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Per un’alchimia della cura: le nuove opere di Luca Vanello da Panorama
Mostre
di Zaira Carrer
Pistils embedded under nails. Allowing oneself to be accompanied, nude scent reassures. Sembra il verso di una canzone indie intercettata per caso alla radio, cambiando stazione: rimane reciso, incompleto e non ne comprendiamo immediatamente il significato. Eppure, in questa frase c’è già tanto. C’è la morbidezza dei pistilli e la rigidità dei chiodi. Ci sono tutta la vulnerabilità e la fiducia necessarie per farsi accompagnare da qualcun altro. E c’è un profumo nudo—senza artifici—che rassicura.
Sono, questi, elementi che si riscontrano nella nuova personale dell’artista italo-sloveno Luca Vanello, presentata da Panorama, a Venezia, fino al prossimo 5 aprile e il cui titolo non è altro che quel lungo verso indie —che un verso indie in realtà non è. L’esposizione, a cura di Giovanni Paolin, costituisce il quarto appuntamento della serie di progetti Horizons ed è il frutto di una residenza che l’artista ha trascorso in laguna lo scorso ottobre.

Durante questo periodo di studio ed esplorazione, Vanello è attratto dagli spazi verdi di Venezia e sono in particolare i giardini utilizzati a fini curativi che lo interessano. Questa dimensione terapeutica può assumere diverse declinazioni: può essere il rapporto stesso con l’ambiente naturale a rivelarsi medicamentoso o possono essere le piante lì coltivate ad avere preziose qualità farmaceutiche.
E così Vanello si ritrova a visitare giardinetti segreti e non, tra cui il famoso Giardino Mistico dei Carmelitani Scalzi, dove da circa tre secoli si produce l’Acqua di Melissa. In queste piccole oasi verdi l’artista raccoglie rami ed altri elementi vegetali che trova a terra, iniziando così il suo personale processo di cura.

Un prendersi cura, questo, che comincia proprio dagli elementi con cui lavora: attraverso un complicato processo chimico —o, si potrebbe dire, alchemico— Vanello estrae la clorofilla dalle foglie che utilizza, bloccando in questo modo il loro processo di invecchiamento. Si tratta di un fermare il tempo, e, infatti, Panorama appare proprio come una piccola serra in cui lo scorrere dell’universo si è arrestato di fronte a noi.
Il grosso ramo di betulla che domina lo spazio e tutta la serie di fragili sculture presentate a parete paiono dunque quasi delle mummificazioni vegetali, a cui Vanello aggiunge poi alcuni inserti artificiali: protesi per animali —come un piccolo becco in silicone— che esemplificano un’altra dimensione del rapporto uomo-ambiente.

Il processo artistico di Vanello non consiste soltanto nel prendersi cura della componente vegetale, ma anche di sé stesso. Il suo è infatti un assemblaggio quasi meditativo dei materiali e, nel guardare questi fragili amuleti di foglie e rami, sembra quasi di scorgere i suoi movimenti lenti e minuziosi: il raccogliere— chino a terra in un giardino in Belgio o a Venezia— i frammenti di pianta e poi il suo cucire assieme le varie componenti per dare vita ad una scultura dedicata.
In questa dimensione sospesa tra gesto e materia, Vanello non si limita a fermare il tempo: lo osserva, lo stratifica, lo trasforma in una narrazione silenziosa. Pistils embedded under nails… non è più, dunque, solo un titolo evocativo, ma una dichiarazione di intenti—un invito a riconoscere la vulnerabilità come parte del processo creativo e della relazione con il mondo naturale. Così, tra reliquie vegetali e protesi artificiali, l’artista ci restituisce una riflessione sul prendersi cura—degli oggetti, dei corpi, di sé stessi—lasciando che la materia e il gesto diventino terapia.
