28 febbraio 2023

Tre grandi artiste americane in mostra da Raffaella Cortese

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Galleria Raffaella Cortese dedica, fino al prossimo 18 maggio 2023, tre mostre personali a Simone Forti, Joan Jonas e Kiki Smith

Simone Forti, Distant Lands. Installation view, Galleria Raffaella Cortese, Milano. Ph. Lorenzo Palmieri

Galleria Raffaella Cortese dedica, fino al prossimo 18 maggio 2023, tre mostre personali a tre grandi artiste americane: Simone Forti (Firenze, 1935), Joan Jonas (New York, 1936) e Kiki Smith (Norimberga, 1954). In scena un dialogo sintonico realizzato con diversi media, il video, la scultura, il disegno e l’installazione, che trova la propria sintesi nell’interesse comune delle autrici per il corpo umano, il regno animale e il movimento inteso come forza vitale.

SIMONE FORTI. DISTANT LANDS

Insignita lo scorso 8 febbraio del Leone d’Oro alla carriera della Biennale Danza 2023, per la sua seconda personale in galleria l’artista presenta, nello spazio espositivo di via Stradella 7, una serie di opere che manifestano il desiderio di congiunzione tra l’Italia e la California. Retaggio di una biografia che la vede figlia di genitori di origine ebrea e costretta a emigrare giovanissima, con la famiglia, a Los Angeles per sfuggire all’odio anti semita. Il progetto espositivo si compone dei disegni tratti dalla serie News Animations (1985-2012), nati in risposta ad alcune storie selezionate durante la lettura dei giornali e come una sorta di reazione catartica alla morte del padre, avido lettore di quotidiani. Un profonda riflessione sul tema del linguaggio e sui media, attuata mescolando insieme scritte, schizzi di figure umane, elementi vegetali e animali.

Simone Forti, Distant Lands. Installation view, Galleria Raffaella Cortese, Milano. Ph. Lorenzo Palmieri

Fedele alla sua pratica multidisciplinare, Forti articola le proprie parole in forme diverse: con un’installazione di tre serigrafie su tela in cui presenta il testo The Skin of My Teeth, scritto nel 2018, che spazia da riferimenti ai Beat Poets, a scenari politici contemporanei, nonché esperienze personali, ma anche con la propria voce che attraverso degli altoparlanti riecheggia nello spazio riproducendo l’opera sonora Made in LA Reading (2012), in cui l’artista riflette su esperienze sociali e storiche vicine alla sue come ebrea italiana. Autodefinitasi movement artist, così da non costringersi nelle maglie strette dell’essere una coreografa, Forti è una delle figure di spicco a livello internazionale per lo sviluppo della performance contemporanea. Fin dai primi anni Sessanta ha offerto nuova libertà al corpo, insistendo sulla ribellione a ogni rigidità della postura e della sceneggiatura. Ne offrono un esempio l’opera video News Animation: The Getty Center (2004), presentata su uno schermo in un angolo dello spazio espositivo, in cui l’artista si muove su un palco incorporando due oggetti che insieme compongono l’iconica bandiera degli Stati Uniti d’America. E i tre video girati nel Vermont nel 2019, Weeding: Simone’s Garden, Weeding: Steve and Lisa’s Garden 1 e Weeding: Steve and Lisa’s Garden 2 da cui emerge tutta la carica espressiva di Forti che si relazione con l’ambiente circostante, mentre la telecamera indugia sulle sue mani che si muovono tra i fili d’erba. 

Joan Jonas, Draw on the wind. Installation view, Galleria Raffaella Cortese, Milano. Ph. Lorenzo Palmieri

JOAN JONAS. DRAW ON THE WIND

Per la sua terza mostra personale in galleria, l’artista americana presenta per la prima volta in Italia, nello spazio di via Stradella 1, Draw on the wind, l’installazione esposta nel 2018 al Carnegie Museum of Art di Pittsburgh. La complessa ricerca dell’artista, fatta di gesti, narrazione e immagini in movimento, prende qui forma in un progetto installativo che diventa strumento privilegiato per rielaborare materiali raccolti dalle fiabe e dai saggi, dai miti e dal folklore locale. Sebbene gli aquiloni e altre sculture di carta compaiono in numerose sue opere precedenti, questa, concepita durante un viaggio ad Hanoi nel 2018, unisce le sagome da lei stessa ritagliate alle forme di animali e fate del folklore Jarai e Viet, realizzate a mano in Vietnam con bambù e carta Dó. Astratto, colorato e leggero, l’universo delicato e impalpabile di Jonas si muove in maniera quasi impercettibile al passaggio dei visitatori, stimolando così una riflessione sulla relazione tra la propria presenza fisica, la sequenza dei gesti (camminare, osservare, ascoltare) e l’intensità della percezione. 

Kiki Smith, The Cat Himself Knows. Installation view, Galleria Raffaella Cortese, Milano. Ph. Lorenzo Palmieri

KIKI SMITH. THE CAT HIMSELF KNOWS

Dopo aver partecipato, verso la fine degli anni Settanta quando si trasferisce a New York, alla complessa stagione dell’arte femminista, facendo del corpo il tema centrale della propria poetica, l’acclamata artista nata a Norimberga ha intrapreso un’indagine che verte principalmente sulla natura e le sue dinamiche. Da sempre incline alla sperimentazione di tecniche diverse e all’utilizzo di materiali differenti, Smith propone per la sua quinta personale in galleria, nello spazio di via Stradella 4, una serie di recenti disegni e sculture che danno forma al suo fiabesco mondo animale. Sebbene vivano di vita propria, felini, piccioni, scoiattoli e poi alberi e altre forme astratte, insieme a mani che impugnano cuori in uno scambio emotivo ed empatico tra uomo e animale, si coniugano e diventano complementari, in quanto parti di un unico racconto. Coerentemente con il suo filone di ricerca, l’artista continua l’esplorazione già avviata con il progetto di arte pubblica realizzato per ArtLine Milano nel 2018, quando pensa ai piccioni, presenza immancabile nella Piazza Duomo di Milano. Ma anche ai gatti che popolano il fossato di Castello Sforzesco e che lei trasforma nei protettori della città, facendoli diventare i protagonisti delle due monumentali sculture in bronzo Guardiane. Dalla loro inaugurazione, nel 2022, Smith continua a lavorare su questo soggetto, dando vita alla serie di disegni intitolati Empath esposti in questa mostra. 

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