23 maggio 2025

Palazzo Te celebra i suoi primi 500 anni di storia: ‘Dal Caos al Cosmo’

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Fino al 29 giugno, a Mantova, le sale della storica dimora dei Gonzaga omaggiano il mito e la trasformazione: "Dal caos al cosmo. Metamorfosi a Palazzo Te" rilegge le Metamorfosi di Ovidio attraverso capolavori di collezioni internazionali

Installation view, Dal caos al cosmo. Metamorfosi a Palazzo Te, 2025. Foto Gian Maria Pontiroli

Un aneddoto ci racconta che limperatore Carlo V, ospite a Mantova di Federico II Gonzaga nel 1530, restò stupefatto di fronte alla Sala dei Giganti, dove le pitture sembravano inghiottire lo spettatore in un crollo cosmico. La leggenda vuole che limperatore stesso, mentre attraversava la sala, guardasse con timore le pareti, tanto lillusione era potente. Cinquecento anni dopo, la sensazione è esattamente la stessa. Complici gli affreschi, magnificamente conservati, che occupano senza interruzioni le pareti e la volta, e il pavimento, con le sue tessere in marmo disposte a simboleggiare un vortice implacabile, il visitatore rimane attonito e inerme di fronte a questopera totale. Cinque secoli, per lappunto, da quando nel 1525 Gonzaga sceglie di chiamare a corte Giulio Romano per costruire la sua villa del piacere, alle porte della città: una residenza che oggi, per loccasione, viene celebrata con una mostra di eccezionale raffinatezza allinterno delle sue stesse stanze. Federico II fu un duca che si affidò completamente allarchitetto e pittore manierista, lasciando che il genio creativo emergesse in tutta la sua forza, attraverso innovazioni stilistiche, scelte decorative originali e imprevedibili, pensate per stupire, certo, ma anche per ammonire.

Installation view, Dal caos al cosmo. Metamorfosi a Palazzo Te, 2025. Foto Gian Maria Pontiroli

A guidare questa operazione, Giulio Romano si serve del poema delle Metamorfosi di Ovidio, una fonte inesauribile di immaginario visivo che gli consente di esprimere al meglio la propria visione artistica. Al contempo, le Metamorfosi si rivelano perfette per raccontare, in forma allegorica e attraverso le spoglie di dèi, semidei, ninfe e giganti, questioni cruciali del tempo: alleanze politiche, poteri militari, lautorità imperiale di Carlo V, la precarietà del potere e lascesa nobiliare dello stesso duca. E infine, il trionfo di un nuovo ordine cosmico, simboleggiato dallincoronazione dellimperatore, che pone fine a un periodo di caos come quello che aveva travolto la penisola italiana dopo il Sacco di Roma del 1527. Ed è sulle Metamorfosi di Ovidio, su quelle di Apuleio e su altri miti greci che si articola la curatela di Claudia Cieri Via, muovendosi con sapienza tra le sale principali del palazzo e raccontando come, nei secoli successivi, i miti di Ercole, Amore e Psiche, Leda, Danae, Narciso, Proserpina, Dafne – tra gli altri – siano stati interpretati e trasformati nel tempo. La mostra si affida a un allestimento calibrato in punti strategici degli ambienti, che dialoga in modo elegante ed equilibrato con la densità decorativa degli spazi. Sfrutta le partizioni architettoniche, le altezze degli affreschi e dei fregi, adottando toni porpurei che si armonizzano perfettamente con lapparato decorativo dei soffitti lignei e pittorici, richiamando le cornici che inquadrano i cavalli tra le lesene della Camera dei Cavalli.

Installation view, Dal caos al cosmo. Metamorfosi a Palazzo Te, 2025. Foto Gian Maria Pontiroli

Ad aprire il percorso espositivo sono i disegni a penna e inchiostro di Giulio Romano, provenienti dallAlbertina di Vienna e dal Louvre, nella Camera delle Imprese. Si prosegue poi nella Camera dei Cavalli, dove sono esposti dipinti di Correggio, Tintoretto e Eugenio Cajés. È qui che si trova La favola di Leda di Cajés – dal Museo del Prado – ispirata a un dipinto del Correggio, opera di straordinaria resa pittorica, delicatezza e sensualità. Zeus, nelle spoglie del cigno, si insinua sul corpo nudo di Leda con seduzione ingannevole, in un gesto carico di erotismo e ambiguità. Nella Camera di Amore e Psiche si trova poi una versione dellomonima coppia realizzata da Jacopo Zucchi, mentre nella Camera dei Venti, dedicata al tema dellibrido e del doppio, si ammira un Narciso di Boltraffio, assorto e distante, persino da sé stesso, nel contemplare la propria immagine riflessa e irraggiungibile. Proseguendo verso la Camera delle Aquile, il Ratto di Proserpina di Rubens, dal Petit Palais di Parigi, cattura ogni sguardo per la potenza e il dinamismo della scena. E se le Metamorfosi, dai secoli successivi alletà classica fino a oggi, hanno attraversato generazioni, eccole riemergere nel presente in una straordinaria scultura di Giuseppe Penone, collocata al centro della Loggia di Davide: Dafne.

Dal Caos al Cosmo. Metamorfosi a Palazzo Te’ è una mostra che racconta come i miti delle metamorfosi abbiano sedotto, ammonito, istruito e affascinato uomini e potenti lungo i secoli, celando al loro interno significati etici profondi, da cui ancora oggi possiamo trarre insegnamento. Parlano di virtù da perseguire, ma anche di vizi dellanimo umano; ci mostrano come assecondarli, oppure come proteggerci da essi, per non incorrere nella collera divina. Sono insegnamenti antichi, eppure sorprendentemente attuali: capaci ancora oggi di indicarci una via. E forse, come suggeriva un filosofo, di ricordarci che la virtù in fondo, sta proprio nel mezzo.

Installation view, Dal caos al cosmo. Metamorfosi a Palazzo Te, 2025. Foto Gian Maria Pontiroli

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