, unendo seduzione e glamour, propongono allo spettatore uno sguardo diverso su aspetti quali la virilità maschile, l’omosessualità, l’espressione femminile e l’arte scultorea.
Seguendo il percorso fotografico in mostra, è possibile notare come la carriera di Mapplethorpe non sia segnata da una linearità evolutiva, bensì dalla compresenza di ricerche e tematiche diverse, che vengono qui presentate in base a una suddivisione per contenuti. Rimane costante invece nell’intensità del momento fotografico la ricerca di una forma perfetta da attribuire ai soggetti, sulla base dei concetti classici di misura ed equilibrio della scultura classica.

La precisione nella cura dei dettagli e la capacità di catturare l’intensità nell’attimo dello scatto costituiscono le due chiavi di lettura principali dell’opera di Mapplethorpe, il cui desiderio fotografico parte da un istinto di carattere sessuale, poi rielaborato secondo i propri canoni estetici. Si tratta di un linguaggio diretto, frontale, senza intenti allegorici o moralizzanti, che vuole andare oltre rispetto alla mera provocazione visiva e culturale. La fotografia di Mapplethorpe può essere percepita come seducente e scandalosa – soprattutto per i tempi in cui lavorava – ma il forte impatto dei suoi soggetti deriva, principalmente, dalla perfezione nella forma raggiunta grazie a un personale processo creativo di ispirazione classica.
Oltre alla misura tipica del classicismo, le fonti di ispirazione visuale e creativa per il giovane Mapplethorpe furono le icone religiose e le riviste pornografiche, unite in alcune composizioni a collage che si possono ammirare all’inizio del percorso espositivo. Fondendo arte e sensualità, anche le immagini tratte dalle riviste omoerotiche si distaccano dalla promiscuità visiva superficiale, diventando invece opere d’arte e strumenti di comunicazione della propria esperienza personale. Fondamentali per i primi sviluppi di Mapplethorpe furono le origini familiari cattoliche e il febbrile ambiente culturale di New York negli anni Sessanta: il regalo di una Polaroid gli permise dopo le prime sperimentazioni di creare una propria visione artistica, che unisce eccitazione estetica e sessuale nella sacralità dell’atto fotografico.

La profondità del rapporto con Patti Smith – musa e amante – è ben evidenziata da una serie di scatti fotografici in mostra. Si tratta di una relazione complessa che si può provare a decifrare nelle varie sfaccettature catturate da Mapplethorpe. Con la stessa cura, ma con un tipo di rappresentazione che esce dalla canonicità del corpo femminile, le immagini di Lisa Lyon, costruite all’interno di un set, propongono un processo di definizione identitaria complesso. L’ideale di scultura classica si unisce qui alla bellezza e alla femminilità entrando in discussione con la muscolarità maschile.
Prima di una lunga raccolta di ritratti fotografici, è anche possibile cogliere l’essenza del fotografo attraverso una serie di autoritratti che ne racconta con intensità la vita. Partendo da travestimenti stravaganti e pose dandy, Mapplethorpe giunge a condividere anche le difficoltà fisiche ed emotive causate dall’AIDS: anche in questo caso la dimensione erotica iniziale viene rielaborata attraverso la fotografia come azione intima e unica.

Le forme classiche, rievocate dal titolo della mostra, si legano alle pose scultoree dei nudi maschili fotografati da Mapplethorpe. Gli scatti sfidano le regole tradizionali e rappresentano desideri e impulsi che, tramite un virtuosismo nell’atto fotografico, elevano i soggetti ad opere d’arte. L’aspetto erotico, nonostante il carattere provocatorio, anche nei nudi femminili viene rielaborato e le fotografie diventano così uno strumento di piacere estetico per la perfezione e l’eleganza della realizzazione.
Alla fine del percorso, le raffigurazioni di fiori, che nella fotografia diventano corpi vitali, si mescolano ad immagini di statue in marmo con contrasti di luci ed ombre che ne evidenziano il movimento. Le Stanze della Fotografia, dunque, grazie all’ampia raccolta di scatti dell’archivio Mapplethorpe, permettono al visitatore di entrare in contatto con la forza dei soggetti catturati, mettendo in discussione l’equilibrio classico dell’immagine e creandone così uno nuovo, più contemporaneo.
