24 giugno 2025

Stef Fusani, la meraviglia delle cose che ingannano: la mostra a Milano

di

Alla Candy Snake Gallery di Milano, in mostra le opere dell’artista e designer Stef Fusani: una riflessione sulla copia, sulla ripetizione e sulla prevedibilità, come atti creativi

Stef Fusani, Becoming Stone, 2023, Jesmonite, resina epossidica, pompa dell'acqua

La Candy Snake Gallery di Milano inaugura domani, 25 giugno, Goffamente Beati, mostra personale di Stef Fusani, artista e designer milanese trapiantato a Madrid, la cui pratica si muove tra arte visiva, scultura e design sperimentale. Il progetto, accompagnato da un testo critico di Sofia Gotti, prende il titolo da una poesia di Sandro Penna e si snoda come una suite visiva ispirata alle strutture compositive di Igor Stravinsky: equilibrio precario tra prevedibilità e sorpresa, ordine e scarto.

Nato a Milano nel 1989, Fusani si è formato nel campo del design e ha conseguito un master in Geo-Design presso la Design Academy di Eindhoven. Attualmente è dottorando in Belle Arti con specializzazione in scultura presso l’Università Complutense di Madrid. La sua ricerca si concentra sull’uso di biomateriali in ambito scultoreo e sui concetti di copia, mimesi e standardizzazione nei processi plastici contemporanei.

Ha esposto in istituzioni come il MAMbo di Bologna, il MAAT di Lisbona e il MAXXI di Roma, oltre che ingallerie e spazi indipendenti a Madrid, Milano, Londra, Berlino, New York e Miami. Fondatore dello studio sperimentale STANDARD404, ha lavorato come curatore indipendente, co-fondato il collettivo Molto Molto Fuori e attualmente fa parte di Cinema Parentesi, progetto curatoriale dedicato a video essay e installazioni audiovisive.

La mostra alla Candy Snake Gallery, visitabile fino al 6 settembre 2025, si articola in un allestimento tanto rigoroso quanto instabile. Fusani mette in scena una tensione plastica fondata sulla ripetizione e la discontinuità: pattern familiari si fratturano in cambi di scala, torsioni, deviazioni. È una grammatica della forma che non si lascia addomesticare. Gli oggetti in mostra, copie riconoscibili ma svuotate di funzione, rinviano a utensili da lavoro, componenti industriali, elementi edilizi, ma sono ricreati artigianalmente e dislocati in un ordine che ne stravolge il senso originario.

La copia, per Fusani, diventa atto di sabotaggio estetico: riproducendo l’oggetto lo libera dalla logica del consumo e dell’originalità, trasformandolo in puro vettore di possibilità. Ne scaturisce una narrazione non lineare, fatta di frammenti e gesti interrotti, dove il corpo, pur assente, è costantemente evocato come livello di interfaccia tra la materia e la percezione.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui