26 aprile 2021

L’Oriente fantastico della Turandot di Puccini, al Museo del Tessuto di Prato

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In mostra al Museo del Tessuto di Prato, i preziosi costumi della prima della Turandot di Giacomo Puccini ci raccontano un pezzo di storia del teatro italiano

Al Museo del Tessuto di Prato, tornano in scena – ma questa volta per essere esibiti come veri e propri pezzi d’arte – i costumi che hanno fatto la storia della prima della Turandot pucciniana.

«Nessun dorma!», quindi, perché un nucleo di costumi e gioielli per lungo tempo perduti sono stati ritrovati all’interno del guardaroba privato del soprano Iva Pacetti, acquisito dal museo stesso nel 2018. Quale miglior omaggio se non mostrarli di nuovo al pubblico, rinnovando (se mai ce ne sia bisogno) la maestria di Luigi Sapelli, in arte Caramba, sceneggiatore, costumista, illustratore e creatore di questi sublimi costumi di scena. Accanto a lui, viene ricordato anche il genio di Galileo Chini, scenografo, pittore e grande amico di Puccini, al quale venne affidato l’allestimento e la scenografia della celebre pièce.

Quest’esposizione diventa l’occasione sia per esibire questi preziosi cimeli di scena che per raccontare, su oltre 1000 mq, le influenze, i rimandi e le idee che hanno portato alla realizzazione della prima dell’opera, attraverso bozzetti, manifesti, tele, costumi e oggetti provenienti dalla collezione Chini. Prima che ricordiamo essere avvenuta il 25 aprile 1926 al Teatro alla Scala, a ormai due anni dalla morte di Puccini che, in realtà, non ha mai dato un finale alla storia di Turandot, l’affascinante e sanguinaria principessa della Cina. Quella stessa sera, infatti, il direttore d’orchestra Arturo Toscanini si rifiutò di performare quel finale che venne scritto successivamente dal compositore Franco Alfano, rimanendo fedele all’unica e incompiuta versione del compositore toscano.

La ricostruzione di questo Oriente fantastico, lo stesso in cui il racconto è ambientato e che tanto ha suggestionato Puccini, Chini e Caramba, è stata possibile grazie alla co-organizzazione del Museo di Antropologia e Etnologia di Firenze e all’iniziativa di crowdfunding “Il Costume ritrovato” grazie alla quale si sono potuti restaurare i costumi e i gioielli recuperati. Si aggiunge inoltre il contributo della Fondazione Teatro alla Scala, dell’Archivio Storico Ricordi e della Fondazione Giacomo Puccini, insieme agli enti prestatori pubblici e privati (qui maggiori informazioni).

La mostra “Turandot e l’Oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba” sarà visitabile dal 22 maggio al 21 novembre 2021: un’opportunità, dunque, che racconta un pezzo di storia del teatro italiano attraverso la trama e gli intrecci della Turandot e dei suoi costumi di scena.

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